«Vitivinicolo a rischio» i produttori temono un crollo

Nemmeno il tempo di godersi il riconoscimento di regione vitivinicola mondiale dell'anno 2020 arrivato al Trentino da Wine Enthusiast, prestigiosa rivista statunitense del settore, che il mondo vitivinicolo locale, dopo un'ottima vendemmia, vive di nuovo momenti di preoccupazione. La pandemia globale, le restrizioni, le chiusure di ristoranti e bar dopo le 18, le regioni «rosse», l'azzeramento del turismo, la messa al bando della convivialità in Italia e all'estero (con anche le feste natalizie e il Capodanno a rischio, se i numeri dei contagi e dei ricoveri non caleranno presto) sono una spada di Damocle pesantissima sul comparto. «L'estate – fanno notare Pietro Patton, presidente della Cantina Lavis e del Consorzio Vini del Trentino, ed Enrico Zanoni, presidente di Cavit e dell'Istituto Trentodoc – aveva fatto tornare la voglia di convivialità e i mercati erano ripresi dopo i tre mesi di lockdown primaverile.

Ora temiamo per il settore ho.re.ca. (hotel, ristoranti, bar). Stavolta sarà difficile limitare i danni». Intanto ci si gode il riconoscimento internazionale che ha permesso al Trentino di succedere alla contea di Sonoma (California), vincitrice nel 2018, e nientemeno che alla francese Champagne, trionfatrice nel 2019 come miglior regione vinicola del mondo per Wine Enthusiast. «È un riconoscimento a un territorio omogeneo, ancorché di ridotte dimensioni, che ha puntato su qualità ed eccellenza» è il commento di Pietro Patton:

«Un premio al territorio e alla professionalità con cui i nostri viticoltori coltivano i terreni, nel rispetto dell'ambiente. Nei calici di Trentodoc, Pinot nero, Lagrein, Chardonnay (i vini citati dalla motivazione del premio, ndr) si riconosce e si gusta il territorio. Le tecniche agronomiche moderne si sposano al piacere che i nostri agricoltori hanno di fare il vino, in una sana competizione». Insomma, una vitienologia trentina d'eccellenza ma anche competitiva.

«Eravamo in nomination in mezzo a un'agguerrita concorrenza – sottolinea Enrico Zanoni– e quindi si tratta di un riconoscimento non scontato, che vede nel Trentodoc ormai il portabandiera della nostra enologia. Ora siamo a più di 60 produttori, raddoppiati in otto anni. Con un fatturato che è quasi raddoppiato negli ultimi 5 anni. Il claim "bollicine di montagna", sul quale abbiamo fortemente puntato con marketing e politiche di comunicazione commerciale, ha portato i suoi frutti, grazie alla diffusa alta qualità. Studi della Fondazione Mach – prosegue Zanoni – hanno dimostrato come il profilo aromatico del Trentodoc, ad esempio, derivi dai terreni così unici e dall'escursione termica più che dai processi di produzione».

comments powered by Disqus