La protesta dei ristoratori con le chiavi in mano: «Ora lasciateci riaprire»

Le serrande degli esercizi pubblici della città sono tornate ad alzarsi, nella mattina di ieri, in occasione del “Flashmob” di protesta contro l’incertezza sulla ripartenza (foto Paolo Pedrotti).

Dopo i commercianti, anche i titolari di bar e ristoranti della città hanno manifestato contro la chiusura a tempo indeterminato, chiedendo alle istituzioni locali e nazionali di poter tornare al lavoro al più presto nel rispetto delle disposizioni di sicurezza sanitaria. L’iniziativa, svoltasi nell’arco di un’ora, ha visto numerosi baristi e ristoratori sostare con cartelli o manifesti sulla soglia del proprio esercizio, attuando il gesto simbolico di consegna delle chiavi del locale al premier Giuseppe Conte.
Le richieste avanzate dagli esercenti riguardano sia le disposizioni per poter ripartire nel più breve tempo possibile, sia le forme di sostegno al reddito per i lavoratori costretti a rimanere a casa, assieme agli aiuti al pagamento degli affitti, alle agevolazioni fiscali e all’accesso di finanziamenti agevolati per sostenere la fase di riapertura, che ci si aspetta lunga e difficile.

Secondo diversi gestori, senza un intervento significativo da parte dell’amministrazione pubblica in questa fase potrebbero chiudere molte realtà.
«Vogliamo avere certezze, perché stiamo registrando dei danni enormi alle nostre società senza avere informazioni chiare di quando e come potremmo ripartire», ci ha detto il vicepresidente di Confesercenti del Trentino Massimiliano Peterlana, titolare dell’osteria “Le due spade”. «Se lo Stato e la Provincia ci aiutano - ha aggiunto - possiamo restare chiusi fino al primo giugno, come si è ipotizzato, ma nelle condizioni attuali è impossibile: il credito è insufficiente, non abbiamo liquidità, le spese fisse di gestione non diminuiscono ed i lavoratori non ricevono la cassa integrazione. In questo modo, quando ci sarà la possibilità, molti non saranno più in grado di ripartire».

A sostegno delle aziende delle ristorazione si sono schierati anche il presidente di Confcommercio Marco Fontanari, che ha chiesto alla Provincia un piano chiaro e sostenibile per le aziende (con contributi a fondo perduto, accesso al credito e rimodulazione delle imposte), e l’assessore comunale allo sviluppo economico Roberto Stanchina. «Bisogna capire se vi è la possibilità di anticipare le date di apertura come Regione - ha specificato l’esponente di giunta. - Guardando le persone che passeggiano e hanno iniziato a fare jogging, credo che, con il rispetto del buon senso e delle regole, si possa ragionare anche sull’apertura delle attività in sicurezza il 18 maggio. Da parte nostra, siamo già al lavoro su possibilità degli aumenti dei plateatici; teniamo conto, però, che il 70% delle richieste è già alla massima metratura possibile».

Per il momento, molti imprenditori del settore intervenuti ieri si sono detti scoraggiati, mentre alcuni non hanno nascosto la propria rabbia verso il Governo. «Chiediamo di aprire in sicurezza - ha commentato Niko Marzari, del ristorante “Due garofani” - ma senza regole assurde: devo avere garanzie per sicurezza personale e clienti. Voglio certezza, perché se si torna a chiudere non apro più».

Poco lontano, la pasticceria “San Vigilio”, ha aperto solo per asporto. «Cerchiamo di far fronte al momento - ha concluso la titolare Franca Bernabè - perché le spese vive ci sono. Ora diventa davvero oneroso tenere chiusi: mettiamo la sicurezza davanti a tutto, ma continuare così non è più insostenibile».

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Protesta dei ristoratori di Trento: fateci riaprire

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