I braccialetti colorati diranno se si è sani: l'idea di un'azienda trentina

di Daniele Battistel

Dei braccialetti colorati, simili a quelli dei villaggi turistici, che però indichino lo stato di salute di una persona. Soltanto chi è dotato di quello del colore “giusto” e lo tiene in bella mostra può circolare liberamente.
È questo il cuore del “modello” che nei giorni in cui si comincia a ragionare di prime riaperture alla normalità ha ideato un gruppo di lavoro coordinato da Massimiliano Mazzarella, amministratore di FreeLuna Social, azienda trentina attiva nei servizio marketing Wi-Fi, ipotizzando scenari, strumenti e tempistiche di realizzo.

La tesi parte dalla considerazione che, una volta superata (o quanto meno minimizzata) l’emergenza sanitaria, la cosiddetta fase 2 dovrà essere introdotta nel più breve tempo possibile evitando lo scoppio di psicosi sociali.
«Il confinamento forzato sta minando la dimensione personale ed emotiva della gente che - spiega Mazzarella - se non è fortunata ad avere un ambiente casalingo vivibile, rischia stress, esaurimenti e ansie. Situazioni che anche con la fuoriuscita da questo periodo diventano di difficile risoluzione.
Per accelerare il processo di uscita dal lockdown è fondamentale evitare che la gente si senta poco sicura nel muoversi sul territorio ricreando invece le condizioni di una sana socialità».
Un modo per aiutare a ricreare condizioni di sicurezza è la realizzazione di aree geografiche libere da virus e da possibili contagi.

Zone libere.

Durante la quarantena l’aggregazione di micro gruppi a bassa pericolosità è già stata di fatto concessa, si pensi a case bifamiliari o per la gestione di persone non autosufficienti o di luoghi di lavoro ben circoscritti.
«L’idea - aggiunge - è quella di allargare questi gruppi in gruppi via via più ampi “liberi da virus”. Una FreeZone quindi, è un territorio, grande o piccolo che sia, in cui le persone potranno muoversi con il minimo di restrizioni, comunque necessarie, e superando il timore di imbattersi in persone potenzialmente contagiose. Un luogo protetto in cui, nel più veloce tempo possibile, la vita potrà essere finalmente simile a quella a cui eravamo abituati prima di questa pandemia».

Le fasi.

La costruzione di queste zone protette si svolge in 4 fasi: delimitazione dell’area (per esempio un quartiere cittadino o un paese) e individuazione dei punti in entrata e uscita (valichi di accesso) controllati dalle forze dell’ordine, come fu in origine per Lodi e Vò; analisi virologiche su tutte le persone all’interno del territorio per verificare il suo stato di salute rispetto all’infezione bloccando in questo periodo ogni spostamento all’interno dell’area stessa; divisione dei gruppi: ogni persona, identificato il suo stato di salute, viene assegnata a un gruppo specifico; riapertura dell’area: ripristinata la circolazione delle persone e mezzi e contemporanea protezione dei confini con controlli virologici in entrata e uscita.

Screening della popolazione.

Per evitare ulteriori contagi evitando assembramenti presso ambulatori o punti di raccolta, la visita del personale sanitario (dotati di tampone o test rapidi) dovrà essere fatta venga fatta presso il domicilio della persona.
Medici e infermieri saranno dotati di una app appositamente sviluppata con cui confermare lo stato di salute delle persone, creare una scheda della persona on-line associandola al codice fiscale, assegnare alla persona il suo “Certificato di immunità” con la quale potrà ricominciare a muoversi dentro la FreeZone.
Assenti o persone positive saranno obbligate a mantenere la quarantena.

«Si potrebbe cominciare per esempio da un condominio, sulla cui entrata, una volta che tutte le persone al loro interno saranno state visitate, verrà affissa un certificazione di immunità con indicati i relativi contagiati e sani. Così, all’interno del condominio si sarà creata in poche ora una piccola “free zone”, che nel corso della giornata sarà allargata alle case vicine, all’intera via. Finché nel giro di qualche giorno non si sarà coperto tutto l’ambito ipotizzato inizialmente.
Da un quartiere (o un paese) si passerà poi a quello vicino, creando aree libere sempre più vaste».

Sistema di riconoscimento.

A tutte le persone senza virus o guarite, verrà consegnato un braccialetto che fungerà da “Certificato di immunità”. Esso conterrà un codice univoco (per garantire la privacy se inserito su un apposito sito, confermerà l’identità della persona con fotografia e quindi non potrà essere contraffatto) e naturalmente dovrà essere sempre portato in modo da garantire verso gli altri la propria salute.
D’altra parte le persone contagiate (o che abitano con esse) saranno dotate di un braccialetto intelligente per poter verificare la loro permanenza a casa.«Non ho la velleità di aver trovato la soluzione definitiva - conclude Mazzarella -, ma in un momento in cui la maggior parte di noi si trova impreparata, è importante che anche la società civile si faccia carico di proposte, anche coraggiose dalle quali magari possa essere tratto spunto per una operazione attiva e concreta».

Per chi vuole approfondire:

 

https://www.slideshare.net/MassimilianoMazzarel/fase2-unalternativa-al-lockdown-e-al-distanziamento-sociale-come-creare-una-freezone-covid19-in-trentino?qid=ff941eb5-8b8a-40c5-81db-8bcefb52a6e7&v=&b=&from_search=1

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