Cassa Centrale Banca ha messo gli occhi su Carige la Cassa di Risparmio di Genova in difficoltà Il gruppo ha pronti 3 miliardi per l'aumento di capitale

di Francesco Terreri

Cassa Centrale Banca ha messo gli occhi su Carige, la storica Cassa di Risparmio di Genova oggi in difficoltà. A rilanciare l’ipotesi è Milano Finanza, secondo cui la capogruppo trentina avrebbe firmato con i vertici dell’istituto genovese un non-disclosure agreement, un accordo di riservatezza per avviare l’esame preliminare dei conti.

In questo contesto ovviamente in via Segantini non ci sono commenti ufficiali. Fonti qualificate però confermano che, con grande prudenza, Ccb ha aperto il dossier per studiare se ci sono i presupposti di un’alleanza industriale tra due sistemi di banche territoriali che si rafforzerebbero a vantaggio di imprese, famiglie e territori.

Per entrare nella partita, la banca guidata dal presidente Giorgio Fracalossi e dall’amministratore delegato Mario Sartori dovrebbe partecipare all’aumento di capitale da 800 milioni di euro promosso dal Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) per salvare l’istituto ligure. Ma le munizioni ci sono: il gruppo Cassa Centrale ha capitale «libero», cioè non immobilizzato per altri scopi, pari a 3 miliardi di euro.

A inizio anno, con un’iniziativa senza precedenti in Italia, la Banca Centrale Europea ha commissariato Carige dopo le dimissioni della maggioranza del cda e la decisione dei soci e dell’azionista di maggioranza Malacalza di negare l’aumento di capitale di 400 milioni. Commissari sono stati nominati Fabio Innocenzi, Pietro Modiano e Raffaele Lener. Carige è in crisi da qualche anno, anche per i danni prodotti dalla gestione dell’ex presidente Giovanni Berneschi, condannato per vari reati, e ha chiuso il 2018 con 273 milioni di perdita, che seguono i 388 milioni di rosso del 2017. Conta 4.200 dipendenti e 482 sportelli, di cui la metà in Liguria e il resto nel Nord ma anche nel Centro e nel Sud Italia.

Il problema principale di Carige è la debolezza patrimoniale, tanto che l’aumento di capitale di 400 milioni da tempo non basta più. Ora la regìa del salvataggio è in mano al Fondo interbancario di tutela dei depositi, la cassaforte in cui si raccolgono i versamenti di tutte le banche per far fronte, appunto, alle crisi. Il Fitd, presieduto da Salvatore Maccarone, ritiene necessario un aumento di capitale di 800 milioni, il doppio di quello precedente, ipotizzando da un lato la conversione in capitale del bond subordinato da 313 milioni sottoscritto alla fine dell’anno scorso, dall’altro un intervento di 200 milioni del braccio obbligatorio del Fondo, lo stesso a cui nel 2015 era stata negata questa possibilità da Bruxelles nel caso Tercas e che ora invece potrebbe tornare sulla scena alla luce della recente sentenza della Corte Ue favorevole all’Italia proprio sulla vicenda Tercas.

Per il resto si cercano soci privati. Di recente è arrivata la proposta del fondo Usa Apollo Global Management, ma è stata giudicata insufficiente. Si parla anche del possibile coinvolgimento di banche a partecipazione pubblica come Mediocredito Centrale e Credito Sportivo, ma ci sono pareri contrastanti. Per quanto riguarda le banche private, Alessandro Vandelli, amministratore delegato di Bper Banca, non ha escluso l’ipotesi di acquisire la banca ligure, ma solo se l’operazione è simile a quella delle banche venete, cioè se esclude la parte «malata» di Carige.

È in questo quadro che entra in gioco l’ipotesi Cassa Centrale. La capogruppo trentina avrebbe accettato di avviare in via riservata un esame preliminare dei conti e di studiare la fattibilità di un’alleanza industriale, mentre viene esclusa la possibilità di rilevare il 100% della banca di Genova. Le risorse per partecipare all’operazione Fitd ci sono, dato che il gruppo Ccb, su 6,4 miliardi di patrimonio complessivo pari a un indice di solidità (Cet1) di oltre il 18%, ne ha 3 liberi, che non vuol dire tutti disponibili ma che dà un’idea delle munizioni a disposizione per un’eventuale operazione.

Le variabili in gioco che si possono incrociare sono tante. C’è l’interesse del Paese a rimettere in sesto Carige e garantire così risparmiatori, clienti e l’intero sistema bancario. L’alleanza tra il gruppo Cassa Centrale e la banca genovese potrebbe rafforzare due sistemi di banche territoriali: da un lato 80 Bcc e Casse rurali presenti nella maggior parte delle regioni, dall’altro una banca a vocazione retail che conta tra i clienti 613 mila famiglie e 47 mila piccole e medie imprese non solo in Liguria ma dalla Lombardia alla Sicilia. Poi ci sono i temi dei crediti deteriorati (vedi a fianco) e dei servizi industriali come l’informatica, dove Ccb ha avviato la razionalizzazione delle sue società. Tutto però è ancora da verificare.

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