Sait, assemblea a votazione I licenziati saranno 60

di Francesco Terreri

Mattinata di tensione, di assemblea e di votazioni al Sait, con il coinvolgimento di vertici aziendali, sindacati, lavoratori e con la politica trentina che «sorveglia». Obiettivo, trovare un accordo: i 60 licenziamenti, rispetto ai 116 ipotizzati, non convincono tutti e i lavoratori, a scrutinio segreto, diranno la loro. Ma la giornata sarà lunga, con in programma una serie di riunioni per valutare passi avanti (o indietro) nella trattativa. 

IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

Ieri al Servizio lavoro della Provincia si è raggiunta un'ipotesi di accordo che di fatto dimezza i licenziamenti al Sait, pur con alcuni sacrifici chiesti ai lavoratori. In cambio di impegni sulla produttività e di alcuni criteri discrezionali sulla messa in mobilità, gli esuberi scendono da 116 a 80. A questo si aggiunge l'intervento della Cooperazione, un vero e proprio «piano sociale» che prevede, tra l'altro, 20 assunzioni di licenziati Sait nelle cooperative entro 24 mesi. In tutto quindi perderanno il lavoro in 60, la metà di quelli originari. La decisione finale nell'assemblea di stamattina dei lavoratori del Consorzio.
Fisascat Cisl e Uiltucs danno un giudizio «moderatamente positivo» dell'ipotesi sul tappeto: bene la drastica riduzione dei licenziamenti e il piano sociale, anche se vengono chiesti sacrifici a tutti i dipendenti Sait. La Filcams Cgil, invece, ribadisce il suo giudizio negativo: ancora troppo arbitrari i criteri di licenziamento, troppo poco l'incentivo all'esodo, che peraltro è stato portato da 900 mila euro a 1,3 milioni, «strumentale e non accettabile» la revisione del contratto aziendale con gli impegni di aumento della produttività. 

Se oggi l'assemblea dei lavoratori (ore 8.30-10) dice no all'accordo, a mezzogiorno non si firma nulla, il tempo per la trattativa scade e, presumibilmente, si tornerà ai 116 licenziamenti che saranno decisi unilateralmente dall'azienda. Se l'assemblea approva l'ipotesi di intesa, che ormai non è più modificabile, darà invece il mandato a firmare. Fisascat e Uiltucs si atterranno alla decisione assembleare. Non è chiaro se vi si atterrà anche la Filcams (vedi a fianco). Ma, per funzionare, l'accordo è condizionato alla firma di tutti.
«C'è stata una convergenza di tutte le parti, con grande senso di responsabilità - afferma il direttore Sait Luca Picciarelli - La Federazione ha portato al tavolo posizioni interessanti con la garanzia di ricollocazione di 20 esuberi. Noi abbiamo accettato di scalare in tre anni l'obiettivo di aumento della produttività del magazzino: 125 colli l'ora l'anno prossimo, poi 130, poi 135, che è il livello necessario per garantire l'equilibrio economico. È un obiettivo di tutto il magazzino, non è mai stato presentato come individuale». 

«Fondamentale la presenza della Federazione Trentina della Cooperazione, che ha esposto un piano sociale occupazionale che prevede servizi di assistenza e la garanzia di una consistente ricollocazione degli esuberi - sottolinea il segretario della Fisascat Cisl Lamberto Avanzo - Riteniamo importante avere ulteriormente limato le proposte aziendali relative ai criteri e ai sotto-criteri soggettivi utilizzabili dall'azienda per procedere ai licenziamenti. Si è definito un percorso triennale, con valutazione mensile, per raggiungere nuovi obiettivi di produttività del magazzino generi vari, collegati a una riduzione dell'orario di lavoro e al monitoraggio delle liste di prelievo, organizzazione interna dei prodotti, revisione dei muletti oltre a verifiche di esperti del Politecnico di Milano. Ci si è accordati su un incentivo all'esodo di 1.300.000 euro con l'aggiunta di un importo per la formazione. È stata inoltre data attenzione per chi è inserito attraverso la legge 68 (categorie protette) con il mantenimento delle percentuali attualmente in vigore e per una ulteriore possibilità di ricollocazione attraverso il sistema Progettone».
Per Walter Largher , segretario della Uiltucs, «gli esuberi, che l'anno scorso erano 130, sono scesi a 116, poi a 87, ora a 80, a cui si aggiunge il recupero di 20 persone nelle cooperative. Davanti a un dimezzamento dei licenziati diventa difficile dire no». Ma Roland Caramelle , segretario della Filcams Cgil, non demorde: «La Cooperazione ha definitivamente abbandonato il proprio tratto distintivo, optando per il modello delle spa, incurante del destino di chi si troverà senza lavoro. Siamo di fronte al rischio di creare un pericoloso precedente che potrebbe essere emulato da qualsiasi azienda: la crisi sarebbe fatta pagare ai lavoratori e non ai dirigenti a cui va imputata tutta la responsabilità del caso».

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