Bcc, tutto pronto per le due nuove capogruppo nazionali

Due gruppi bancari nazionali si profilano all’orizzonte del credito cooperativo: uno con il «cuore» trentino di Cassa centrale banca (Ccb), l’altro con una regia romana.

A Roma le adesioni sono state forse una manciata in meno del previsto ma i promotori sottolineano che è stato dissipata l’idea della creazione di un gruppo «romano centrico» e fatto da banche in difficoltà.

Iccrea, dopo aver incassato i sì delle assemblee, procede in anticipo sui tempi sulla creazione del suo gruppo unico delle Bcc per arrivare, dopo la presentazione dell’istanza entro il 2017, alla partenza effettiva nell’estate del 2018 e dopo aver affrontato «con tranquillità» il test della Bce nella primavera del prossimo anno.

I numeri emersi la scorsa settimana quindi vengono confermati: 162 banche aderenti di cui 58 al Nord con una forte presenza nel cruciale Veneto (che porta in dote anche le quote in società prodotto), 2593 sportelli bancari su tutto il territorio nazionale e un totale attivo di 125 miliardi di euro.

Dati, sottolinea Iccrea, che la proiettano al terzo gruppo in Italia per filiali dopo i colossi Intesa e Unicredit e quinta per attivi. I fondi propri per 10,49 miliardi e l’Aqr interna già in corso su un campione di banche aderenti (oltre all’altro tasso di copertura sui crediti deteriorati) la mettono al riparo da sorprese da Francoforte, assicurano i vertici.

E per il dg Leonardo Rubattu non serve alcun aumento di capitale dunque, né alla holding né alle società prodotto per le quali però vi sono spazi per aggregazioni o operazioni straordinarie (ma non quotazioni) in futuro.

E riguardo all’operazione di Ccb resta un «personale rammarico» del presidente Iccrea Giulio Magagni.

Ora non ci sono più trattative, ognuno «procede sulla sua strada» poi al momento delle autorizzazioni si vedrà. Ccb non potrà però contare sulle quote in Iccrea Banca per conferirle in quota aumento capitale. Lo statuto, rilevano a Iccrea, non lo consente.

Frattanto, il sistema delle Casse rurali trentine si sta attrezzando per entrare appunto nel gruppo bancario cooperativo di Cassa centrale banca, seguendo tre direttrici: il consolidamento patrimoniale, la razionalizzazione dei costi e la pulizia del portafoglio crediti.

 «La nascita del gruppo bancario a Trento è una sfida non solo per il credito cooperativo ma per tutto il Trentino», ha affermato il presidente della Cooperazione Trentina Mauro Fezzi.

Nel 2016 le casse rurali hanno espresso una raccolta complessiva stabile pari a 17,2 miliardi di euro, con una ricomposizione interna tra la componente diretta, che cala, e la indiretta, che cresce.

Tengono bene i prestiti alle famiglie, mentre diminuiscono leggermente quelli alle imprese, mantenendosi in totale sugli 11 miliardi di euro.

Il presidente di Cassa centrale banca, Giorgio Fracalossi, e il direttore generale, Mario Sartori, hanno aggiornato sullo stato di avanzamento di costituzione della capogruppo, che attualmente può contare sull’adesione di 110 banche.

Diventerebbe l’ottava banca italiana con circa 77 miliardi di euro di attivo e la più solida, con un indice Cet1ratio oltre il 17%.

Avrà 1.600 sportelli e quasi 11.000 dipendenti, distribuiti in tutta Italia con la sola eccezione della Sardegna.

L’aumento di capitale lanciato nei mesi scorsi ha superato i 650 milioni di euro, di cui 140 dalle Casse rurali trentine.

L’iter di costituzione del gruppo prevede entro gennaio la presentazione dell’istanza di autorizzazione in Banca d’Italia e l’avvio con luglio 2018.

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