Stop a nuovi centri commerciali in Trentino La Provincia introduce un limite sopra i 10mila mq

La Provincia avvia una stretta sul fronte dei centri commerciali di grandi dimensioni, introducendo un limite all’insediamento di grandi piattaforme monofunzionali con superficie superiore ai 10.000 mq.

Lo stabilisce una delibera oggetto stamani di una adozione preliminare da parte della Giunta, su iniziativa del vicepresidente e assessore allo sviluppo economico e lavoro Alessandro Olivi.

Tra le motivazioni della scelta la Provincia richiama la volontà di rilanciare e potenziare il ruolo attrattivo dei centri storici, dove gli insediamenti di esercizi commerciali di qualsiasi dimensione, sono «depianificati e deprogrammati».

Si punta inoltre a mantenere e rafforzare la presenza degli esercizi commerciali insediati in zone e località montane e porre la massima attenzione alla salvaguardia del territorio. In Trentino l’87% del territorio è interessato da rocce, boschi o pascoli e solo il rimanente 13% è potenzialmente disponibile per gli insediamenti e l’agricoltura: suolo quindi come risorsa molto limitata da preservare con la massima attenzione minimizzandone il suo consumo e limitando la possibilità di nuove espansioni.

Si intende inoltre contenere e limitare le emissioni inquinanti derivanti dal traffico stradale, inquinamento atmosferico e acustico. Si registra inoltre una costante crescita della spesa effettuata via internet, una maggiore attenzione per una spesa consapevole che privilegia l’acquisto di prodotti a chilometro zero e il crescente ricorso ai gruppi di acquisto.

Spiega la giunta: «I dati e gli elementi che hanno portato all’assunzione della decisione di oggi saranno soggetti a periodico monitoraggio al fine di verificare la loro attualità rispetto all’evolversi della pianificazione socio-economica provinciale. L’atto verrà ora sottoposto ad un confronto con il Consiglio delle Autonomie e le associazioni di categoria, in linea con quella grande operazione di coinvolgimento di tutti gli attori del sistema, dagli enti locali alle forze economiche e sociali, che ha caratterizzato l’intero percorso della riforma del commercio».  

«Con questo nuovo passaggio - sottolinea il vicepresidente Olivi - giunge ad attuazione definitiva una riforma, la prima in Italia di questo genere, che ha profondamente innovato il metodo di programmazione degli insediamenti commerciali sul territorio. Una programmazione basata finalmente non solo sul rapporto fra domanda e offerta ma anche su valutazioni e finalità di carattere qualitativo, che rispondono ad un’idea di commercio vicina alla nostra vocazione di area alpina. Abbiamo tolto dal tavolo un’impostazione delle dinamiche commerciali trascinata dalle pressioni immobiliari, in modo tale da favorire, oltre ad una più razionale distribuzione delle superfici all’interno delle diverse aree territoriali, anche un consistente risparmio di suolo, e nel contempo una più forte valorizzazione del patrimonio esistente, con particolare riguardo ai centri storici da un lato, i nostri ‘centri commerciali naturali’, e alla rete dei piccoli e medi negozi che popolano i territori più periferici. Abbiamo puntato insomma su un distretto commerciale pluridimensionale, fortemente legato alla promozione ‘dal basso’, e al ruolo dei soggetti locali. Attuiamo in modo concreto il principio di sussidiarietà che vede protagonisti i Comuni e le Comunità, titolari e responsabili di una pianificazione programmata sulle esigenze dei propri territori.
Ora, con questa delibera la Giunta prende una nuova decisione importante. Il messaggio, ancora una volta, è chiaro: il Trentino non segue la strada dell’omologazione tout court ai grandi formati, salvaguardando e valorizzando così l’esistente, un sistema diffuso in maniera capillare sul territorio. Lo studio del politecnico di Torino ha assunto a modelli di riferimento le normative introdotte in Danimarca, a Vienna, nel Regno Unito. E’, questa, una scelta strategica, coerente con il disegno della riforma, che vuole però anche stimolare le imprese trentine a migliorare la qualità dell’offerta, ad effettuare gli investimenti necessari per implementare le proposte, a difendere il loro capitale di competenze vincendo così la concorrenza della qualità piuttosto che combattere la lotta per la quantità. Uno dei concetti cardine di questa riforma è il mettere al centro la programmazione, attuando un modello di commercio che guarda al futuro e non è il frutto di egoismi localistici e di interessi speculativi. Parliamo di commercio di nuova generazione, improntato alla qualità del paesaggio, al riuso, alla progettazione di volumi a basso impatto ambientale, integrati con le produzioni locali».

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