Banche, chiudono sportelli e diminuisce il personale

di Francesco Terreri

Nuova accelerazione della grande chiusura degli sportelli bancari, con annessa riduzione del personale, per ridurre i costi delle banche di fronte ai tassi zero e all'affermazione del web. Lunedì prossimo 14 novembre chiudono le filiali Unicredit di Santa Maria Maggiore e Bren Center a Trento e Benacense a Rovereto.

Il personale verrà ricollocato, ma il gruppo in provincia ha già in corso l'uscita «morbida» di 80 esuberi. Entro il mese stop allo sportello Intesa-Btb di via Manzoni, mentre sono già stati chiusi quelli Volksbank in via Santa Croce e a Borgo Sacco. Nell'ultimo anno si contano 26 sportelli in meno, in cinque anni 77 chiusure pari ad una sforbiciata del 14%.

La corsa agli sportelli bancari in Trentino è finita con la crisi. Il picco, secondo i dati della Banca d'Italia, era stato raggiunto a fine 2010 con 561 filiali, di cui 337 in capo alle Casse rurali. Alla fine dell'anno scorso si era già scesi a 505 sportelli, 313 dei quali delle Rurali. Al 30 giugno siamo a 484 filiali, 26 in meno dell'anno prima, con un calo del 5,1%, e 77 in meno del picco 2010, con una contrazione del 13,7%. Di esse, 303 sono del credito cooperativo, 55 delle banche popolari, 125 di banche spa, una di banca estera.

Con la riduzione degli sportelli diminuiscono anche i bancari. Al 31 dicembre 2015 i dipendenti delle banche che operano in Trentino sono 3.210, cioè 140 in meno dell'anno precedente pari ad un calo del 4,2%. Alla fine del 2010 i bancari trentini erano 3.522, quindi in cinque anni il calo è pari all'8,8%, ma erano già diminuiti dagli oltre 3.700 degli anni precedenti.
Unicredit finora aveva mantenuto una certa presenza di sportelli sul territorio trentino: l'anno scorso erano 60, ora, con queste ultime chiusure, stanno scendendo verso 50. Il gruppo ha inoltre avviato un progetto di ristrutturazione degli sportelli, col cassiere che diventa consulente e la digitalizzazione spinta. Primo esempio a Mezzolombardo. Unicredit conta in Trentino 450 dipendenti. «Gli esuberi individuati nell'ambito del piano nazionale sono 80 - spiega il segretario della Uilca Uil Maurizio Mosaner - gestiti col fondo nazionale che consente i prepensionamenti. I primi sono partiti a luglio, gli ultimi saranno nel 2019».

Intesa Sanpaolo, con la ex Btb, ha già avviato da tempo la riduzione degli sportelli, ormai sotto i 30 in provincia, a favore di altri canali di contatto con i clienti come il web e il mobile. La chiusura entro novembre della filiale di via Manzoni si aggiunge ad altre in città e allo stop di Mori. Banca Popolare-Volskbank sta ridimensionando l'espansione degli ultimi anni. La filiale di via Santa Croce è confluita in quella di piazzetta Lodron. Stop anche allo sportello di Borgo Sacco a Rovereto.

Poi ci sono le Casse rurali che vedranno una razionalizzazione degli sportelli con le fusioni. Nel caso di Trento con Aldeno e Cadine, ad esempio, gli sportelli passeranno da 36 a 29. E in ballo c'è una prima ondata di 120-130 esuberi ( l'Adige del 3 novembre). La Federazione e il sindacato Fabi puntano sul Fondo occupazione territoriale. «Tra pochi mesi però nascerà il gruppo bancario guidato da Cassa Centrale, che non è solo trentino - sottolinea Mosaner - Il contratto nazionale sarà per tutti ma gli integrativi si definiranno a livello di gruppo. Il fondo pensioni, l'assistenza sanitaria, il fondo esuberi dovranno essere validi a Trento come nelle Marche. Perciò siamo perplessi sul Fondo trentino della Fabi».

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