In Trentino parte la caccia a 200 milioni prima della chiusura di Equitalia

di Francesco Terreri

Gli accertamenti fiscali accumulati da Equitalia in Trentino ammontano a qualcosa come 1,8 miliardi di euro. Di essi però il 90% è per vari motivi praticamente irrecuperabile. Sono imposte non pagate, o evase, da aziende fallite, imprese cessate, persone decedute, «nullatenenti» che magari sono riusciti a portare tutto nei paradisi fiscali. Poi ci sono le cifre effettivamente riscosse - 173 milioni solo negli ultimi tre anni - e quelle rateizzate: 168 milioni a più di 16 mila contribuenti trentini. Quello che resta sono circa 200 milioni. Una parte di essi, in base alle misure annunciate dal governo in legge di Stabilità, potrebbe essere incassata in cambio dello sgravio dalle sanzioni.

Il governo ha infatti previsto nella prossima legge di bilancio la cosiddetta «rottamazione» di Equitalia, che dovrebbe confluire nell’Agenzia delle Entrate, e delle sue cartelle. L’ipotesi riguarda i contribuenti con debiti fiscali bassi, si parla di un limite di 15 mila euro, che però sono più dell’80% dei 20 milioni di italiani che hanno pendenze a vario titolo con la società di riscossione. Se pagano il dovuto, a cui andranno sempre aggiunti gli interessi calcolati dal momento del ritardo, verranno loro abbonati sanzioni e interessi di mora, che spesso portano al raddoppio delle somme da versare. In Trentino i beneficiari potrebbero essere migliaia tra famiglie e imprese.

Intanto l’Agenzia delle Entrate, che dovrebbe appunto assorbire Equitalia, sta ottenendo quest’anno notevoli risultati nella lotta all’evasione, aiutata dalla Voluntary disclosure, l’emersione volontaria delle ricchezze detenute all’estero che potrebbe tra poco vedere una versione bis. Il 2016 dovrebbe chiudersi con un incasso record superiore agli 86 milioni. L’anno scorso in Trentino le Entrate hanno riscosso 67 milioni. Quest’anno, in base alle prime stime, l’obiettivo di 66 milioni dovrebbe essere raggiunto e superato. Ma ad essi si aggiungono i frutti della Voluntary, che solo nella prima versione hanno prodotto un recupero fiscale di 19,6 milioni.

Torniamo ai conti di Equitalia. A livello nazionale gli enti creditori, in primo luogo Agenzia delle Entrate e Inps, hanno affidato alla società di riscossione tra il 2000 e il 2015 ben 1.058 miliardi di imposte e contributi da riscuotere. Di essi però il 20% è stato annullato dagli stessi creditori e un buon 30% è difficilmente recuperabile perché dovuto da soggetti falliti, imprese cessate, persone decedute, veri o presunti nullatenenti e altre tipologie simili.

Dei 506 miliardi rimanenti, oltre il 60%, pari a 314 miliardi, corrispondono a posizioni per le quali si sono tentate invano azioni esecutive. Poi vanno sottratte le cifre effettivamente recuperate in questi anni, quelle rateizzate, un’agevolazione a cui sta ricorrendo un numero sempre maggiore di debitori fiscali, quelle «non lavorabili» per norme a favore dei contribuenti come ad esempio i limiti introdotti alla pignorabilità degli immobili. Equitalia calcola che la somma effettivamente recuperabile ammonti a circa 51 miliardi, un decimo del totale.

In Trentino al 31 dicembre 2013 (questo è l’ultimo dato disponibile) la somma accertata di imposte e contributi non pagati è pari a 1 miliardo 779 milioni, sanzioni incluse. Sottraendo da questa cifra i crediti irrecuperabili, le somme recuperate e quelle rateizzate, si arriva appunto a circa 200 milioni. Per avere un’idea delle somme di difficile recupero, basti pensare che Equitalia vanta 96 milioni di imposte non pagate dalla fallita Aeroterminal Venezia.
Nel 2015 Equitalia ha riscosso in provincia 46,7 milioni. Sempre a fine 2015, i trentini che pagano le imposte arretrate a rate sono 16.107 per un totale di 168,6 milioni.

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