Bankitalia dà il via libera al gruppo Cassa Centrale

Ma per un polo alternativo delle casse rurali servono solidità e sostenibilità industriale

di Francesco Terreri

La disponibilità della Banca d’Italia «a nuovi confronti a breve sul percorso del gruppo bancario cooperativo unico» è, secondo Federcasse, il risultato del vertice tenutosi ieri a Roma nella sede dell’istituto di vigilanza a Palazzo Koch sulle prospettive di attuazione della riforma del credito cooperativo.

Ma Carmelo Barbagallo, capo del Dipartimento di vigilanza bancaria e finanziaria di Bankitalia, ha ribadito che non c’è nessuna preclusione sulla presentazione di altri progetti, purché siano solidi. In pratica un via libera a Cassa Centrale, a certe condizioni.

L’incontro tra Bankitalia e presidenti e direttori di Cassa Centrale (c’erano Giorgio Fracalossi e Mario Sartori), Iccrea e Federcasse, definito «utile» da uno dei partecipanti, ha fatto il punto «sul completamento del quadro normativo, i parametri di valutazione dei progetti industriali, l’individuazione dei prossimi passi operativi per l’attuazione dell’intero processo di riforma» scrive Federcasse in una nota.

«Ho apprezzato la disponibilità della Banca d’Italia a nuovi confronti a breve sul percorso del Gruppo Bancario Cooperativo unico» dichiara al termine dell’incontro il presidente di Federcasse Alessandro Azzi.

Per Bankitalia, tuttavia, non ci sono preclusioni aprioristiche sulla nascita di più gruppi. I progetti saranno valutati in base alla fattibilità, validità e sostenibilità industriale. Il gruppo nazionale «a trazione trentina» è quindi possibile, ma passerà un severo vaglio Bankitalia e Bce, come lo stesso Barbagallo aveva preannunciato l’altro giorno al terzo forum della Fisac Cgil nazionale.

La riforma del credito coop, secondo Barbagallo, «affronta le debolezze insite nel relativo modello di governance, che possono rendere assai difficoltoso rafforzare i patrimoni delle Bcc, soprattutto in situazioni di crisi. L’obiettivo è rendere il settore in grado di competere in uno scenario esterno di grande cambiamento.

La Banca d’Italia auspica l’aggregazione delle Bcc in uno o pochi gruppi bancari ampi, ben integrati, con una robusta dotazione patrimoniale iniziale e capaci, all’occorrenza, di attrarre investitori esterni anche accedendo al mercato dei capitali; la disciplina è funzionale al pieno riconoscimento del gruppo bancario sul piano prudenziale.

Sia gli obiettivi della riforma sia le modalità indicate per conseguirli sono pienamente condivisi dalla Banca Centrale Europea».
Le disposizioni attuative definitive di Bankitalia sulla riforma dovrebbero uscire entro i primi di dicembre, da allora scatteranno i 18 mesi per costituire il gruppo o i gruppi. Cassa Centrale farà il punto in cda mercoledì prossimo, anche in vista del meeting di Verona del 13 ottobre dove sono attese non meno di 130 Bcc.

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