Divari territoriali e contrattazione: quando l'uguale diventa diseguale

Presentato da Roberto Mania come uno studioso "non conformista", Andrea Ichino ha affrontato il tema del rapporto fra divari territoriali, contrattazione, potere d'acquisto dei salari, e lo ha fatto sostenendo una tesi "forte": un apparente fattore di uguaglianza - la cointrattazione nazionale - produce disuguaglianza.

Al centro dell'analisi di Ichino l'uguaglianza dei salari nominali a prescindere dalla produttività del lavoro, considerevolmente diversa fra Nord e Sud dell'Italia (così come fra Ovest ed Est della Germania). Il risultato di questa apparente uguaglianza è una disuguaglianza in termini di potere d'acquisto. A Sud dove il costo della vita e soprattutto della casa è più basso i salari hanno un potere d'acquisto reale maggiore rispetto al Nord Italia. Insomma. in termini reali, e a parità di salari, il lavoratore del Nord perde mediamente un 12% di potere d'acquisto rispetto ad un lavoratore del Sud (ma ci sono anche punte di diseguaglianza - l'esempio è quello di due insegnanti della scuola pubblica - superiori al 32%). In Germania questo non succede.


Cerchiamo di seguire l'analisi di Ichino, che tocca certamente dei nervi scoperti. "La produttività del lavoro al Nord è maggiore che al Sud ma i salari nominali sono sostanzialmente uniformi. Al tempo stesso i costi di produzione di un'azienda sono maggiori a Sud che a Nord. Ciò si traduce in tassi di disoccupazione molto più alti a Sud che a Nord ma un costo della vita considerevolmente più basso a Sud. Quindi, il salario reale al Nord è molto più basso che a Sud". Il feticcio dell'omogeneità dei salari dunque ha prodotto una diseguaglianza. L'apparente equilibrio che si è creato fra Nord e Sud ha sì quasi bloccato l'emigrazione, ma su un equilibrio "falsato ed iniquo".

Un esempio di segno contrario è quello che riguarda la Germania, dove abbiamo un Ovest molto produttivo e un Est poco produttivo. Ma in Germania è stato possibile deviare dal contratto nazionale consentendo alle aziende di diversificare i salari. "Si è capito molto presto dopo l'unificazione che l'uguaglianza nominale dei salari non andava molto bene. In Francia oggi sta succedendo lo stesso. Il Governo vuole abbandonare questa  standardizzazione salariale e una parte dei lavoratori vi si oppone. Io credo sbagli".

In Germania oggi c'è maggiore uniformità fra Est e Ovest per quanto riguarda il costo della casa e l'indice dei prezzi. In Italia il prezzo della casa a Nord rimane  più alto mediamente del 36% rispetto al Sud. Una differenza che si riflette sull'intero paniere dei prezzi. In definitiva, dunque, per chi ha un lavoro, è più conveniente in Italia vivere al Sud anziché al Nord. Affinché la situazione si riequilibri bisogna rivolgersi a quelle nicchie del mondo del lavoro non "coperte" dalla contrattazione nazionale.

Ma allora perchè non vi è un flusso di lavoratori dal Nord verso il Sud? Un po' questo in realtà succede: lavoratori del Sud che cercano l'assunzione al Nord, soprattutto attraverso i concorsi pubblici, e poi chiedono il trasferimento a Sud. Al tempo stesso, va tenuto presente che questa situazione inefficiente ed iniqua comporta anche un alto tasso di disoccupazione a Sud. Nel Meridione d'Italia, quindi abbiamo costi bassi e occupazione alta. A Nord, costi (soprattutto della casa) alti e disoccupazione bassa.

Ultimo termine di paragone, i servizi. Se anche il salario al Sud ha un potere d'acquisto maggiore che al Nord, acquista forse beni e servizi di qualità inferiore? Ciò è palesemente non vero per prodotti altamente standardizzati. Ma potrebbe esserlo per quanto riguarda i servizi, ovvero sanità e scuola. Tuttavia, non è automaticamente vero che i servizi sono di qualità maggiore a Nord piuttosto che a Sud.  Di nuovo: l'uguaglianza dei salari nominali, secondo Ichino, è un "feticcio" che produce questi effetti: prezzi della casa più alti a Nord, salari più alti a Sud, più disocupazione a Sud. Chi trae vantaggio da questa iniquità? I proprietari di case al Nord e chi ha un lavoro al Sud. Che fare? Cambiare il modello di contrattazione, consentendo una contrattazione differenziata non tanto a livello regionale ma di singolo stabilimento (o di singola amministrazione pubblica). Una proposta suggestiva quanto, per stessa ammissione di Ichino, politicamente  ardua.

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