Il fisco sulle tracce di Google «Avviso» da 227 milioni

Il Fisco potrebbe incassare un altro maxirisarcimento da un colosso dell’informatica dopo quello da 318 milioni di euro versato a fine dicembre da Apple. All’Agenzia delle Entrate, infatti, così come in Procura a Milano dove è aperta da tempo un’inchiesta per frode fiscale, la Gdf ha trasmesso un «processo verbale di costatazione» nel quale contesta a Google una presunta evasione fiscale su un imponibile di circa 300 milioni di euro con imposte evase per circa 227-230 milioni.

Il Nucleo di polizia tributaria di Milano ha chiuso, dopo circa due anni e mezzo, un’attività di verifica fiscale (è un procedimento amministrativo detto «Pvc») incentrata su Google Ireland Ltd, società del gruppo di Mountain View. E ha trasmesso gli atti al procuratore aggiunto Francesco Greco e al pm Isidoro Palma, titolari dell’inchiesta penale su Google, e all’Agenzia delle Entrate. Quest’ultima, stando a quanto riferito, emanerà un avviso di accertamento fiscale nei confronti del famoso motore di ricerca, avviso che sarà il primo passaggio per un eventuale accordo tra il gruppo e il Fisco per chiudere il contenzione tributario con un eventuale risarcimento. Nell’avviso di accertamento, tra l’altro, potrebbero, in teoria, essere contestate cifre diverse perché comprensive anche di interessi legali e sanzioni, oltre a calcoli «autonomi» sulla presunta imposta evasa.

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Google, ha fatto sapere un portavoce all’Ansa, «rispetta le normative fiscali in tutti i paesi in cui opera. Continuiamo a lavorare con le autorità competenti». Stando agli atti della Gdf, però, Google Ireland Ltd, sebbene avesse la residenza in Irlanda, avrebbe avuto una «stabile organizzazione occulta in Italia». Con la conseguenza che il suo business, fatto di introiti su contratti con inserzionisti pubblicitari per «banner» e «indicizzazioni», avrebbe dovuto essere tassato in Italia e non in Irlanda, dove invece la società ha pagato le imposte, con un’aliquota molto più bassa.

Due, in particolare, i rilievi che risultano negli atti: un’omessa dichiarazione Ires su redditi per circa 100 milioni di euro con una presunta imposta evasa di 27 milioni di euro tra il 2009 e il 2013; un’omessa applicazione e versamento di ritenute per gli stessi anni con una presunta evasione di 200 milioni.

In sostanza, per cinque anni Google Ireland Ltd sarebbe stato un «soggetto sconosciuto» al Fisco che, tuttavia, stando agli atti, ha operato in Italia attraverso manager e dipendenti che lavorano negli uffici di Google Italia. Tanto che gli investigatori hanno acquisito contratti ed una serie di e-mail di dipendenti di Google Italia.
I redditi per 100 milioni di euro, su cui sarebbero state evase tasse per 27 milioni, derivano, sempre stando alla verifica, da «un volume d’affari» di oltre 1 miliardo. L’altro fronte della presunta evasione, invece, non riguarda i ricavi ma i costi della società irlandese che, come tutte quelle del gruppo Google, deve pagare le «royalties» per l’utilizzo del marchio. La Gdf, però, ha accertato che Google Ireland avrebbe versato i circa 600 milioni di euro di royalties dovuti ad una società olandese, la quale poi li avrebbe girati ad un’altra società, sempre irlandese, ma con domicilio fiscale alle Bermuda.

Per questi passaggi Google Ireland avrebbe dovuto pagare al Fisco una ritenuta del 30% equivalente a 200 milioni di euro.
Cifra, secondo la Gdf, totalmente evasa. Nel frattempo, gli inquirenti milanesi si dovrebbero basare proprio sulle cifre indicate dalla Gdf per chiudere le indagini penali, al momento a carico di ignoti e che potrebbero coinvolgere alcuni responsabili di Google. Intanto, i manager di Apple già indagati, dopo la chiusura del contenzioso tributario, potrebbero presto trovare un accordo di patteggiamento con i pm.
In Procura a Milano, poi, sono aperte altre inchieste, che potrebbero seguire analogo percorso, su colossi dell’informatica come Amazon e Western Digital ed accertamenti sono in corso anche su Facebook.

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