Credito cooperativo verso il gruppo unico nazionale Banca di garanzia e ogni Rurale resterà autonoma

Il movimento del credito cooperativo va verso la nascita di una grande «banca nazionale» delle casse rurali che dovrà fungere, in sostanza, da soggetto di garanzia e di controllo sulla sostenibilità delle varie gesationi a livello locale, che rimarranno comunque autonome, salvo nei casi in cui i conti dovessero farsi preoccupanti. In questa prospettiva, che ormai sarebbe l'unica sul tappeto, sfuma l'ipotesi di un gruppo con capofila la trentina Cassa Centrale cui si sarebbe affiancata un'aggregaziopne composta da altre Bcc.

Si converge invece verso una soluzione unitaria, caldeggiata dal governo, in un contesto storico che vede come priorità la creazione di soggetto economici ben strutturati, in grado di garantire i risparmiatori da eventuali contraccolpi provocati dalla crisi di qualche Bcc.

E intanto il decreto del governo sulla riforma del credito cooperativo che era previsto dopo Natale o ai primi dell'anno nuovo potrebbe arrivare già nell'ultimo consiglio dei ministri prima di Natale, un'accelerazione sulla scia della fibrillazione seguita al provvedimento salva-banche che sta scatenando un forte dibattito.

Il decreto non prevederà il modello Crédit Agricole, evocato dal presidente del consiglio Matteo Renzi, dove le singole Casse rurali diventano praticamente filiali della capogruppo. Ma è molto probabile, dunque, che prefigurerà un gruppo unico nazionale con una soglia elevata di patrimonio per la holding, tra gli 800 e i 1.000 milioni di euro. Un gruppo dove i trentini dovranno trovarsi spazio e peso.

Ieri si è svolto a Roma il consiglio nazionale di Federcasse, dove siedono i trentini Diego Schelfi, che è vicepresidente, e Giorgio Fracalossi.

La Federazione delle Bcc in questi giorni ha sottolineato soprattutto la diversità tra la situazione del credito coop, complessivamente sana e capace di risolvere con risorse proprie le crisi, e il crac delle quattro casse di risparmio e banche popolari in cui è stato per la prima volta applicato un parziale «bail-in» (salvataggio interno).

Questa situazione e il pressing del governo sembrano portare ad un ricompattamento del sistema, dove la proposta trentina di gruppo nazionale autonomo avanzata nei mesi scorsi da Cassa Centrale ha meno spazio.

Tornano in primo piano le considerazioni di poche settimane fa del sottosegretario Pier Paolo Baretta : in un gruppo unico i trentini dovranno essere protagonisti anche con cariche importanti. Per le quali si fanno i nomi non solo di Schelfi e Fracalossi ma anche del direttore generale di Cassa Centrale Mario Sartori.

Nelle intenzioni del governo l'autoriforma, come ha detto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan in Parlamento, mira a far si che «gli istituti più piccoli possano aggregarsi in una casa comune e facilitare efficienza ed economia di scala», in un quadro in cui nascerebbe il terzo gruppo bancario nazionale.

Il decreto dovrebbe comunque definire le linee generali lasciando i dettagli alla normativa secondaria. In questo modo si lascerebbe autonomia a quella parte del comparto, fra cui la la Bcc di Roma, che ha espresso critiche sul conflitto di interessi di Iccrea, ipotizzando di costituire una newco come holding unica. Anche Dz Bank, il potente alleato tedesco di Cassa Centrale, pur essendo disponibile alla proposta di via Segantini, era favorevole ad una newco nazionale. Il modello però, invece del Crédit Agricole, si baserà su una proposta trentina: le singole Casse rurali e Bcc avranno un'autonomia variabile a seconda di un criterio di meritevolezza che misurerà il loro grado di rischiosità.

Il consiglio nazionale di ieri ha fatto il punto ieri sulla riforma con l'accelerazione seguita al decreto salva-banche. Federcasse si è detta fiduciosa che il provvedimento del governo arrivi a breve e che non segua il modello Crédit Agricole evocato da Renzi ma quello dell'autonomia delle singole Bcc legata al rischio.

È stata sottolineata la buona compattezza nella soluzione delle crisi interne al movimento e anche in questa sede si ha avuto conferma che prende sempre più piede l'ipotesi di un gruppo unico nazionale anche col consenso dei trentini.

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