Costrette a pagare per salvare altre banche Una stangata anche sulle Rurali trentine

di Francesco Terreri

Anche le Casse rurali trentine pagheranno il salvataggio di Banca Marche, Banca Popolare dell'Etruria, Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio di Chieti. E sarà una stangata. I quattro istituti in dissesto, ora presieduti dal manager trentino Roberto Nicastro, vengono salvati attivando per la prima volta il Fondo di risoluzione nazionale, che l'anno prossimo confluirà in quello europeo.

L'impegno complessivo del Fondo è di 3,6 miliardi di euro. La quota da versare da parte del credito cooperativo nazionale è pari a 230 milioni. Di essi, oltre 25 milioni spettano alle Rurali e a Cassa Centrale Banca, che da sola ne metterà più della metà. E non mancano i casi in cui le centinaia di migliaia di euro di contributo a carico della singola Cassa fanno la differenza tra utile e perdita a fine anno.

I dettagli sono arrivati alle Rurali con una circolare della Federazione, che ricorda il decreto del governo del 22 novembre che approva il piano di risoluzione delle quattro banche, applicando per la prima volta il principio di dover contribuire tutti alle crisi bancarie, comprese, nota polemicamente Federcoop, le Bcc che difficilmente potranno accedere allo stesso Fondo in caso di crisi perché troppo piccole per avere l'«interesse pubblico».

La Banca d'Italia, spiega la circolare, ha determinato il contributo annuale dovuto da ciascuna banca applicando due metodologie, una forfettaria per le banche di piccole dimensioni e una ordinaria. La spesa totale stimata per il credito cooperativo nel 2015 è di 230 milioni di cui 134 milioni a carico di Casse rurali e Bcc e 96 milioni a carico delle banche di secondo livello come Cassa Centrale. Una parte di queste cifre, 33,56 milioni, è contributo ordinario al Fondo e quindi si ripeterà nel 2016. Ma l'anno prossimo è ritenuta possibile una nuova richiesta straordinaria.

La Direttiva europea Brrd sulla gestione delle crisi bancarie prevede per le banche in crisi finanziaria solo la possibilità di posticipare di sei mesi il pagamento del contributo.

Federcasse, la Federazione nazionale delle Bcc, ha avviato una ricognizione per individuare le Casse che sono in situazioni difficili. Tra le Rurali trentine, una buona metà potrebbe chiudere i conti 2015 in perdita a seguito degli accantonamenti e delle svalutazioni dei crediti in sofferenza.

Ma ci sono istituti in cui questo contributo straordinario ammonterebbe a diverse centinaia di migliaia di euro e potrebbe portare in rosso i conti. Senza dimenticare che interventi simili sono già stati fatti ad esempio per coprire i buchi dei prestiti subordinati di alcune Bcc venete.

Le quattro banche regionali da salvare sono di dimensioni medio-piccole (l'1% dei depositi bancari nazionali). Ma il neopresidente Nicastro ricorda: con questa operazione vengono protetti 1 milione di depositanti e 200 mila Pmi in quattro territori fra i più vitali per la ripresa dell'economia.

La novità, che anticipa il cosiddetto bail-in (salvataggio interno) europeo, è appunto che non paga lo Stato, cioè i contribuenti, bensì le altre banche.

«Una legnata - ha commentato il presidente dell'Abi Antonio Patuelli - i tedeschi possono salvare le proprie banche con i soldi pubblici e l'Italia no».

Ancora più arrabbiato il presidente di Federcasse Alessandro Azzi : «È un'ingiustizia perché veniamo chiamati a pagare per i dissesti di banche che, all'inverso, non hanno mai contribuito a sanare le nostre difficoltà».

comments powered by Disqus