L'industria trentina riparte: +4% Ripresa trainata da officine e cantine

L’industria trentina riparte, non solo come vendite ma soprattutto come redditività. Nel 2014 il campione di 108 aziende e gruppi industriali analizzati dalla Cgil ha fatturato 4 miliardi 660 milioni di euro, il 4,4% in più dell’anno precedente. L'utile totale è pari a 133 milioni, il 14% in più di quello del 2013.

di Francesco Terreri

L’industria trentina riparte, non solo come vendite ma soprattutto come redditività. Nel 2014 il campione di 108 aziende e gruppi industriali analizzati dalla Cgil ha fatturato 4 miliardi 660 milioni di euro, il 4,4% in più dell’anno precedente. L'utile totale è pari a 133 milioni, il 14% in più di quello del 2013.

La Cgil ha analizzato i bilanci di 50 società metalmeccaniche, 14 chimiche, 9 tessili e dell’abbigliamento, 13 del settore alimentare, 10 del settore cartario-poligrafico, 12 gruppi o aziende di settori diversi. Certo, hanno spiegato il curatore della ricerca Franco Ischia e il segretario della Cgil Franco Ianeselli, la situazione è differenziata, a macchia di leopardo, «ormai i settori contano sempre meno, ogni azienda è artefice del proprio successo». Contano però altre aggregazioni come le filiere e i distretti.

La ripresa è infatti trainata da buone performance di alcune aziende e alcuni comparti, ma soprattutto dai risultati della filiera Dana, il complesso di fornitori e subfornitori del colosso dei sistemi di trasmissione per veicoli con sede ad Arco, e da quelli delle aziende vinicole private e cooperative, in testa Cavit, Mezzacorona e Cantine Ferrari, vero e proprio distretto agroindustriale.

Il fatturato delle aziende del campione è cresciuto l’anno scorso dopo due anni di recessione. La crescita si è registrata in tutti i settori, escluso il metalmeccanico che ha segnato -0,4%. L’aumento è stato del 19,9% nel tessile, anche se il dato è amplificato da un’acquisizione, del 9,5% nel chimico, comprese le fibre sintetiche dell’azienda maggiore, la Aquafil, del 5,5% nelle cartiere, che sono ripartite, del 2,5% nel settore alimentare. Crescono 61 aziende contro le 49 dell’anno prima.

L’utile totale di 133,4 milioni (erano 116,6 milioni nel 2013) è pari al 2,9% del fatturato. Sono in attivo tutti i settori escluso il tessile. Le aziende con risultato positivo sono 81, quelle in perdita 27. Il record lo fa la Dana con 46,4 milioni di utile netto, ma vanno forte anche Vetri Speciali (che sta per insediarsi nella ex Whirlpool) con quasi 24 milioni e Adige-Blm con 12,6 milioni, mentre le aziende vinicole sommano 13 milioni di utili.

Il margine operativo delle aziende del campione, cioè la differenza tra il valore della produzione e i costi, è di 280,1 milioni, pari al 6% del fatturato contro il 4,4% del 2013. Le imprese con margine operativo positivo sono 86. Gli oneri finanziari restano contenuti e calano allo 0,7% del fatturato contro l’1,2% del 2013. «Continuano a non essere un problema per la maggioranza delle imprese del campione, in considerazione della media dimensione delle aziende e del buon livello di capitalizzazione - afferma Ischia - Il patrimonio netto totale è infatti pari a 1,6 miliardi, il 34,4% del fatturato». La media nazionale, calcolata da Mediobanca su un campione di duemila aziende, è però più alta: i mezzi propri sono il 52,5% del fatturato.

Il tasso di profitto sul capitale proprio cresce al 7,7% rispetto al 6,7% del 2013, superiore alla media nazionale del 4,6% calcolata da Mediobanca. Svettano il meccanico col 10,6% e il chimico col 10% ma c’è anche l’8,6% del cartario.

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