Conti in rosso per metà delle Rurali. Sofferenze cresciute del 34% a 1,2 miliardi

di Francesco Terreri

Metà circa delle Casse rurali trentine, una ventina di istituti su 41, chiude in perdita i conti del primo semestre. Una nuova ondata di rettifiche e svalutazioni di crediti porta in rosso il conto economico, nonostante permangano gli effetti positivi delle operazioni in titoli di Stato con la Banca Centrale Europea. L'anno scorso erano 13 le Casse in rosso e la perdita aggregata delle Rurali era stata di 31,8 milioni di euro. Continua infatti l'aumento delle sofferenze, cioè dei debiti di difficile rientro di famiglie e imprese. A luglio risultano in aumento del 34% rispetto a dodici mesi prima, portando il totale vicino a quota 1 miliardo 200 milioni, mentre le sofferenze complessive delle banche in Trentino sfiorano i 2 miliardi.

A fine 2014 le sofferenze lorde delle Casse rurali toccavano i 1.056 milioni, il 26,4% in più dell'anno precedente e il 9,1% dei crediti totali. Il complesso dei prestiti deteriorati era invece pari al 24,8% del totale. Quest'anno il ritmo di crescita dei crediti insoluti sta diminuendo, ma lo stock ha ormai superato il 10% degli impieghi. Lo zoccolo duro è costituito da edilizia e immobiliare, che sono il 37% dei prestiti delle Rurali alle imprese ma ben il 60% delle sofferenze, per un valore di 527 milioni di debiti non pagati. Che il fulcro della crisi che si prolunga in Trentino sia il mattone è confermato dagli ultimi dati dei crediti delle Casse rurali alle imprese. A luglio i prestiti ai settori produttivi sono diminuiti del 2% rispetto a un anno prima. Quelli all'edilizia, però, sono scesi del 4%, mentre i finanziamenti agli altri settori sono calati di frazioni di punto.

I consistenti accantonamenti fatti dagli istituti di credito cooperativo coprono una parte delle sofferenze. Inoltre Cassa Centrale Banca, attraverso Centrale Credit & Real Estate Solutions, sta lavorando ad una nuova cessione sul mercato di «non performing loans», cioè appunto di crediti deteriorati. L'operazione, per la quale si stanno raccogliendo le adesioni sia di Rurali che di Bcc non trentine, dovrebbe partire a ottobre per un valore nominale di sofferenze cedute superiore ai 400 milioni. Acquirente dovrebbe essere lo stesso delle operazioni precedenti, l'investitore internazionale Christofferson, Robb & Company.

Questa nuova cessione di crediti difficili, dove le Casse rurali incassano il 5-10% del valore nominale, avrà effetto sui bilanci 2016. Intanto occorre passare il 2015. Mentre si attendono gli sviluppi del piano di fusioni tra Casse, che nelle ultime versioni ipotizzava di scendere a 15 o addirittura 10 istituti, e del progetto holding e gruppo nazionale di Cassa Centrale, che verrà rilanciato il 19 settembre a Bologna, alcune delle Rurali hanno bisogno di interventi urgenti, spesso sollecitati dalla Banca d'Italia.

C'è la Cassa di Rovereto, dove è in discussione anche la governance dell'istituto. Ma ci sono pure le Rurali di Aldeno, che dopo il difficile 2014 ha deciso di avviare il processo di fusione con la Cassa Rurale di Trento, e quelle di Mori-Brentonico e Primiero e Vanoi. Caso a parte è la Cassa di Folgaria, commissariata da Bankitalia, dove il commissariamento è stato prolungato di qualche mese (il primo anno è finito a luglio) mentre i conti stanno tornando in equilibrio, anche se servono alcuni milioni di euro per riportare il patrimonio ai livelli di vigilanza.

Tra le Casse rurali che invece chiudono la semestrale con un buon risultato c'è la più grande, quella di Trento. Le notevoli plusvalenze ottenute con la negoziazione dei titoli di Stato vengono utilizzate per rafforzare il presidio del credito, cioè per sostenere le rettifiche, mentre l'utile semestrale viene giudicato «soddisfacente».

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