In picchiata le Borse cinesi, lo scenario resta incerto

Non si arrestano le vendite sulle Borse cinesi, scattate dopo che la banca centrale ha effettuato una gigantesca iniezione di liquidità per oltre 17 miliardi di euro con operazioni pronti contro termine: il listino di Shenzhen ha sfiorato una perdita del 7%, Shanghai cede oltre il 6% mentre i listini europei tengono (Milano -0,3%).

Frattanto, arriva un nuovo allarme dalla Bundesbank secondo cui "il rischio di un rallentamento più accentuato della crescita economica resta alto".

Una politica monetaria accomodante in diversi Paesi, fra cui la Cina, insieme ad altri fattori come il calo del petrolio, contribuirà "a sostenere la ripresa moderata dell'economia mondiale".

Le prospettive economiche dell'Eurozona "sono migliorate nel breve termine" ma a "lungo termine restano in generale deboli",afferma Fitch, stimando una crescita del Pil dallo 0,9% nel 2014 a circa l'1,6% nel periodo 2015-2017.

Prosegue intanto il calo del prezzo del petrolio, dopo il minimo degli ultimi sei anni toccato martedì dopo le mosse monetarie della Cina con la svalutazione dello yuan tesa soprattutto a rilanciare il mercato interno.

Il greggio Wti a Ny era a 41,83 dollari in calo di 67 centesimi. A condizionare l'andamento sul mercato anche la notizia che l'Opec potrebbe incrementare la produzione dopo la rimozione della restrizione all'export all'Iran.

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