Mutui, prestiti, rate: ogni famiglia trentina è indebitata in media per oltre 24mila euro

Ogni famiglia trentina ha in media un debito di poco superiore a 24 mila euro: siamo all’ottavo posto in Italia nella classifica dell’indebitamento stilata dalla Cgia di Mestre relativa alle province italiane. Dall’inizio della crisi (2007), l’indebitamento è salito del 30%. In vetta Milano, con una media di 27.643 euro per famiglia

Ogni famiglia trentina ha in media un debito di poco superiore a 24 mila euro: siamo all’ottavo posto in Italia nella classifica dell’indebitamento stilata dalla Cgia di Mestre relativa alle province italiane. Dall’inizio della crisi (2007), l’indebitamento è salito del 30%. In vetta Milano, con una media di 27.643 euro per famiglia.

Le famiglie italiane sono indebitate per un importo medio pari a 19.108 euro. Nell’insieme, i «passivi» accumulati con le banche e gli istituti creditizi ammontano a 493,3 miliardi di euro. Le cifre sono riferite al 2014. Rispetto al 2013, la situazione è in leggero miglioramento. Due anni fa, infatti,  ogni nucleo familiare era in «rosso» per un importo medio di 19.251 euro.

Nel 2014, segnala l’Ufficio studi della Cgia, le famiglie più «esposte» con le banche abitavano in Lombardia. Al primo posto, come detto, ci sono le famiglie residenti nella provincia di Milano, con un debito  di 27.643 euro; al secondo posto quelle di Monza-Brianza, con 27.442 euro e al terzo posto le residenti a Lodi, con 26.783 euro. Appena fuori dal podio c’è Varese: il debito medio ammonta a 25.720 euro. Negli ultimi posti della graduatoria nazionale, invece, sono state individuate le famiglie residenti nella provincia di Reggio Calabria, con un’esposizione di 8.720 euro, quelle di Vibo Valentia, con un debito di 8.426 euro, quelle di Enna, con 8.249 euro. Infine, le famiglie meno indebitate d’Italia si trovavano nell’Ogliastra, con un «rosso» che tocca gli 8.232 euro.

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Dall’inizio della crisi al 2014, la variazione del debito medio nazionale delle famiglie consumatrici è stato del +34,2 per cento, anche se dopo il picco massimo toccato nel 2011 (506,2 miliardi di euro) le esposizioni sono scese costantemente. L’inflazione, invece, nello stesso periodo di tempo è cresciuta del 13,6 per cento.

Per indebitamento medio delle famiglie consumatrici  italiane, tiene a precisare l’Ufficio studi della Cgia,  si intende quello originato dall’accensione di mutui per l’acquisto di una abitazione, dai prestiti per l’acquisto di un auto/moto e in generale di beni mobili, dal credito al consumo, dai finanziamenti per la ristrutturazione di beni immobili, etc.
    
«Anche a seguito della contrazione dei prestiti attuata dalle banche a partire dal 2011 – segnala Paolo Zabeo  della Cgia – in questi ultimi anni le famiglie hanno assunto un comportamento economico più misurato, privilegiando il risparmio. Infatti, tra il 2011 e il 2014 i depositi bancari delle famiglie consumatrici sono passati da 756 a 875,6 miliardi di euro, registrando una variazione del +15,8 per cento.   In buona sostanza, il clima di sfiducia diffusosi in questi ultimi anni, gli effetti della crisi e la paura che la situazione generale peggiori ulteriormente   hanno condizionato le scelte economiche delle famiglie. Meno acquisti, meno investimenti e più risparmi, con evidenti ricadute negative per le attività commerciali e artigianali che, nella stragrande maggioranza dei casi,  vivono dei consumi del territorio in cui operano».

Come vanno  interpretati, invece, i risultati emersi a livello territoriale?
«Premesso che le aree provinciali più gravate dai debiti sono quelle che presentano i livelli di reddito più elevati – prosegue Zabeo – è evidente che anche in queste zone tra gli indebitati vi sono molti nuclei appartenenti alle fasce sociali più deboli. Tuttavia, le forti esposizioni  bancarie di questi territori, soprattutto a fronte di significativi investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare, non destano particolari problemi che, invece, si riscontrano in altre aree del Paese, in particolar modo nel Mezzogiorno».

Tuttavia,  è utile fare una riflessione sulle famiglie più disagiate: «La maggiore incidenza del debito sul reddito – conclude Zabeo – si riscontra nelle famiglie economicamente più deboli, vale a dire in quelle a rischio esclusione sociale. Seppur in calo, queste ultime potrebbero ritornare a crescere di numero, visto che gli effetti della crisi hanno accentuato, anche da noi, il divario tra poveri e ricchi».

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