La società secondo Paolini Ma non sono solo gadget

Nessuno sega più l'erba dei campi perché non è più economicamente sostenibile farlo. In un monologo che aspira a mostrare le contraddizioni della contemporaneità e della fede nel progresso, Marco Paolini ha intrattenuto i numerosi spettatori presenti al Festival, sparsi tra piazza Duomo e il teatro Sociale. E nel suo monologo l'attore veneto intrattiene e riconferma il suo talento di narratore. Attraverso la lettura di brani di Luigi Meneghello, il racconto di aneddoti e fatti di cronaca, l'attore ricostruisce i ragionamenti che lo portano a una profonda riflessione sulla nostra società. 

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Una critica che fa leva sulla condanna dell'onnipresenza della tecnologia nella vita di tutti i giorni e di come questa ci condizioni e ci cambi.

L'accusa è di togliere spazio a emozioni più vere, ingannati dalla promessa di piaceri connessi all'acquisto dell'ultimo gadget tecnologico. Siamo ingannati, intrappolati in un sistema di regole che devono essere violate e aggirate se vogliamo tornare ad un'autenticità, a dei piaceri più reali. Ridurre però lo sviluppo tecnologico solamente ai gadget che vengono sfornati a ritmo serrato dalle menti della Silicon Valley è piuttosto riduttivo. D'altronde è facile prendere in giro l'abuso delle piccole comodità che ci sono oggi come può essere uno smartphone, che effettivamente non è indispensabile. Se però godiamo di aspettative di vita e condizioni migliori rispetto ad un secolo fa lo dobbiamo proprio allo sviluppo di nuove tecnologie.

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Resta ancora valido quanto sostiene Paolo Rossi in “Speranze” nel 2008, c'è un filone di pensatori che trova terreno fertile nel dissertare del declino della società occidentale e dei suoi costumi e che propone cambiamenti radicali per porvi rimedio: si può dire che Marco Paolini rientra in questo gruppo.
Dietro al voler recuperare pratiche agricole cadute in disuso, al voler ricordare i bei tempi andati o una natura che non è mai esistita si nasconde una paura per il nuovo, per i cambiamenti e per la diversità.

di Simone Basso

Studente universitario che partecipa all'iniziativa Adige/Vodafone

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