Allarme di Olivi: «Il governo minaccia l'Agenzia del lavoro»

di Angelo Conte

Reddito di attivazione, staffetta generazionale per favorire l'ingresso dei giovani e aiutare l'uscita dei lavoratori più anziani, gestione dei lavori socialmente utili, dal Progettone in giù. Tutto questo in poco tempo potrebbe essere spazzato via dalla somma di due riforme che il governo Renzi sta portando avanti. Quella dei servizi all'occupazione, che prevede una Agenzia nazionale per l'occupazione e quella del Titolo V della Costituzione che riporterà la competenza in tema del lavoro tutta allo Stato sottraendola alle Regioni e, nel caso trentino, alla Provincia.

L'allarme viene lanciato dall'assessore provinciale al lavoro, Alessandro Olivi, anche lui del Pd come il presidente del consiglio Matteo Renzi. Allarme che assume toni ancora più preoccupati dopo la trasferta a Roma di Olivi. Perché se, spiega Olivi, «è vero che il ministro del lavoro Poletti è pragmatico e ci ha detto di non voler scardinare il sistema territoriale dei servizi al lavoro, è vero che c'è un rigurgito di centralismo a livello romano che, combinando la futura Agenzia nazionale del lavoro con la riforma del Titolo V, rischia di svuotare l'Agenzia del lavoro di Trento delle sue peculiarità».

Olivi non nega che lo Stato faccia bene a proporre delle regole omogenee in questo campo per tutte le Regioni. «Sono assolutamente d'accordo sul fatto che i servizi al lavoro essenziali abbiano lo stesso standard di Trento, che è all'avanguardia, anche per un disoccupato della Campania o della Toscana. Questa si chiama democrazia».

Il problema, chiarisce però Olivi, è un altro. «Con la delega del 1995 sul collocamento arrivata attraverso una norma di attuazione, quindi rango costituzionale, il Trentino ha potuto costituire l'Agenzia provinciale del lavoro e si è attuato un sistema efficiente e virtuoso che è bene ricordare opera senza oneri a carico dello Stato, con un sistema di governance che coinvolge e responsabilizza le parti sociali e che ha gestito le politiche attive e passive del lavoro, servizi all'impiego, formazione, assistenza alle relazioni industriali introducendo innovazione, buone pratiche e soprattutto capacità di adeguamento rapido e mutamenti delle caratteristiche del mercato del lavoro».

Quanto sta accadendo a Roma «apre uno scenario incerto e preoccupante. Un conto infatti è ragionare di uno Stato che dichiara di voler occupare spazi lasciati quasi vuoti da alcune Regioni (soprattutto nel sud), altro è prendere atto di un possibile effetto sostitutivo dello Stato agli enti territoriali che si sono dimostrati impegnati nello sviluppo di interventi pubblici per il lavoro e che hanno costruito radicate infrastrutture per la gestione coordinata dei servizi per l'occupazione».

«Il rischio da evitare è la sovrapposizione, lo svuotamento delle competenze dei territori in un'ottica di standardizzazione puramente centralistica tra livello locale e Agenzia Nazionale» attacca Olivi, che lancia una proposta alternativa.

«Lo schema dovrebbe essere semmai quello di un'Agenzia federale con il mantenimento di soggetti territoriali flessibili e capaci di diversificare le azioni in rapporto alle caratteristiche peculiari del sistema produttivo, delle relazioni tra pubblico, privato e parti sociali, delle politiche di transizione scuola-lavoro. La Provincia dunque si pone come modello per costruire una politica di cooperazione con il livello nazionale. Ciò sarà possibile solo se l'Agenzia Nazionale opererà quale soggetto di coordinamento e di garanzia rispetto a materie quali ad esempio i livelli essenziali delle prestazioni, i sistemi di accreditamento dei soggetti professionali per l'occupazione».
Sul tema Olivi chiede «massima attenzione ai parlamentari trentini. Invece di utilizzare Facebook per raccontarci quanto fanno ogni giorno su temi minori, si occupino di questi aspetti che sono fondamentali per la nostra autonomia».

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