Droga, prostituzione e contrabbando: ecco quanto vale l'economia illegale in Italia

di Renzo Moser

Quanto vale il crimine in Italia? E quanto dedicano le famiglie italiane per voci di spesa come cocaina e prostitute? Da qualche tempo, porsi questa domanda non è più il frutto di curiosità statistica, né di mero interesse accademico. È, di fatto, una necessità contabile. Tanto quante avere i valori dell'import-export, o le entrate da Iva.  Dallo scorso mese di settembre, infatti,  gli stati membri dell’Unione europea hanno adottato un nuovo sistema per i conti pubblici, nazionali e regionali. Si tratta del  Sec2010, il Sistema europeo dei conti nazionali e regionali che sostituisce il precedente Sec95, ed è frutto di un Regolamento del 26 giugno 2013, approvato da Parlamento e Consiglio europeo.

Le innovazioni introdotte non sono poche. Tra queste, spicca l'introduzione nel calcolo del Pil anche una stima dei ricavi prodotti da attività illegali, come commercializzazione di sostanze stupefacenti, esercizio della prostituzione e contrabbando di sigarette e di alcol. Nuove voci bella contabilità nazionale che, nel caso dell'Italia, portano a un miglioramento del rapporto tra debito e Pil e di quello tra deficit e Pil, anche se, come ha osservato la Banca d'Italia, non cambieranno i connotati dell'economia italiana.

Come spiega l'Istat, l’economia illegale è una delle componenti dell’economia non direttamente osservata, che, accanto alle attività propriamente illegali, annovera anche quelle cosiddette informali e quelle sommerse. Tutte hanno la caratteristica di non poter essere misurate direttamente e di sfuggire per questo alle indagini statistiche. Non a casa, nel nuovo sistema di contabilità nazionale si parla di stime del fatturato da attività illegali. Peraltro, all'interno del vasto mondo delle attività criminali, il Regolamento del Sec2010 prevede di considerare solo le attività illegali basate sul concetto di «consenso volontario», cioè su un «mutuo accordo tra i soggetti coinvolti nella transazione». Il pagamento di un riscatto in seguito a un sequestro di persona, tanto per fare un esempio, non rientrerebbe in questa fattispecie; lo spaccio di droga, invece, sì.
Come si arriva a calcolare il contributo di queste attività al Pil totale? L'Istat ha preso in considerazione informazioni provenienti da diverse fonti - enti pubblici, organizzazioni internazionali, associazioni private e di ricerca - e ne ha incrociato i dati, per arrivare a stime credibili. Risultato? Ecco qualche considerazione interessante, riportata proprio dai vertici Istat in occasione di una audizione sul tema in Parlamento.

«Un’analisi preliminare sulle peculiarità del mercato interno ha consentito di definire l’Italia come un paese prevalentemente importatore di stupefacenti, con una significativa quota di ri-esportazione legata alla collocazione geografica ed all’operare di soggetti che effettuano tale commercio».

La stima dei consumatori e delle quantità consumate è stata fatta sulla base dei dati forniti dall'Osservatorio europeo per il monitoraggio delle droghe e delle dipendenze (EMCCDA - European Monitoring Center for Drug and Drug Addiction) e da enti come Ministero della Salute e Cnr.


Il valore dei servizi di prostituzione è ottenuto a partire da indicatori di offerta sul numero delle prostitute (distinte per luogo di esercizio: in strada, appartamento, locali notturni) alle quali vengono attribuiti un numero di prestazioni giornaliere, un numero di giornate lavorate (che determinano il numero complessivo delle prestazioni offerte) e i prezzi praticati. Le informazioni utilizzate per queste stime provengono da associazioni private di volontariato e assistenza (Gruppo Abele), da ricerche promosse dalla Commissione Europea, dai dati sulle statistiche giudiziarie e da studi specifici di ricercatori universitari che hanno analizzato il fenomeno in realtà locali. Le informazioni relative ai prezzi delle singole prestazioni sono state raccolte da un’associazione privata (Codacons, Coordinamento delle Associazioni per la

Come si arriva, invece, a valutare il giro d'affari del sesso a pagamento? In questo caso, i dati, relativi a numero delle prostitute (in strada, appartamento, locali notturni), numero di prestazioni medie giornaliere, numero di giornate lavorate, prezzi praticati, provengono sia da associazioni di volontariato e assistenza, come il Gruppo Abele, sia da ricerche istituzionali, da statistiche giudiziarie e da studi specifici.

Per quanto riguarda invece il contrabbando, la base di partenza per la stima del fatturato è costituita dai dati sulla merce sequestrata dalle forze dell'ordine, in base ai qualsi si è cercato di stimare l'offerta della merce sul mercato.
 
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L'anno di riferimento (benchmark) scelto dall'Istat è il 2011. Per quell'anno, le stime indicano in 14,3 miliardi di euro il Pil illegale, pari allo 0,9% del prodotto interno lordo dell’economia italiana. Le famiglie italiane avrebbero speso ben 17 miliardi di euro per l'acquisto di prodotti e servizi illegali (1,7% del totale dei consumi).

«Sommando l’apporto diretto delle attività illegali e quello dell’indotto, - ha spiegato in Parlamento il presidente dell'Istat, Giorgio Alleva, l’effetto totale dell’inclusione dell’economia illegale nel sistema dei Conti Nazionali è stimato in circa 15,5 miliardi di euro di valore aggiunto, con un incidenza di poco inferiore all’1% sul prodotto interno lordo totale».







PRINCIPALI AGGREGATI ECONOMICI PER TIPOLOGIA DI ATTIVITÀ ILLEGALE

Anno 2011, miliardi di euro

ATTIVITÀCONSUMO
IMPORTAZIONI
PRODUZIONE
VALORE AGGIUNTO
Droga
12,7
1,1
11,8
10,5
Prostituzione3,9
-
3,9
3,6
Contrabbando di sigarette
0,4
0,1
0,3
0,2
Totale illegale
17,0
1,2
16
14,3
Indotto
-
-
-
1,2
Incidenza sul totale economia (%)
1,7%
0,3%
0,5%
0,9%


Fonte Istat


Come si nota dai dati in tabella, il traffico di droga pesa per i due terzi (10,5 miliardi di euro) del valore aggiunto illegale. Non solo: l'indotto legato a queste attività illegali (1,2 miliari di euro) è in gran parte legato proprio alle sostanze stupefacenti (1,1 miliardi), grazie ai settori dei trasporti e della logistica. Nel dettaglio, dei 12,7 miliardi di euro di consumo totale di droga, circa la metà arriva dal consumo di cocaina, mentre un quarto del totale è legato ai derivati della cannabis.

Il giro d'affari della prostituzione è stimato, come si nota in tabella, in 3,6 miliardi di euro, mentre risulta molto inferiore la stima del fatturato del contrabbando (0,4 miliardi di euro).

Vediamo ora il confronto con alcuni paesi europei, tenendo conto che in alcuni di essi (Germania) la prostituzione è legale e quindi già rientra nel calcolo del «Pil ufficiale».




VALORE AGGIUNTO DELLE ATTIVITÀ ILLEGALI IN ALCUNI PAESI EUROPEI
Anni vari, in % del Pil


PAESI
PERIODO
QUOTA DI VALORE AGGIUNTO SUL PIL
  PROSTITUZIONE
DROGA
CONTRABBANDO TABACCO
CONTRABBANDO ALCOL
ALTRO
TOTALE
GERMANIA2011-0,1--0,20,3
FRANCIA2013-0,1-- 0,1
PORTOGALLO2011---- 0,7
SPAGNA2010-0,4-- 0,9
PAESI BASSI20100,10,1--0,10,5
REGNO UNITO20090,40,4-- 0,7
ITALIA
2011
0,2
0,2-
-

0,9
REP. CECA20100,10,1-- 0,4
DANIMARCA2008---- 0,2


Fonte Istat

Fin qui i calcoli dell'Istat che, come abbiamo visto, si limitano alle attività che sono sì illegali ma che si basano sul concetto di «consenso volontario». Le stime dell'intera economia sommersa italiana hanno, ovviamente, valori ben diversi. Possiamo richiamare quelli proposti da uno studio della Banca d'Italia (INSERIRE LINK A FILE PDF SALVATO SUL SITO), che ha preso in esame un campione di 91 province italiane per il quadriennio 2005-2008. L'incidenza media dell'economia sommersa e di quella illegale risultano pari rispettivamente al 16,5 per cento e al 10,9 per cento del Pil. Ecco, in sintesi, i risultati dello studio citato (Ardizzi G., Petraglia C., Piacenza M. and Turati G. (2012), Measuring the underground economy with the currency demand approach: a reinterpretation of the methodology, with an application to Italy, Banca d’Italia, Temi di Discussione - Working Papers Number 864):

QUOTA DI ECONOMIA NON OSSERVATA SUL TOTALE DEL PIL ITALIANO
 ECONOMIA SOMMERSA
ECONOMIA ILLEGALE
TOTALE ECONOMIA NON OSSERVATA
200514,5%10,2%24,7%
200615,0%9,60%24,6%
200718,0%11,3%29,3%
200818,5%12,6%31,1%
Quadriennio 2005-2008
16,5%

10,9%

27,4%

A detta di Mario Centorrino,
ordinario di Politica Economica nell'Università di Messina, e Pietro David, dottore di ricerca in Economia ed Istituzioni presso la stessa università, che al tema hanno recentemente dedicato un approfondito articolo su www.lavoce.info, se «applichiamo le stime di crescita di Eurostat ai dati del Pil italiano 2013, otteniamo risultati molto importanti per i rapporti debito/Pil e deficit/Pil nel 2013». In particolare, «il rapporto debito/Pil subirebbe una riduzione di 1,32 – 2,6: nell’ipotesi massima si raggiungerebbe senza alcuno sforzo economico e politico metà dell’obiettivo richiesto dal fiscal compact. Il rapporto deficit/Pil, invece, diminuirebbe di 0,03 – 0,05 punti, con una maggiore disponibilità di risorse da spendere tra i 15 ed i 31 miliardi secondo i dati del 2013».
 


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