Governo: sgravi Irpef, servono 6,6 miliardi

Il taglio all'Irpef da maggio a dicembre costa 6,6 miliardi di euro. Cifra non facile da reperire e sulla quale il Governo sta lavorando proprio in questi giorni in vista della messa a punto del Def, il documento di economia e finanza che dovrebbe essere presentato al Cdm e poi al Parlamento nei primi giorni di aprile. Molte le ipotesi sul tappeto per reperire la cifra, anche se alcune di difficile attuazione. Come ad esempio molte voci indicate nella revisione della spesa pubblica da Carlo Cottarelli

Il taglio all'Irpef da maggio a dicembre costa 6,6 miliardi di euro. Cifra non facile da reperire e sulla quale il Governo sta lavorando proprio in questi giorni in vista della messa a punto del Def, il documento di economia e finanza che dovrebbe essere presentato al Cdm e poi al Parlamento nei primi giorni di aprile.
Molte le ipotesi sul tappeto per reperire la cifra, anche se alcune di difficile attuazione. Come ad esempio molte voci indicate nella revisione della spesa pubblica da Carlo Cottarelli sulle quali però (vedi il contributo pensioni che avrebbe un impatto di poco più di 1 miliardo) il premier, Matteo Renzi, sembra aver decisamente frenato. Questo anche perché - spiegano fonti di governo - l'effetto di alcune misure della spending sarebbe «dilatato nel tempo», mentre l'impegno è mettere gli 80 euro nelle buste paga che arriveranno ai dipendenti il prossimo 27 maggio. E i tempi sono lunghi anche per il rientro dei capitali, l'accordo con la Svizzera e per avere in cassa i soldi che arriveranno dal calo degli interessi pagati sui titoli pubblici.
Ma almeno la metà della cifra necessaria potrebbe liberarsi in modo quasi automatico. E senza danni a livello europeo. Se infatti, come calcolano anche all'interno del governo, le misure annunciate da Renzi fossero attuate si stima un beneficio in termini di maggior crescita di 0,5 punti di Pil. Che aggiunti agli 0,6 già stimati dall'esecutivo porterebbero la crescita quest'anno all'1,1%. L'effetto positivo si trasmetterebbe al rapporto deficit-Pil che calerebbe a sua volta di 0,2 punti (al 2,4% rispetto al 2,6% già stimato). Si libererebbero così 0,2 punti di deficit (cioè 3,2 miliardi) senza neanche toccare le stime e rimanendo decisamente lontani dal limite del 3% ed evitando così sia di dover contrattare con la Commissione Ue, che tra l'altro si è già mostrata decisamente fredda all'ipotesi.
Sul fronte dell'attuazione delle misure interviene in un'intervista al Sole 24 Ore l'amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti, Giovanni Gorno Tempini: «Il pagamento dei debiti con le imprese è solo il primo passo» verso l'offensiva anti-crisi, poi «Cdp entrerà nel mercato dei minibond con un nuovo fondo ben dotato di risorse. Vogliamo dare più liquidità alle imprese e al mercato dei capitali. E malgrado gli impegni e i progetti di investimento, non temiamo impatti sul rating».
Altro capitolo è quello delle privatizzazioni rilanciate sabato dal ministro Pier Carlo Padoan: allo stato sembrerebbe che oltre a Poste si studi l'ipotesi di aprire a capitali privati anche Fincantieri e Ferrovie dello Stato. Non è inoltre escluso che si possano mettere sul mercato partecipate di Finmeccanica (Stm o Ansaldo Breda) e partecipazioni di peso come quella in Eni, ma senza perdere il controllo, andando sotto il 25%.

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