M5S, esposto contro Cassa del Trentino spa

Comunicato ed esposto del Movimento 5 Stelle del Trentino: «Di fronte alla discutibile gestione di Cassa del Trentino spa (perdite sui derivati per 3,7 milioni nel periodo 2010 – 2013, modalità di contribuzione annuale della PAT ai ricavi della Cassa, situazioni non chiare come quella legata alla chiusura di depositi a lunga scadenza con Natixis e RBS), che evita di intervenire su un organigramma che conta 5 dirigenti su 21 dipendenti e su un costo del personale esorbitante (circa 100.000 euro medi annui a dipendente), il M5S Trentino affida alla magistratura contabile la speranza di vedere chiariti almeno gli aspetti rilevanti dal punto di vista giudiziario»

IL COMUNICATO

bottamedi degasperi m5sDi fronte all’indifferenza della Giunta provinciale che si ostina a non assumere posizione di fronte alla discutibile gestione di Cassa del Trentino spa e che, anzi, con risposte elusive copre l’operato degli amministratori, dei dirigenti e degli organi di controllo omettendo di informare il Consiglio su operazioni criticabili (perdite sui derivati per 3,7 milioni nel periodo 2010 – 2013, modalità di contribuzione annuale della PAT ai ricavi della Cassa, situazioni non chiare come quella legata alla chiusura di depositi a lunga scadenza con Natixis e RBS, sottoscrizione a carico dei contribuenti di polizze assicurative a vantaggio degli amministratori), che evita di intervenire su un organigramma che conta 5 dirigenti su 21 dipendenti e su un costo del personale esorbitante (circa 100.000 euro medi annui a dipendente), il M5S Trentino affida alla magistratura contabile la speranza di vedere chiariti almeno gli aspetti rilevanti dal punto di vista giudiziario.

Il M5S rimane comunque in attesa del giudizio politico sulla vicenda e sull’operato degli amministratori che la maggioranza del Centrosinistra autonomista ha voluto ai vertici dell’Istituto.

 

L'ESPOSTO

Alla Procura Regionale della Corte dei Conti

 

Ill.mo Procuratore, con il presente esposto si intendono sottoporre all'attenzione della Procura della Corte dei Conti i fatti di seguito riportati allo scopo di consentire la verifica dell'eventuale sussistenza di responsabilità connesse alla violazione di disposizioni che disciplinano la corretta gestione delle risorse pubbliche.

Cassa del Trentino spa rappresenta una delle molteplici realtà che costituiscono la galassia di partecipazioni della Provincia Autonoma di Trento. Sicuramente singolare il fatto che il suo organico, state le notizie raccolte, consti oggi di 21 dipendenti di cui ben 5 rivestono la qualifica di dirigente. Si tratta di personalità di rango e con competenze non comuni dato che, pur operando con capitale interamente pubblico e rispondendo all’unico azionista Provincia Autonoma di Trento, anche in epoca di tagli e spending review il costo medio annuo del personale si attesta poco lontano dai 100.000 Euro a dipendente. A questo si aggiungono 5 amministratori, il Collegio sindacale, la Società di revisione, il Comitato finanza e il Comitato di vigilanza.

Nel mese di marzo 2010 Cassa del Trentino ha stipulato due contratti derivati del tipo interest rate swap con Royal Bank of Scotland e con Barclays a copertura del portafoglio mutui attivi erogati negli anni ante 2009 agli enti locali per circa 50 milioni di Euro che, tra il 2010 e il 2013, hanno comportato una perdita pari ad Euro 3,7 milioni.

 

A prescindere dal risultato fino ad ora disastroso, l’operazione risulta comunque criticabile sotto diversi profili.

Occorre innanzitutto precisare che i mutui sono stati erogati a tasso fisso e che quindi non esisteva e non esiste alcuna incertezza o rischio (se non la solvibilità del debitore) sui ricavi che l’operazione avrebbe portato all’Istituto provinciale. La scelta della cosiddetta copertura (da un rischio inesistente o comunque irrilevante per le finalità che si dovrebbe porre la Cassa) va semmai fatta risalire alla volontà di massimizzazione del profitto non potendosi evidentemente ritenere sufficientemente gratificata del tasso fisso riconosciuto dai comuni.

Nell’anno 2010 la situazione di crisi generalizzata non lasciava in alcun modo presagire una ripresa economica così come le dichiarazioni e le scelte delle banche centrali chiarivano che il rialzo dei tassi di interesse non era nemmeno nelle previsioni più futuribili.

Si tenga poi conto che le giustificazioni addotte da Cassa del Trentino in risposta all'interrogazione a risposta orale presentata dal consigliere Degasperi in data 18 febbraio 2014 sono difficilmente condivisibili

 

1)     il minor valore dei contratti sarebbe compensato dal maggior valore del portafoglio mutui; nella sostanza, confrontando le relative voci di bilancio (esercizio 2012, voce 60 Stato patrimoniale attivo, differenza positiva tra fair value mutui e loro valore nominale e voce 50 Stato patrimoniale passivo, fair value derivati) emerge come la situazione sia in sostanziale pareggio. Senza voler considerare che in entrambi i casi si tratta comunque di valori puramente contabili.

 

2)     se la cassa avesse dovuto effettuare una provvista ad hoc avrebbe dovuto sostenere oneri maggiori rispetto alle perdite sui derivati: anche in questo caso si tratta di una giustificazione puramente accademica dato che, come dichiarato dalla stessa Cassa, per l’operazione in questione non ha avuto “la necessità di effettuare una provvista ad hoc”.

 

3)     l’operazione va valutata alla scadenza: da quanto risulta i due contratti scadranno nel 2029. Tra il 2010 e il 2013 la perdita cumulata è pari ad Euro 3,7 milioni. Non è al momento nemmeno ipotizzabile un rialzo dei tassi. Il 6 marzo 2014 il Governatore Draghi ha dichiarato che “anche quando l’economia comincerà a muoversi ad un passo più convincente (e si parla di un +1,8% di PIL dal 2016), la BCE continuerà a mantenere i tassi molto bassi”. Stante il livello attuale, serviranno comunque tempi lunghissimi per far sì che il tasso variabile concordato con RBS e Barclays superi il tasso fisso che sarebbe stato garantito dai mutui. A ciò si aggiunga che, provvedendo gli enti locali al regolare pagamento delle rate, anno dopo anno si riduce il capitale su cui maturano gli interessi. Sarà quindi necessaria una crescita dei tassi sempre meno realistica per consentire il recupero di quanto perso.

 

4)     l’operazione va valutata avendo a riferimento il complesso dell’attività: se è vero che il Conto economico di Cassa del Trentino segna utili consistenti è il caso di verificare da dove derivi tale risultato. Il meccanismo in base al quale la P.A.T. provvede alla copertura delle necessità finanziarie dell’Istituto sembra prevedere il pagamento di contributi in conto annualità totalmente slegati e soprattutto a tassi sempre superiori rispetto al debito al cui rimborso sono finalizzati. Il dubbio è quindi se i tanto sbandierati tassi vantaggiosi concessi alla Cassa (dalla BEI per esempio) si siano effettivamente tramutati in benefici per la P.A.T. e non invece in margine di interesse per Cassa del Trentino.

 

Da ultimo, la verifica della situazione di mercato al tempo della stipula dei due contratti evidenzia che i tassi variabili erano già in partenza inferiori rispetto al tasso fisso garantito dai mutui. L’esistenza di una minusvalenza lampante, secondo consuetudine, si doveva evidenziare con la prezzatura dei due contratti. Cassa del Trentino avrebbe dovuto ricevere le differenze attualizzate (c.d. up front) per portare al livellamento della situazione di partenza.

L’operazione sui derivati è stata senza alcun dubbio portata avanti con leggerezza e con macroscopica sottovalutazione delle conseguenze (anche di lungo periodo) per le finanze provinciali. Conseguenze che peraltro non incideranno sul patrimonio degli amministratori che, forse preoccupati delle conseguenze delle loro scelte, hanno ritenuto opportuno e legittimo stipulare (a spese dei contribuenti, dato che il relativo costo grava sulle casse dell’Istituto) polizze a copertura delle loro responsabilità con premi pesanti e costantemente crescenti (Euro 26.924 per il 2012, Euro 30.862 per il 2013 ed Euro 41.507 per il 2014).

Tra le altre questioni degne di approfondimento segnaliamo anche un non ben specificato “saldo negativo di Euro 1.816.884” rilevato nella Nota Integrativa al Bilancio 2012 (pag. 112) da ricondursi  alla “chiusura anticipata, rispetto ai termini contrattuali, dei depositi a lunga scadenza sottoscritti con Natixis e Royal Bank of Scotland”.

Si chiede pertanto alla Spettabile Procura della Corte dei Conti di accertare l’esistenza di eventuali danni e le conseguenti responsabilità.

 

Filippo Degasperi                                                       

Manuela Bottamedi

 

Trento, 13 marzo 2014

 

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