Indagine per tangenti all'Agenzia spaziale italiana

Un giro di tangenti dietro agli appalti dell'Agenzia spaziale italiana: nemmeno una delle più prestigiose istituzioni nel campo della ricerca si salva. Sette gli indagati, per concussione e corruzione a seconda delle posizioni, e tra loro il presidente dell’Asi Enrico Saggese.

ROMA - L’odioso fenomeno della corruzione, accompagnato dall’altrettanto deprecabile meccanismo dei rapporti di parentela tra esponenti di un ente pubblico e società con questo in rapporti di fornitura rischia di travolgere anche l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi).
Oggi, su disposizione dei pm romani Paolo Ielo e Mario Palazzi, gli uomini del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza ed i carabinieri del nucleo investigativo hanno perquisito alcuni uffici dell’Agenzia nella sede romana di Tor Vergata e le sedi di sei società alla ricerca di documenti e di memorie di computer relativi ai rapporti contrattuali. Il sospetto di inquirenti ed investigatori è che dietro alcuni appalti ci sia stato un giro di tangenti.
Sette gli indagati, per concussione e corruzione a seconda delle posizioni, e tra loro il presidente dell’Asi Enrico Saggese. Gli altri sono due collaboratori di quest’ultimo, Francesca e Mario Giacomo Sette (dipendenti Finmeccanica distaccati presso l’Asi con mansioni di portavoce) e gli operatori di società Elena Oteri, Alfiero Pignataro, Salvatore Marascia e Vittorio Sette. Le società coinvolte nelle perquisizioni sono la Sistina Travel, che organizza viaggi all’estero per i dipendenti Asi, la Get-It, con sede a Torino, la Eurofiere, con sede a Rivoli (Torino), la Art Work e la Space Engineering, entrambe a Roma, e il Centro italiano di ricerche aerospaziali (Cira) con sede a Capua (Caserta).
«Personalmente sono totalmente estraneo a qualsiasi ipotesi di reato», ha detto il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana Enrico Saggese. Quanto alle notizie relative alla perquisizione nella sede dell’Asi, rileva Saggese, «desidero sottolineare che si tratta di una vicenda interna impropriamente trasformata, tramite esposto, in una questione di rilevanza penale». L’attività istituzionale dell’Asi, dice «non è assolutamente toccata da questo episodio e confidiamo in una rapida conclusione, in sede competente, per ridare serenità ai lavoratori dell’Asi impegnati in molte attività internazionali». Anche il Cira, in una nota, ha ribadito l’estraneità sua e del suo presidente, dicendosi pronto «a fornire tutta la collaborazione richiesta dai magistrati per l’accertamento della verità».
Ma l’attenzione di chi indaga non è circoscritta al solo, presunto, giro di mazzette, così come segnalato in una denuncia da un dirigente dell’Agenzia spaziale dapprima vittima di un tentativo di concussione e poi di una serie di ritorsioni dopo aver manifestato il proprio dissenso. Le verifiche di chi indaga vertono anche sull’eventuale sussistenza di fatture false per operazioni inesistenti, sui requisiti di soggetti nominati dirigenti e sui criteri di assegnazione di consulenze. E anche su questi aspetti si è svolta l’attività di perquisizioni negli uffici e nelle abitazioni degli indagati. Circostanze che potrebbero far emergere altre ipotesi di reato.
L’indagine punta, infine, anche a chiarire i rapporti di parentela tra titolari di società e stretti collaboratori del presidente dell’Asi. I titolari della Get-It di Torino, secondo quanto emerge dal decreto di perquisizione di quattro pagine, sono Elena Oteri ed il marito Vittorio Sette. I due imprenditori, finiti sul registro degli indagati, sono i genitori di Francesca e Mario Giacomo Sette, stretti collaboratori di Saggese. Il sospetto della procura è che la Get-it avrebbe ottenuto commesse dall’Asi grazie ad una serie di favori. Francesca e Mario Giacomo Sette, è detto nel provvedimento, sono sospettati inoltre di aver operato in violazione di doveri di imparzialità e di legalità.

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