L'edilizia a -13% abbatte il Pil trentino

In Trentino nel 2012 sono stati prodotti beni e servizi per 16 miliardi 332 milioni di euro. Depurando il dato dall'inflazione, il Pil provinciale è sceso del 2%, un po' meglio dell'Italia e del Nord Est, entrambi al -2,4%. Il Pil è stato abbattuto soprattutto dal calo degli investimenti, scesi dell'8,9% rispetto all'anno precedente, e in particolare degli investimenti in costruzioni, precipitati del 12,7%

di Francesco Terreri

ediliziaTRENTO - In Trentino nel 2012 sono stati prodotti beni e servizi per 16 miliardi 332 milioni di euro. Depurando il dato dall'inflazione, il Pil provinciale è sceso del 2%, un po' meglio dell'Italia e del Nord Est, entrambi al -2,4%. Il Pil è stato abbattuto soprattutto dal calo degli investimenti, scesi dell'8,9% rispetto all'anno precedente, e in particolare degli investimenti in costruzioni, precipitati del 12,7%. Certo, anche i consumi sono scesi, del 2,1%, mentre export e spesa pubblica, che hanno tenuto, non compensano le altre voci. Ma la mazzata alla crescita è arrivata soprattutto dal mattone.
La stima della dinamica di alcuni aggregati economici trentini, anticipata rispetto all'Istat, è stata resa nota qualche giorno fa dal Servizio statistica della Provincia. Sul versante delle risorse, oltre al Pil, si esaminano le importazioni da altre regioni italiane, che diminuiscono del 3,7%, e quelle dall'estero, che cedono dal 4,5%. Ma le cause del calo sono da ricercare dal lato della domanda. Come si diceva, è quella per investimenti fissi lordi, soprattutto in edilizia, ad aver trascinato giù il Pil.
Tra i consumi, mentre quelli interni dei residenti sono calati del 3%, dando quindi un apporto negativo, quelli dei non residenti, cioè dei turisti, sono aumentati dello 0,3%, uno dei segnali che il turismo ha svolto una funzione anticiclica. Salgono poi dello 0,4% i consumi della pubblica amministrazione, mentre va giù del 4,4% la spesa del resto d'Italia, cioè le nostre «esportazioni» nelle altre regioni. L'unica voce che cresce, come è noto da tempo, è l'export: +2,4%.
Un quadro analogo, utilizzando altri indicatori, è quello che emerge dal rapporto «La congiuntura in Trentino Alto Adige» delle Camere di commercio di Trento e Bolzano. L'allarme è soprattutto sull'occupazione. In Trentino i disoccupati sono cresciuti del 39,9%, passando dai 10.800 del 2011 a 15.100 l'anno scorso. Il tasso di disoccupazione è salito al 6,1% (in Alto Adige è al 4,1%). La cassa integrazione aumenta del 33,2%, mentre gli occupati hanno una leggera contrazione.
Si conferma il buon risultato dell'export e la contrazione dell'import, nonché la tenuta del turismo con le presenze in aumento dell'1,3%. Il numero di imprese è rimasto quasi costante (-1,1%), ma cresce il numero dei fallimenti: nel 2012 in Trentino sono stati 69, sei in più del 2011. Ma il vero e proprio boom si sta registrando quest'anno. Nei primi sei mesi i tribunali di Trento e Rovereto hanno dichiarato 54 fallimenti. Nel primo semestre 2012 erano stati 31. L'impennata, quindi, è del 74%.
Le previsioni per il 2013 rimangono negative. Nel complesso, dice la Camera di commercio, le previsioni degli imprenditori trentini sull'anno in corso sono pessimistiche e indicano che, almeno nel breve periodo, non vi saranno punti di svolta nell'attuale fase di congiuntura negativa. La redditività delle imprese è stimata in calo e il clima di fiducia risulta «sensibilmente negativo».  F. Ter. 

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