«La Polonia conviene,  ma resto in Italia»

C' è chi delocalizza, magari ammaliato da immediati vantaggi, e c'è chi invece si «accontenta» di spostarsi di qualche decina di chilometri. È il caso dell'industriale Stefano Zanasi, titolare della Zanasi Serramenti, con sede a Chizzola e 130 dipendenti. Si sposterà, dunque, ma non in Polonia o Romania, nonostante le offerte vantaggiose, ma a Pergine, dove ha già un sito produttivo. Alla lunga, spiega, è meglio qui.

di Chiara Zomer

ZANASICHIZZOLA - Di questi tempi la tentazione è forte per tanti imprenditori, schiacciati tra una crisi economica che non accenna a placarsi e problemi legati ai creditori che faticano a far fronte alle fatture. Se l'Italia arranca, in molti si guardano attorno, alla ricerca di lidi più felici. «Ma è un calcolo che pur comprendo, ma che sul lungo periodo non credo possa pagare», osserva Stefano Zanasi, titolare della Zanasi Serramenti. L'imprenditore dell'azienda alense - la sede è a Chizzola - lavora nel settore più martoriato dalle difficoltà economiche, quello dell'edilizia.

 

Le sue aziende - Zanasi serramenti, Gruppo Finestre e Serramenti Verona - producono finestre e occupano 130 dipendenti, tra operai, tecnici e rappresentanti. Eppure, spiega, abbassando i margini si riesce a stare sul mercato. E si riesce soprattutto a non cedere alle lusinghe della delocalizzazione.
«Moltissimi dei miei colleghi ci stanno pensando seriamente - spiega Zanasi - E li capisco. D'altronde anche a me hanno fatto offerte davvero vantaggiose, sia in Polonia che in Romania. Avrei potuto ottenere un capannone gratis e operai disponibili a lavorare per 3 euro all'ora». Praticamente un regalo. Che lui ha pur gentilmente declinato: «No grazie, io lavoro qui. È qui che la mia azienda è nata, dal niente. Ed è qui che rimarrà. Perché se siamo cresciuti, e oggi come gruppo diamo lavoro a 130 persone, è grazie a me, ma anche grazie ai miei collaboratori. Senza contare che io poi le finestre a chi le vendo? Ai polacchi?».


Non solo. A far rinunciare a qualsiasi tentazione di delocalizzazione, osserva lui, c'è anche il calcolo dei pro e dei contro. Che solo all'apparenza spinge all'espatrio: «In questo momento in quei paesi si può ottenere molto, e si ha un costo del lavoro minimo. Ma sono alle porte dell'Europa, anche da loro si aprirà un trend economico che inciderà sul mercato del lavoro, si avvicineranno a noi. E quindi cosa farò tra altri dieci anni? Cercherò un nuovo paese in cui risparmiare? No grazie».


Lui resta qui. O meglio, si muove, ma di poco. Attualmente in Trentino ha due siti produttivi: quello storico a Chizzola e quello di Pergine, ampliato solo un paio d'anni fa. Ora un po' per motivi di razionalizzazione, un po' per questioni di taglio dei costi, ha deciso di raggruppare tutto in un unico sito produttivo, a Pergine. «Lì dal punto di vista logistico siamo in condizioni di lavorare bene: abbiamo un capannone di 15 mila metri quadrati, è possibile organizzare l'attività. Con i dieci dipendenti attualmente occupati a Chizzola abbiamo già raggiunto un accordo. In bassa Vallagarina resterà solo la sede amministrativa e il deposito».

 

L'unico problema, butta lì ridendo, è che girano voci strane: «Chi vede spostare le macchine, immagina che l'azienda stia chiudendo - spiega Zanasi - mentre in realtà ci stiamo solo organizzando. Anzi. L'azienda sta continuando ad andare bene».


Snocciola numeri, Zanasi. E parla di un fatturato, pur negli anni orribili della crisi, che continua a crescere: «Nonostante la crisi siamo arrivati a 16 milioni di euro di fatturato, con un aumento del 30% rispetto all'anno scorso - osserva - certo, per ottenere questo risultato abbiamo dovuto abbassare i prezzi, quindi i margini sono molto minori rispetto al passato. Ma possiamo dire, per ora, che stiamo andando bene. Siamo anche fortunati: abbiamo lavorato con più di una commessa pubblica, e non abbiamo mai avuto difficoltà nel farci pagare il lavoro». Insomma, si resiste. Con una certezza: resistere a qualsiasi tentazione di delocalizzazione.

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