Teatro / L’appuntamento

L'Otello di Shakespeare in una versione con un cast tutto al femminile

Da giovedì 18 gennaio a domenica al Teatro Sociale

di Fabio De Santi

TRENTO. La tragedia del Moro di Venezia affonda le proprie radici nella linea d’ombra su cui ognuno di noi cammina come un funambolo in cerca di equilibrio, nella speranza, ma senza la certezza, di non cadere mai. Questi i presupposti dell’Otello di William Shakespeare per la regia Andrea Baracco in una produzione Teatro Stabile dell’Umbria proposto al Teatro Sociale giovedì 18 e venerdì 19 alle 20.30, sabato 20 alle 18 e domenica 21 alle 16. Lo spettacolo sarà portato in scena da un cast tutto al femminile composto da Valentina Acca, Flaminia Cuzzoli, Francesca Farcomeni, Federica Fresco, Viola Marietti, Federica Fracassi, Ilaria Genatiempo e Cristiana Tramparulo.

Andrea Baracco, quali forme ha dato alla sua regia dell’Otello?

“Riflettevamo con Letizia Russo, che è la nostra drammaturga e traduttrice, che soprattutto i testi classici, e in particolari quelli shakespeariani che sono molto noti, si portano dietro una serie di rimandi e di stratificazioni che si accumulano nel corso degli anni. A noi interessava arrivare all’osso di questo testo molto controverso. Abbiamo pensato di azzerare un po’ quello che si è detto su Otello che ad esempio è stato visto come un testo razzista o sul femminicidio ma non è nulla di tutto questo: è una tragedia che vede al centro un grande manipolatore che mette le persone di fronte a loro stesse per far vedere quali sono le pieghe più profonde dell’animo umano”.

Non si tratta quindi di una scelta estetica ma poetica.

“Sì, cerchiamo di andare più a fondo possibile in quella che è la poetica di Shakespeare. Questo è il primo testo che ha scritto in cui lui non recitava, non a caso il primo personaggio che ha delineato è stato quello di Iago, che fa da regista per tutto lo svolgimento della vicenda e quindi fa un po’ le sue veci. Non è quindi un fatto formale ma poetico: vogliamo andare alla radice del senso più profondo di questo dramma”.

Lei dice che Otello l’accompagna da tempo con le sue domande abissali sull’ambiguità̀ della natura e delle relazioni umane.

“Tutti i personaggi, anche quelli minori, cercano di nascondere il più possibile la loro natura e poi in un modo o nell’altro Iago riesce a farla esplodere: Cassio che sembra un damerino, dandy, mondano cela una natura bestiale che Iago riesce a tirar fuori; Emilia, la moglie vessata di Iago, è quella che inaspettatamente alla fine lo mette sotto scacco con una presa di coscienza molto potente. Ci sono tanti elementi che fanno di questi personaggi delle bombe a orologeria che Iago fa esplodere”.

Un altro tema per lei cruciale: la riflessione sulla profonda affinità tra ciò che è teatro e ciò che è vita.

“Nel nostro spettacolo cerchiamo di arrivare il più a fondo possibile nel significato del testo e in questo senso il teatro è una grande macchina di verità perché attraverso il massimo della finzione si arriva al vero dei vari meccanismi tra i personaggi”.

Da dove la scelta di far recitare le interpreti in abiti moderni?

“Abbiamo deciso di portare l’Otello il più vicino possibile all’oggi anche se quello che abbiamo creato è un tempo abbastanza astratto. Non c’è un riferimento specifico a un’epoca anche perché le opere di Shakespeare sono state spesso adattate e collocate in anni tragici politicamente o in tempi medievali e da spettatore penso si rischi di mettere distanza. La grandezza di un classico, invece, sta nel fatto che riesce ancora a parlare al contemporaneo e quindi togliere un po’ di orpelli ci ha aiutato”.

Qual è l’attualità di questo capolavoro di William Shakespeare?

“Il pubblico ascolta molto, fa domande, in questo modo ci rendiamo conto che questo testo è molto attuale e siamo contenti di aver messo lo spettatore non davanti a un quadro ma a un pezzo di vita che può riconoscere”.

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