Vernice

Angelo Demitri Morandini, arte trentina (con algoritmi) a Milano

Macchine che eseguono "dripping" di colore casuale, riflessioni sul potere manipolativo dell'intelligenza artificiale, sostituzione di parole nel Capitale di Marx, ma anche enormi sculture fatte di tappi di penna Bic. Il filosofo cibernetico di Caldonazzo sbarca alla ribalta nazionale

di Gigi Zoppello

MILANO. Nel panorama dell’arte contemporanea trentina (se avesse un senso parlare di arte “trentina” in un’epoca di globalizzazione totale), il lavoro di Angelo Demitri Morandini si caratterizza per un altissimo livello di tensione e di ricerca, dalle tecniche ai contenuti. Già notato al Premio Laguna Prize, già ospitato da importanti collettive, Morandini è in questi giorni a Milano per una “personale” alla Manuel Zoia Gallery.

L’esibizione dell’artista si intitolas “Languag* Game of Words”, a cura di Chiara Canali realizzata in collaborazione con Galleria Contempo di Pergine Valsugana, ed è in parte un “best of”, ed in parte l’occasione per vedere nuovi lavori inediti.

Filosofo, informatico, ricercatore, Angelo Demitri Morandini è un artista concettuale, multidisciplinare, che basa la propria ricerca sul linguaggio, sulla manipolazione di parole e oggetti e sul loro impatto sulle relazioni sociali. Vincitore di premi per l’arte contemporanea e progetti di arte pubblica, le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche in Italia e all’estero. Nel 2022 il MART  gli ha dedicato una pubblicazione nella collana “Didattica d’artista”, dedicata alla ricerca decennale nel campo dell’arte relazionale e le sue tele sociali. Cosa vuol dire “sociali”? Realizzate dal pubblico, o con il pubblico, come avvenuto pochi mesi fa al MAG di Riva del Garda.

Angelo Demitri Morandini

L'artista trentino Angelo Demitri Morandini sbarca con la sua mostra personale a Milano

Il catalogo spiega che per Angelo Morandini l’atto estetico si configura come un processo (in alcuni casi anche fortemente ludico) che consente di mettere in luce alcuni “nonsense” o alcune fratture nella odierna società della comunicazione e dell’informazione.

Come in alcuni precedenti progetti, anche in Languag* Game of Words la ricerca artistica prende avvio dal linguaggio. Morandini parte non tanto dal concetto della parola quanto dal grafema quale elemento che costituisce un’unità grafica minima.

Nella serie "Motus Liber. Authority of Symbols: The Manipulative Power of Algorithms”, Morandini ha tracciato con la propria calligrafia una serie di segni (o grafemi) e li ha disposti su una griglia regolare. In questo caso i segni sono però incomprensibili alla vista dell’occhio e diventano plausibili e comprensibili solo attraverso l’uso dell’app Google Lens (che permette di identificare i segni o i grafemi inquadrati con la fotocamera) scegliendo l’opzione “Traduci” che si collega immediatamente con il servizio di Google Translate. L’algoritmo di traduzione interpreta selettivamente alcuni simboli, trasformandoli in parole o frasi di senso compiuto appartenenti a lingue di differenti ceppi (dall’arabo al persiano, dal russo all’ucraino). 

Tuttavia non sempre l’algoritmo riesce a decodificare tutte le parole o i grafemi. Nell’installazione site-specific “Le parole che non ti ho detto”, le matite colorate rappresentano le parole che non sono state decifrate correttamente dall’algoritmo di Google Translate, che sfuggono al controllo digitale e che rimangono “sospese” nell’aria e nello spazio, creando un ambiente tridimensionale e immersivo. Un telaio spaziale in cui le linee colorate delle matite si compenetrano le une alle altre, delineando volumi rettangolari attraverso sottili bordi colorati. Come nel film Matrix, lo spettatore può varcare quello spazio simulato e “giocare” o interagire con le matite così come giocherebbe con le parole, determinando un processo di immedesimazione e, dunque, di piacere estetico.

Come afferma Chiara Canali nel testo critico in catalogo: “Angelo Demitri Morandini opera sui segni linguistici (grafemi, parole, simboli e dati) come un moderno bricoleur”.

Possiamo ritrovare la figura dell’artista-bricoleur anche in altre due opere in mostra. La prima, “Un rifugio per te”, è una installazione composta da circa 500 tappi di penna Bic rossa collegati tra loro a formare una struttura sinuosa, flessibile e avvolgente. La regola del gioco qui consiste nell’adattarsi all’equipaggiamento di materiali di cui l’artista dispone e nel loro utilizzo strumentale al fine di creare, per il visitatore, uno spazio di rifugio e protezione delineato da una sottile linea rossa che taglia trasversalmente lo spazio, segno visivo evocativo di energia e movimento.

Sempre all’insegna del gioco del bricoleur è il secondo lavoro “Capitale datocromico”: eroi nei colori animati della Gig Economy, un oggetto da bricolage assemblato manualmente dall’artista e costituito da una struttura all’interno della quale un barattolo di plastica capovolto è installato al di sopra di una vecchia ventola di un computer. Quando la macchina automatica viene attivata, il barattolo rilascia, come un alambicco, gocce di colore nel campo d’aria sovrastante la ventola che le spara vorticosamente sul pannello di legno alle spalle, creando un dripping di stampo espressionista astratto. .

Quest’opera anticipa una riflessione fondamentale nel progetto di Morandini: l’importanza attribuita ai dati, ai big data e alla data visualization (la visualizzazione grafica dei dati). Oggi viviamo in una società dell’informazione in cui il dato, il bit e quindi l’informazione sono la materia prima più preziosa che genera ricchezza.

Fantascienza? AI? Attenzione al ritorno dei fondamentali dell’Ottocento: Morandini ha deciso di utilizzare, come punto di partenza per il suo ulteriore processo creativo, il libro fondamentale di Karl Marx: “Das Kapital” (Il Capitale) pubblicato nel 1867. La parola “merce” viene sostituita con la parola “informazione” (la vera merce del terzo millennio), in modo da attualizzare l’opera di Marx ed evidenziare l’importanza cruciale del dato come forma di capitale per la nostra società digitalizzata e informatizzata. 

Continuando l’esplorazione delle connessioni tra parola scritta e immagine visiva, già intrapresa nel 2020/2021 con il progetto “Dante Fluttuante”, anche in questa occasione Morandini realizza una serie di 25 grafiche digitali Flusso e Forma: metamorfosi dell’Informazione (di cui in mostra ne sono esposte 5) che utilizzano alcune parole (lavoro, valore, produzione, capitale, informazione, tempo) de Il Capitale di Marx come set di dati, interconnessi in nodi e gangli all’interno di una rete neurale configurata con le tecniche della Social Network Analysis e con il layout di Gephi Software. La disposizione dei nodi e dei collegamenti visualizza le interconnessioni concettuali che emergono dalla rete delle parole. Il flusso vorticoso e centripeto dei dati genera una morfologia biologica a ventaglio e dei pattern a raggiera che evidenziano lo sviluppo multiforme ma ordinato dell’algoritmo. 

Angelo Demitri Morandini (nato a Caldonazzo, nel 1975) ha le sue gallerie di riferimento, che sono la Galleria Contempo di Pergine e la Galleria Manuel Zoia di Milano.

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