Arte / Storia

Una chiesa inedita nella Laguna occidentale di Venezia

Lo scavo 2023 ha confermato in gran parte i dati emersi dalle indagini geofisiche, riportando alla luce le fondazioni di alcuni dei pilastri della basilica triabsidata medievale scavata a fine Ottocento

VENEZIA. Nuovi particolari sulla "Venezia delle origini" emergono dalle ricerche archeologiche nell'area del monastero dei Santi Ilario e Benedetto a Dogaletto di Mira (Venezia) da parte dell'Università Ca' Foscari in collaborazione con il Comune di Mira, su concessione del ministero della Cultura. Lo scavo 2023 ha confermato in gran parte i dati emersi dalle indagini geofisiche, riportando alla luce le fondazioni di alcuni dei pilastri della basilica triabsidata medievale scavata a fine Ottocento.

Le indagini hanno inoltre portato in luce un'altra chiesa più antica a tre navate, di dimensioni più piccole, di cui si conservano le fondazioni piuttosto massicce e realizzate in grandi blocchi di pietra. Da queste fondazioni proviene un'altra grande sorpresa per lo scavo: un frammento di stele funeraria di età romana, raffigurante una donna con il capo velato, utilizzato come materiale da costruzione per la creazione delle stesse strutture.

La campagna di scavo si sta svolgendo sotto la direzione scientifica di Sauro Gelichi, ordinario di Archeologia Medievale. L'abbazia dei Santi Ilario e Benedetto fu un importante monastero benedettino ubicato ai margini occidentali della laguna di Venezia, tra le attuali Malcontenta e Gambarare, nell'attuale territorio di Mira. La sua storia è strettamente intrecciata a quella del ducato delle origini (IX secolo) perché costituisce uno dei luoghi simbolo della laguna altomedievale, fondamentale per la ricostruzione delle dinamiche insediative tra VIII e XIII secolo. Di esso non resta niente a vista: nel XIX secolo furono condotti scavi che portarono al ritrovamento di una basilica a tre navate medievale, frammenti di mosaici pavimentali e una serie di sarcofagi e lapidi tombali.

Le indagini geofisiche riprese nel 2020 hanno restituito un quadro significativo relativo alla presenza di strutture archeologiche ancora sepolte nell'area dove si ipotizza sia stato fondato il monastero. Durante i lavori allo scavo sono stati utilizzati caschetti sensoriali, eye tracker e questionari specifici per sviluppare nuove soluzioni di valorizzazione.

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