Spettacoli / L'evento

Poplar festival, quattro sold out da 3.500 spettatori a sera: il reportage

Quattro giorni di giovani, adulti, pure anziani, pure bambini, saliti a piedi da Piedicastello al Doss Trent per ascoltare musica, stare assieme, vivere la città. Poplar è - nell’estate delle polemiche post Vasco della Music Arena, con gli annunci disattesi, i concerti allestiti in fretta e furia e il “big” in extremis con Mr Rain - un successo del pianificare e del vederci lungo

SPETTACOLO Poplar, le immagini (foto di Diego Morone)

Il festival degli studenti che piace a ogni età di Leonardo Pontalti. Quattro sold out da 3.500 spettatori a sera, con prezzi dei biglietti a 18,50 a serata (o full pass a 54 euro). E mettiamoci pure che per salire a Poplar c'è da arrivare a piedi, dalla piazza di Piedicastello al palco. Partiamo dai numeri perché è anche dai numeri che si definisce un successo. Quella di Poplar è la storia di un successo, nato nel 2017 grazie all'impegno di alcuni giovani universitari che cercavano di fare a Trento qualcosa che a Trento non c'era e iniziarono dalle Albere. Una cosa tutta per loro.

Sette anni dopo, la musica è cambiata: anzi, la musica è sempre di qualità (grandi nomi attuali o nomi che passando anche da Poplar lo sono diventati, a dimostrazione dell'occhio lungo degli organizzatori. Un esempio? I Pinguini Tattici Nucleari passarono proprio dalle Albere alla prima edizione), ma non ci sono più solo gli universitari trentini a salire ad ascoltarla. Ci sono anche adulti, ci sono soprattutto tanti appassionati che arrivano a Trento apposta per i concerti e gli eventi di Poplar: quattro spettatori su dieci hanno raggiunto il capoluogo da fuori provincia in base ai dati di vendita dei ticket, tutti online.

Un evento fatto non solo di musica ma anche di incontri e dibattiti, che è grande nei numeri ma che non bada ai numeri, bensì piuttosto alla capacità di far incontrare, riflettere e divertire chi vi partecipa, senza eccessi, senza problemi di ordine pubblico, senza ripercussioni sulla location, già ripulita e restituita ai fruitori abituali tra passeggiate, corsette e visite al mausoleo di Battisti.

La rapida e felice metamorfosi di un evento studentesco che - senza tradire lo spirito iniziale - si è trasformato in risorsa per tutti: per la città, per la comunità, per l'economia e il turismo trentini, con un budget da 300mila euro coperto solo per un quarto da contributi pubblici. Da ripetere.

Gli ultimi preparativi prima del via: come si prepara un festival da 15mila di Matteo Lunelli

Sono giovani, sono intraprendenti, sono, in fin dei conti, dei sognatori. E sono, soprattutto, davvero indaffarati. D’altra parte domani 14 settembre inizierà la quattro giorni del Poplar: da giovedì a domenica, dal tardo pomeriggio a notte, con un totale di circa 15 mila spettatori, con 24 gruppi e cantanti sul palco (anzi 25, ieri l’annuncio di una “pazza comparsata” di Pop X), con le birre da spillare e i panini da fare (ma quest’anno ci saranno anche i canederli, novità assoluta), con gli eventi culturali e con le magliette del merchandising - negli anni diventate oggetti quasi da collezione - da vendere.

Il Festival nato dal basso vola sempre più in alto. E se negli ultimi mesi, parlando di musica e concerti, eravamo abituati ad annunci in pompa magna, interrogazioni in consiglio, conferenze stampa con - nelle vesti di organizzatori - presidenti della Provincia, assessori e massimi dirigenti di piazza Dante, nel caso del Poplar saliamo semplicemente sul doss Trento e vediamo decine e decine di ragazzi che corrono da una parte all’altra. L’unico presidente che troviamo è in pantaloncini, ha i capelli lunghi e il cellulare all’orecchio.

«Ci siamo quasi - sorride Luca Bocchio, piemontese, ex studente universitario a Trento -. Siamo qui da lunedì per preparare questa settima edizione, ma in realtà ci lavoriamo dallo scorso settembre». Ufficialmente l’organizzazione dell’evento è dell’Associazione Entropia, di cui appunto Luca Bocchio è presidente. Una associazione nata per rispondere alla frase standard di generazioni di trentini: «Ma a Trento non c’è mai nulla da fare».

Gli Shame (Londra) fanno impazzire il Poplar: in 3.500 sul Doss Trento

Un successo enorme: anche nella serata finale del Poplar Festival 2023 sul Doss Trento c'è stato il pienone. Quarto tutto esaurito in altrettanti giorni. Uno spettacolo unico, un evento capace di far arrivare in Trentino tantissimi giovani da tante regioni italiane

«Quando l’Aps è nata - racconta Nahid Aliyari - eravamo tutti o quasi studenti a Trento, mentre ora alcuni si sono laureati e c’è stato un po’ di ricambio. Nell’associazione siamo in venti, c’è chi lavora e chi studia, ma per il Festival siamo tutti operativi. Giuseppe, ad esempio, lavora a Londra e da lì segue la parte amministrativa e finanziaria. Ma per organizzare il Poplar è indispensabile l’aiuto dei volontari».

Quest’anno, quando è stato chiesto chi volesse dare una mano per il Poplar (la call, per usare un linguaggio al passo con i tempi), hanno risposto in 450. Poi, sulla base delle disponibilità e delle caratteristiche, ne sono stati selezionati 200. «E tantissimi vengono da fuori Trentino: ex studenti, amici di amici, persone curiose, c’è un bel mix. Si va dai 18 ai 40 anni. E fuori provincia abbiamo venduto anche una bella fetta di biglietti per il Festival: le province vicine, soprattutto, ma anche tanti in Lombardia. La nostra proposta, insomma, piace e attira. Anche quest’anno abbiamo cercato di alzare l’asticella per quanto riguarda pubblico, ricercatezza e qualità, senza dimenticare la fidelizzazione. Abbiamo avuto un +25% di abbonamenti ai quattro giorni. Oltre 600 in totale, che è un numero altissimo per un Festival, anche perché gli abbonamenti li vendevamo “a scatola chiusa”, ovvero prima di aver annunciato la line up».

Una line up che è indiscutibilmente di qualità: certo, ci sono i gusti personali, ma è oggettivo che il livello sia davvero alto. E ci sono anche quattro gruppi internazionali, che arriveranno da Inghilterra e Francia. «Quest’anno andremo a prendere gli artisti in aeroporto, a Venezia e Verona». Tutto è pensato, tutto è organizzato e si cerca di non lasciare nulla al caso. Con da una parte l’eccitazione e l’emozione di una nuova edizione e dall’altra quella normale paura e preoccupazione. «Per oltre l’80% siamo autofinanziati. Ovvero se va male, va male», ammettono. Insomma, se non si vendono i biglietti (e poi bibite, cibo e merchandising), i conti vanno in rosso. Biglietti i cui prezzi restano piuttosto popolari (18,50 euro), ma di certo non “regalati” come ci aveva abituato l’estate di festival alla Music Arena (e anche il concerto di Mr Rain avrà un costo “fuori mercato”, ovvero di soli 5 euro).

Ma sul doss Trento i giovani del Poplar non pensano a confronti o eventuali polemiche, quanto a lavorare: manca poco e giovedì alle 17.30 si apriranno i cancelli. A quel punto saranno quattro serate di buona musica: Verdena e Coma Cose i due nomi “di grido”, ma ci saranno anche Squid, Shame, Mezerg, Dov’è Liana, Noyz Narcos, Kid Yugi e tanti altri).

Il commento di Leonardo Pontalti

È il Mesiano che avevano i quarantenni e che gli universitari di oggi non hanno avuto. Ma di più. È un festival? È una serie di incontri e conferenze? È un luogo di incontri? Tutto questo, ma anche di più. Poplar è, innanzitutto, un successo. Quattro giorni con quattro sold out, quattro giorni di giovani, adulti, pure anziani, pure bambini, saliti a piedi da Piedicastello al Doss Trent per ascoltare musica, stare assieme, vivere la città. Poplar è - nell’estate delle polemiche post Vasco della Music Arena, con gli annunci disattesi, i concerti allestiti in fretta e furia e il “big” in extremis con Mr Rain - un successo del pianificare e del vederci lungo.

Lo dicono i numeri, lo dicono i nomi. Solo qualcuno, così a caso: nel 2017, anno del debutto alle Albere, Pinguini Tattici Nucleari. I Coma Cose (rivisti anche sabato), chiamati nel 2018 assieme ad Eugenio in via di Gioia; nel 2019 La Rappresentante di Lista, Franco126, Fulminacci. Anche nel 2020 i ragazzi coordinati da Luca Bocchio erano riusciti a mettere in piedi un programma di tutto rispetto e a Trento era arrivato lo scrittore Enrico Brizzi; nel 2021 di nuovo La Rappresentante di Lista e Margherita Vicario; l’anno scorso Nu Genea e Cosmo, quest’anno pure la perla dei Verdena. E tutto attorno tante band, tanti artisti, tanti dj che magari piacciono solo ai loro estimatori e non sono ancora di grido, ma dalle presenze sul Doss Trent di estimatori ne hanno.

Poplar è dunque tecnicamente e oggettivamente un evento che funziona, solo guardando alla direzione artistica, come si direbbe a Sanremo e guardando anche a quanti a Sanremo (per quel che vale per la generazione Z) sono andati dopo essere passati dal palco sotto al Mausoleo di Cesare Battisti. Funziona, perché i gruppi sono scelti bene e perché la location è splendida e pazienza se c’è (e c’è) chi storce il naso perché il parco è “Zona Sacra” legata ai lutti e ai sacrifici degli Alpini e di chi ha dato la vita nei conflitti mondiali, pazienza perché forse musica e gioia di vivere sono il modo migliore per onorare chi ha dato la vita proprio anche perché nipoti pronipoti e bisnipoti potessero studiare e ballare anziché imbracciare lo schioppo.

Poplar è, infine, la coscienza di una città: una città universitaria, una città resa grande e ricca dai giovani. Proprio la coscienza, come un grillo parlante: con la sua musica che risuona fino a tardi nella città e infastidisce qualcuno, ricorda a tutti, soprattutto a chi è infastidito, che è certo, è grazie a Bruno Kessler e alle sue intuizioni che il capoluogo ha un posto nel mondo ed è richiamo per tanti giovani, ma è grazie a quei giovani che continuano a iscriversi all’Università, a venire qui a fare ricerca, a portare qui amici, famiglie che quella vocazione continua ad essere alimentata, portando cultura, idee, portando soldi. Con i loro rumori vitali: quello delle idee, quello dell’intreccio di culture che arricchisce, quello dei soldi degli affitti degli studenti.

Poplar, sul Doss Trento è stata una settimana da sogno

Il Poplar ha attirato sul Doss Trento un grandissimo numero di persone di ogni generazione, provenienti da diverse regioni. Tutto bellissimo

Rumori che piacciono. E allora non ci si può lamentare del “rumore” del dj set di Mace all’una del mattino, una volta ogni tanto. E neanche di quello delle band dei concerti live in città, con gli esercenti che implorano (giustamente) di poter far suonare i gruppi oltre le 23. Poplar, coi suoi bassi distorti che arrivano giù dal Doss Trent, è la voce della coscienza che ricorda a tutti che non sono i decibel a minacciare la vivibilità ma l’assenza di chi a Trento ci viene per crescere e ogni tanto vivere e svagarsi, arricchendo tutti non solo nel portafoglio.

Le pagelle di Diego Morone

Si è chiuso il Poplar festival 2023 ed è tempo di provare a dare un voto a tutti quelli che sono passati che hanno contribuito a fare grande Poplar organizzato da giovani che, partiti con pochi mezzi e tante idee, hanno contribuito a creare un evento divenuto punto di riferimento per la città e non solo.

Ranabis 8

Non soffre per nulla l’aprire il palco per il Festival, fa il suo e porta con sé il meglio della scena trentina. La comparsa di Drimer, tra l’altro, è una chicca.

Alda 8.5

Una bellissima sorpresa per chi non la conosceva già da prima. Ha spaccato il palco con il freestyle, un nome “da Poplar”. Promossa a pieni voti.

Mattak 8

Il mood non si spezza e lui continua a entusiasmare, re indiscusso degli extrabeat – sensati, però. Il rap lo fa bene e nessuno lo ha mai messo in discussione.

Kid Yugi 8

È ancora giovanissimo ma la pressione di un palco, calcato da mostri sacri nel suo genere, non lo ha spaventato. Inizia a movimentare la serata in preparazione alla LG.

Lovegang126 8.5

Non è tanto il “come cantano”, è più il “come accendono il pubblico”. I guasconi si confermano tra i più amati del momento, hanno vita facile sul palco.

Noyz Narcos 7

I tempi cambiano e il pubblico anche. Richiama più volte la folla, un po’ spaesata con Virus, ma meglio con i classici. Non è una colpa sua.

Iako 7.5

Apre bene, ma – un po’ come per tutti “quelli delle 18” – la poca presenza non aiuta la performance, comunque più che apprezzabile.

Il mago del gelato 8

Tra i gioiellini del festival, il collettivo si sbizzarrisce e, anche prima del previsto, la reazione del pubblico si fa sentire. Prestazione più che buona.

Colombre 8

È arrivato tardi nella scena indie, ma con il piede giusto. Il “chitarrista di Calcutta” emoziona, momento molto romantico. Big up per Maria Antonietta.

Venerus 8.5

Magica Musica in tutti i sensi: uno dei più attesi, si fa trovare pronto. Momento emozionante, da lacrimoni.

Mezerg 9

Il mago, potrebbe essere stato l’apice del Festival. Vederlo live è tutta un’altra storia: non ci sono parole che possano descrivere l’atmosfera che ha creato. Tutto da solo.

Pop X 9

Ve lo avevamo detto: i Pop X erano imprescindibili per una serata di questo tipo. Trento è casa, come la loro musica.

Dov’è Liana 8.5

Liana non l’hanno trovata e c’è da sperare che non la troveranno per un po’ se vogliamo altre serate del genere. Perché ridi Trento?

Anna Carol 8.5

Non ha niente da invidiare alla scena indie italiana, è più che pronta per il grande salto nel “mondo dei grandi”. Incredibile performance.

Queen of Saba 9

Anche loro in Trento hanno trovato un porto sicuro. Sono esagerati sul palco, spinti nei testi, ma hanno anche dei difetti: ci piacciono così.

Giuse the Lizia 8

Già una certezza nella scena musicale. Il salto dalla prima performance Poplar alla seconda è immenso, chissà per la prossima dove lo troveremo.

Bnkr44 8

Ultima data del tour, questo è chiudere in bellezza. La gente balla, canta e salta: tengono benissimo il palco e lo preparano alla perfezione per il duo più atteso della serata.

Coma Cose 9

Momento romanticissimo, grande hype intorno alla coppia. Non c’era una sola persona, nel prato, non inglobata dalla loro musica. Il ritorno di fiamma che volevamo.

Mace 9

Il modo giusto per chiudere, la figura eclettica che serviva per sintetizzare il Festival, suona “qualsiasi cosa gli passi per la testa sul momento”. Lo fa, è una garanzia.

Humus 7.5

Un po' di problemi tecnici, il prato vuoto non aiuta, tengono comunque botta, c'è tanto potenziale.

Milanosport 8

La musica piace, la reazione del pubblico è chiara, una "scommessa" del Poplar azzeccata.

Daniela Pes 9

Non ci sono parole: un mondo tutto suo, è stato un piacere averne la possibilità di curiosare su uno scorcio.

Squid 8

L'atmosfera di attesa è palese, chiaramente per i Verdena, si presentano molto bene sul palco.

Shame 8.5

Situazione gemella per gli Squid: la serata non esplode, o perlomeno non del tutto.

Verdena 9

Momento clou, sono loro ad alzare l'età media della serata (comunque quarantenni, mica veri "matusa"), perché Poplar è anche questo. Momento musicale molto alto.

Organizzazione: 9

La perfezione non esiste, ma le ragazze e i ragazzi dietro al Poplar ci si avvicinano.

Servizi: 9

Vedere in un festival trentino un Safe Point, per tappi per le orecchie, relax o zuccheri, è un segnale che si è al passo coi tempi. Bagni in quantità industriale.

Credits

Articoli di Leonardo Pontalti, Matteo Lunelli e Diego Morone. Foto di Edoardo Menghini, Claudia Cosi, Lorenza Depeder, Lukas Del Giudice, Emma Bonvecchio, Andrea Mastrangelo, Rosario Multari, Daniele Panato, Matteo Lunelli, Leonardo Pontalti

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