Spettacoli / Cinema

Il toccante film "Io Capitano" di Matteo Garrone candidato italiano agli Oscar

Designato per la selezione al film internazionale il racconto di un'odissea contemporanea: Seydou e Moussa lasciano Dakar per raggiungere l'Europa, attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare. "È un film che racconta un'ingiustizia e una violazione dei diritti umani: che questi ragazzi sono costretti a rischiare la vita per poter viaggiare. Mi interessava poi narrare il viaggio dal loro punto di vista, un viaggio epico"

ROMA. "Io Capitano" di Matteo Garrone è l'opera che l'Italia ha designato per la corsa all'Oscar per il miglior film internazionale. La pellicola, che ha vinto alla Mostra di Venezia il Leone d'argento per la regia, ha avuto la meglio su altri 11 film indicati per la selezione su cui si è riunita oggi presso l'Anica la commissione. Per la shortlist bisognerà attendere il 21 dicembre. Le nomination verranno annunciate il 23 gennaio 2024. La cerimonia degli Oscar si terrà a Los Angeles il 10 marzo 2024.

"Siamo molto orgogliosi di poter rappresentare l'Italia agli Academy Awards con Io Capitano e ci auguriamo che il viaggio di Seydou possa toccare il cuore anche del pubblico americano", dichiara Garrone a caldo dopo la designazione.

"È un film che racconta fondamentalmente di un'ingiustizia che fa sì che questi ragazzi siano costretti a rischiare la vita per viaggiare. È una violazione dei diritti umani. Mi interessava poi raccontare il viaggio dal loro punto di vista, un viaggio epico perché questi ragazzi sono gli unici portatori di un'epica contemporanea. Spero dia una prospettiva diversa con questo viaggio visto dall'interno e questo grazie all'interpretazione cristallina di Seydou (Sarr, ndr) che va diritta al cuore", aveva detto Garrone alla conferenza stampa dei vincitori al Lido.

Mamadou Kouassi della Costa d'Avorio, è un uomo fatto, 15 anni fa ha fatto il viaggio dal suo paese, attraversando il deserto subsahariano in Niger, arrivando in Libia, patendo le torture e poi imbarcandosi in mare. Ora vive a Caserta e ha aiutato Matteo Garrone a rendere ancora più vero "Io, capitano".

E poi ci sono Seydou Sarr e Moustapha Fall, i due protagonisti senegalesi, attori per caso, facce meravigliose con la voglia di Europa negli occhi. E ci sarebbe stato anche Fofana Amara, il vero capitano che a 15 anni si ritrovò a guidare una barca di 250 migranti come lui senza averne mai condotta una e davvero urlò "Io Capitano": ora vive in Belgio, sposato con una donna conosciuta nel centro di accoglienza a Catania, hanno figli ma non ancora il permesso di soggiorno e per questo a Venezia non è potuto arrivare nonostante abbia ispirato la storia e collaborato al film.

"Io, Capitano" è un Pinocchio attualizzato, un mix con Gomorra (lo dice il regista citando due suoi film) ed è anche "un'Odissea contemporanea, in cui i due ragazzi sono un simbolo della loro generazione globalizzata, parte di una migrazione che non è solo quella della fuga dalle guerre e dalle catastrofi climatiche.

Il 70% degli africani sono giovani - spiega Garrone - e hanno il legittimo desiderio di migliorare la loro vita, essere liberi di circolare. È un fatto di giustizia: perché ai loro coetanei europei è permesso andare in vacanza in Senegal in aereo e loro al contrario devono affrontare un viaggio della speranza senza sapere se arriveranno vivi?". Garrone ha scelto appositamente il Senegal e per protagonisti due minori poveri con dignità che hanno internet e voglio andare in Europa per stare meglio, lavorare, mandare i soldi a casa, diventare calciatori e rapper.

"Ci vuole coraggio per fare quel viaggio e io stesso - racconta Mamadou - ero tentato di tornare indietro ma poi ho deciso di rischiare". La sua storia ha ispirato Garrone così come quella del giovane capitano e per aggiungere verità ai due attori protagonisti "che mai erano usciti dal Senegal" non ha mai dato il copione, "ogni giorno venivano sul set ed era un scoperta, come se vivessero l'avventura raccontata nel film, con i momenti di gioia e quelli di disperazione", racconta il regista che ha girato a Casablanca, Dakar e nel mare davanti Marsala.

Cosa si augurano questi africani? "Che gli europei ci capiscano, comprendano il nostro desiderio di libertà che è universale, lo stesso dei ragazzi occidentali. E che ci siano canali di ingresso sicuri, che l'Europa non dia soldi a paesi come Libia e Tunisia che calpestano i diritti umani. E anche che gli spettatori vedano le nostre sofferenze. Oggi - dicono - è una grande emozione". Il controcampo di Garrone, il "guardare l'Europa dal lato opposto, quello dell'Africa - conclude il regista - è una scelta che mette in luce un mondo di persone con i loro sogni, desideri, persone non numeri come quelli della conta dei morti sulla rotta del Mediterraneo cui siamo assuefatti".

Il film si ferma prima dell'arrivo e il dopo? "Non so se avrò intenzione di raccontarlo ma non entro nel merito politico, da regista racconto una storia sul piano etico e universale di ingiustizia".

Il Comitato di Selezione per il film italiano da designare agli Oscars istituito dall'ANICA su incarico dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences, riunito davanti a un notaio e composto da Alessandro Araimo, Domizia De Rosa, Esmeralda Calabria, Daniela Ciancio, Francesca Lo Schiavo, Giorgio Moroder, Cristiana Paternò, Michele Placido, Paola Randi, Riccardo Tozzi, Gianpiero Tulelli, ha votato Io Capitano di Matteo Garrone quale film che rappresenterà l'Italia alla 96/a edizione degli Academy Awards, nella selezione per la categoria International Feature Film Award.

Questa la motivazione: "Per aver incarnato con grande potenza e maestria cinematografica il desiderio universale di ricerca della libertà e della felicità. Creando un'epica del sogno che mette in scena il coraggio e il dolore che segnano da sempre le migrazioni, in una dimensione di profonda umanità".

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