Trento / Archeologia

La Villa Romana svela un prezioso mosaico per un viaggio nella storia

La Tridentum sotterranea si arricchisce di un importante e atteso tassello con l'apertura al pubblico di un sito ricco di straordinari reperti

FOTOGALLERY Ecco l’incanto di Orfeo della Villa romana di Trento

di Manuela Pellanda

TRENTO. La Tridentum sotterranea si arricchisce di un importante (e atteso) tassello, con l'apertura della Villa romana di Orfeo, ora visitabile.

Una cerimonia di inaugurazione, quella di martedì pomeriggio - conclusasi con il taglio del nastro e la visita al sito archeologico -, che ha preso avvio da una diretta itinerante, trasmessa attraverso un maxischermo posto nel piazzale superiore, dove era raccolto un pubblico attento e numeroso.

All'interno del sito archeologico, Gianpaolo Pedrotti, capo ufficio stampa della Provincia, accompagnato di volta in volta da diversi interlocutori - quasi novelli Virgilio - ha svelato i pezzi del prezioso mosaico, «restituito - ha esordito il soprintendente per i beni culturali Franco Marzatico - finalmente alla cittadinanza e che ora si aggiunge alle tante altre aree archeologiche e musei del Trentino, un territorio ricco di segni del passato». Situata in via Rosmini e come gli altri siti di Tridentum a circa 3 metri sotto il suolo attuale, la villa è un magnifico esempio di residenza signorile nella città, lo splendidum municipium, come fu definito dall'imperatore Claudio nel 46 d.C.

Ecco l’incanto di Orfeo della Villa romana di Trento

L’incanto di Orfeo della Villa romana di Trento, in via Rosmini, è stato svelato al pubblico nel pomeriggio di martedì 21 giugno all'inaugurazione del nuovo percorso della Tridentum sotterranea. La villa è un magnifico esempio di residenza signorile nella città di duemila anni fa. Situata al di fuori di quella che era la cinta urbica di Tridentum, fu costruita nel corso del I secolo d.C. e abitata fino al III secolo d. C. [foto di Paolo Pedrotti]
 

Costruita al di fuori di quella che era la cinta urbica di Tridentum nel corso del I secolo d.C., la villa fu abitata fino al III secolo d. C. scomparendo progressivamente alla vista per riemergere nel 1954, ha ricordato l'archeologa Cristina Bassi, referente delle ricerche.

Si ebbe dunque una prima inaugurazione e apertura del sito al pubblico nel 1966, anno della devastante alluvione che ne ha imposto dopo pochi giorni la chiusura. Riaperta nel 1982, la villa rimase nelle competenze esclusive dello Stato fino al 1998, quando, passò appunto alla Provincia la quale, a causa della vetustà dell'immobile e della mancanza di idoneità alla visita ed apertura al pubblico, fu costretta a decretarne la chiusura, con il proposito di riaprirlo non appena possibile.

Lo ha ricordato Mario Tonina, vicepresidente della Provincia, elencando i tanti altri siti archeologici del territorio.Nel 2013 l'approvazione progetto di riqualificazione dell'intera area, condotto dall'UMSt Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Provincia, conclusosi nove anni dopo, con la costruzione di un unico volume edilizio posto a copertura dei resti archeologici e nuovi rinvenimenti, esito di nuove indagini in settori non considerati in passato. E da oggi l'area è aperta nuovamente al pubblico, «esce a galla riportando alla luce il nostro passato comune», ha commentato direttore dell'Ufficio beni archeologici della Provincia Franco Nicolis.

Un percorso di visita dal carattere interattivo, segnato da pannelli informativi, da un video immersivo (che aiuta a localizzare la posizione della villa nel contesto di Tridentum e propone la ricostruzione virtuale della città romana e dell'edificio) e arricchito da una vetrina con reperti, alcuni dei quali testimoniano che l'area era già frequentata in età preromana. Un'area che, alla luce di numerosi altri rinvenimenti, sembra fosse destinata a ricchi edifici, come questa prestigiosa abitazione, il cui nome deriva dal grande mosaico policromo di Orfeo che decora il vano di rappresentanza, dove il proprietario era solito ricevere i suoi ospiti. Un vero e proprio tappeto musivo di 56 mq. - il cui complesso lavoro di restauro è stato illustrato dall'archeologa Cristina Dal Rì - al centro del quale è raffigurato Orfeo, mentre siede su una roccia intento a suonare la lira per incantare gli animali con la sua musica.

«Orfeo che ammansisce le fiere ci ricorda che l'arte e la cultura - ha sottolineato il sindaco di Trento Franco Ianeselli - producono risultati importanti. Le città devono guardare al futuro, ma se non c'è la profondità data da questi due elementi, ciò non può avvenire». Oltre a questo magnifico ambiente principale, la villa disponeva di numerosi vani, fra i quali la cucina e un impianto termale con spogliatoio e stanza per il bagno caldo dotati di riscaldamento a pavimento. Indice di raffinatezza è anche un secondo ambiente decorato finemente con un mosaico policromo con quadretti raffiguranti il nodo di Salomone e al centro un kantharos, un recipiente per bere.

L'edificio era inoltre completato da grandi giardini, spazi verdi che abbellivano ulteriormente la dimora, ai quali si accedeva direttamente dalle stanze della casa.

La gestione del sito è ora affidata al Centro Servizi Culturali Santa Chiara, presieduto da Sergio Divina: «un piccolo tesoro, che date le sue dimensioni ridotte, non ospiterà grandi eventi, ma proposte che ben vi si adattano», con l'auspicio, riferito dall'assessore provinciale Mirko Bisesti, intervenuto con un videomessaggio, «che anche questo patrimonio di storia e di cultura possa essere un luogo vivo e partecipato».

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