Musica / L'evento

Trento, Claudio Baglioni stasera sul palco del teatro Sociale

L'atteso concerto nell'ambito del tour "Dodici note bis", sipario alle 21, ancora poche decine di biglietti disponibili. Uno dei più amati cantautori italiani sarà in scena sull'onda della vittoria all'ambito premio Tenco: «Non la vedo come una sorta di rivincita. Non so se avrei meritato che succedesse prima, ma l'importante è che sia accaduto ora»

di Fabio De Santi

TRENTO. «Avevo percorso 25.000 km in cento giorni cantando e suonando per sei sere a settimana senza mai provare un istante di noia o stanchezza. Senza mai cadere nella trappola della ripetitività. Teatri bellissimi e spettatori attenti ed entusiasti sono stati lo spettacolo per i miei occhi e le orecchie. Io ci ho messo la voce, le mani, il cuore. Se il pubblico chiama, l'artista torna in scena, ringrazia e concede il bis».

Con queste parole Claudio Baglioni, uno dei cantautori italiani più amati di sempre, aveva annunciato alcuni mesi fa il suo nuovo tour che, iniziato a novembre, toccherà i più importanti teatri lirici e di tradizione del Belpaese.

Fra questi anche il teatro Sociale di Trento, dove Claudio Baglioni tornerà questa sera in tour con il suo "Dodici note bis" (inizio ore 21; ancora poche decine di biglietti disponibili) "Dodici note solo bis" vedrà Baglioni - voce, pianoforte, tastiere e altri strumenti - proporre le composizioni più preziose del suo repertorio, protagonista assoluto del live più appassionante della sua intensa carriera.

Baglioni suonerà al Sociale sull'onda della vittoria del premio Tenco quello che dal 1974 viene assegnato alla carriera degli artisti che hanno apportato un contributo significativo alla canzone d'autore: «Di raffinata scrittura musicale - si legge nelle motivazioni per l'assegnazione del Premio - Baglioni, sin dalla fine degli anni Sessanta ricerca attraverso la canzone quell'attimo di eterno che tramite l'arte sappia descrivere la vita, per "battere il tempo a tempo di musica».

Ha cantato le storie minime che sono di tutti e i grandi temi dell'uomo, quando con la sua Trilogia dei colori ha cercato risposte a domande universali. Suo il disco italiano più venduto di sempre ("La vita è adesso"), sua la canzone del secolo ("Questo piccolo grande amore"), e una ricerca continua nei live. Suo il ponte umano costruito con O'Scia', a Lampedusa, lì dove serve essere presenti, dove la musica si fa canto, fiato, afflato, reale mano tesa verso l'altro».

Un riconoscimento che ha spezzato una sorta di tabù come ha raccontato il cantautore romano: «Pensavo che non sarei più riuscito a venire al Tenco visti i miei precedenti con il Festival di Sanremo - Non so se avrei meritato che succedesse prima, ma l'importante è che sia accaduto ora. Non la vedo come una sorta di rivincita perché forse è anche giusto aver creato una sorta di divisione tra generi musicali, tra quelli impegnati e non impegnati. Mi capita di partecipare ad eventi dove magari ti trovi con personaggi usciti dai talent e sembra che tutti facciamo la stessa cosa, ma non è così».

Baglioni con grande classe non ha vissuto il Tenco come una sorta di rivincita precisando come.

«Certe divisioni anche nella musica sono nate in anni rivoluzionari e si sa che le rivoluzioni si fanno senza tante raffinatezze ma puntando necessariamente dritti al bersaglio. C'è stata, non solo per me ma per tanti altri, fretta di etichettare e di mettere una didascalia a quello che facevamo. In alcuni momenti se ne soffre, perché si vorrebbe partecipare ad una rivoluzione anche quando non si è così barricaderi. Io avevo a che fare con i miei problemi, volevo esprimere quello che avevo dentro e volevo essere un buon musicista».

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