Spettacoli / L'evento

"Oüm", un viaggio mediterraneo fra danze ipnotiche, musica, voce e filosofia

In prima nazionale a Rovereto il nuovo spettacolo del coreografo franco-marocchino Fouad Boussouf, in scena questa sera, 5 settembre, al teatro Zandonai, per il festival Oriente Occidente

di Fabio De Santi

TRENTO. Sei danzatori in un ambiente piacevolmente notturno, avvolti da luci calibrate, sono travolti dal groove di due musicisti live sulla scena. Sono loro i protagonisti di Oüm lo spettacolo creato dal coreografo Fouad Boussouf in cartellone questa sera, alle 20.30 allo Zandonai, in prima nazionale per Oriente Occidente.

All'origine di Oüm c'è la musica, la voce, il legame con la tradizione araba incarnata dalla cantante-icona egiziana Oum Kalthoum, che Fouad Boussouf omaggia senza retorica e in modo indiretto, con lo sguardo rivolto al presente.

Qui Boussouf immagina un incontro artistico, avvenuto con mille anni di scarto, tra Oum Kalthoum e il poeta, filosofo, astronomo persiano dell'XI secolo Omar Khayyam. Proprio Oum Kalthoum - scomparsa al Cairo nel 1975 - negli anni '50 ha prestato la sua voce all'interpretazione canora delle Quartine del poeta persiano, sereno epicureo ma anche mistico. Di origini marocchine, Boussouf vive da anni in Francia dove ha fondato la sua compagnia Massala nel 2010.

Il suo Marocco viene raccontato attraverso una poetica felicemente meticcia tra due culture divise dal Mediterraneo. Innervato di hip hop sin dall'infanzia nel suo paese natale e di danze della tradizione araba, incuriosito dalle pratiche del contemporaneo e dalla spettacolarità del nuovo circo in Francia, Fouad Boussouf non perde occasione per riflettere sulle radici in una società come la nostra multietnica e globalizzata. Così, nell'ultima tappa della trilogia sul mondo arabo, Oüm (2020), creato dopo Transe (2013) e Näss (2018), chiama alla vita la gioventù urbana di oggi in una danza corale e ritmica. Oltre ai sei danzatori i musicisti in scena uonano le percussioni, la chitarra elettrica e l'oud, lo strumento a corde tradizionale dalle origini antichissime e appartenente alla famiglia dei liuti, invasando i corpi e trainando le danze per lo più corali, eseguite in sincrono come in una festa popolare.

I passi di due balli folk della tradizione araba, il Dabke mediorientale e il Sabar marocchino, si fondono con mosse hip hop, scosse da breakdance, rotazioni da dervisci, oscillazioni ripetute ed ossessive della testa.

Come evidenziano le note della performance: "Il mélange è ipnotico, il movimento del gruppo travasa in questa 'chiamata alla vita' innescata dai versi del poeta dalla tradizione più radicata all'oggi con disinvoltura stratificando gli stili di movimento e i sound musicali, trasgredendo e superando barriere. Cercando forse lo stato di estasi, il tarab, che solo la voce languida di Oum Kalthoum, udita nel finale, sembra poter regalare".

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