Musica / L’intervista

Francesco Bianconi fa tappa a Rovereto e annuncia: «A breve tornano i Baustelle con un nuovo album»

L’atteso concerto questa sera (giovedì 26 maggio) all’Auditorium Melotti, assieme alla Stupefacente Band: tra rock, acustica e cover inedite

di Fabio De Santi

TRENTO. Le sue liriche hanno segnato negli ultimi vent'anni la dimensione di una delle più ispirate band del rock italiano: i Baustelle. Stiamo parlando di Francesco Bianconi che insieme alla Stupefacente Band torna nella dimensione dei live teatrali in un tour che approderà oggi (giovedì 26 maggio) alle 21 all’Auditorium Melotti di Rovereto.

Un appuntamento. nel cartellone della Stagione musicale del Centro Santa Chiara. che sarà l’occasione per Bianconi, nato a Montepulciano nel 1973, di presentare i suoi due dischi da solista “Forever” e “Accade".

Bianconi, inizierei dal gruppo che l'accompagna: perché "Stupefacente Band"?

Stupefacente si riferisce all’uomo ragno che negli albi a fumetti della Marvel era “lo stupefacente uomo ragno” e per questo mi piaceva pensare alla band come a un gruppo di supereroi musicali ognuno con un suo superpotere. Sono davvero eclettici e per me è commovente vedere che, pur arrivando da estrazioni diverse, abbiano trovato un terreno comune all’interno delle mie canzoni. Il risultato è davvero magico, non sempre succede di trovare una tale alchimia che contribuisce alla bellezza e alla riuscita di un concerto.

Che live si deve attendere il pubblico trentino?

Lo spettacolo sarà diviso in due parti. Sono contento finalmente di suonare nei teatri perché questa era l’idea all’uscita del disco “Forever” che è abbastanza acustico, fatto con piano, voce e quartetto d’archi. Essendo passati due anni dall’uscita di quel lavoro nel frattempo ho fatto anche altro, inclusi due pezzi nuovi con Malika Ayane e Clio che sono meno acustici, un po’ diversi da Forever. Quindi la prima parte è più da camera, più acustica mentre nella seconda parte gli stupefacenti supereroi suonano i loro strumenti in una maniera più rock, c’è più elettricità e più percussioni. Nella seconda parte ci saranno anche delle sorprese come delle cover che non abbiamo mai fatto ma nulla dei Baustelle, non lo trovo elegante.

Appunto “Forever” il suo prima album solista: soddisfatto di come è stato accolto?

L’unica insoddisfazione deriva dal fatto che non sappiamo come sarebbe andato senza questo blocco totale causato dalla pandemia. Questo è stato penalizzante perchè “Forever” era concepito anche con degli ospiti e avremmo dovuto fare un mini-tourneè in Europa. Mi dispiace per questo ma sono contento perché pur essendo un disco complesso è piaciuto e se ne è parlato bene.

Quanto timore aveva di uscire dall'universo Baustelle?

Mi spaventava ma allo stesso tempo come tutte le cose spaventose ti attraggono anche. Sentivo che era una cosa che dovevo fare. Il tenerla repressa avrebbe fatto male anche ai Baustelle, magari sarebbe uscito un disco brutto o svogliato e invece tra poco ne uscirà uno che prenderà forza dal fatto che sia io sia Rachele abbiamo iniziato le nostre strade da solisti.

Il 2022 si è aperto con "Accade", album con il quale ha reso omaggio a cantautori e interpreti della canzone italiana che contiene anche due pezzi per me memorabili "Michel" di Claudio Lolli e "L’odore delle rose” di Federico Fiumani dei Diaframma.

Questo lavoro nasce dalla voglia di continuare a essere vivi mentre non succedeva niente ed eravamo tutti bloccati durante il lockdown. Bisognava pur inventarsi delle cose e io ne ho fatte tante. Lolli lo ascoltavo da ragazzino, avevo una cassetta che circolava in casa, “Aspettando Godot”, e in particolare “Michel”. Una canzone che è come un piccolo film, commovente, di amicizia. È un pezzo a cui ho sempre voluto molto bene e ho provato a rifarlo. “L’odore delle rose” l’ho scelto perché sono fan sei Diaframma: loro sono una delle ragioni che mi hanno dato la forza per scrivere delle canzoni rock in italiano, All’inizio della carriera cantavamo in inglese scrivendo testi assurdi e senza senso poi ho sentito un concerto dei Diaframma a fine anni ottanta e mi ha colpito così tanto da farmi cambiare idea».

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