Arte / Ritrovamento

Faedo, in canonica spuntano due preziose ante del Cinquecento, della scuola del Fogolino

Fra lavori e ristrutturazioni, si credevano perdute, dalla denuncia di Nicolò Rasmo. Ma sono state ritrovate: con le immagini di Santa Apollonia e Santa Lucia, sono allo studio della Sovrintendenza

di Viviana Brugnara

FAEDO. Nonostante l'importante restauro degli Anni Novanta che sembrava avere riscoperto tutti gli elementi della chiesetta di Santa Agata, il destino ha riportato alla luce altre due opere importanti che si credevano perse per sempre.

Per spiegare questa curiosa vicenda occorre ripercorrere alcune tappe di questa preziosa chiesa dalle eleganti linee gotiche, la cui consacrazione è documentata settecento anni fa. Nel corso dei secoli la chiesetta ha subìto ampliamenti e trasformazioni e anche un lungo e devastante periodo di abbandono durante il secolo scorso, dopo la costruzione della nuova chiesa del SS. Redentore nel 1902: gli altari laterali vennero trasportati nel nuovo edificio dove ancora si trovano, la navata spogliata degli arredi liturgici divenne un deposito, gli affreschi della parete laterale vennero coperti con della calce, al prezioso altare maggiore seicentesco in stile barocco venne addirittura appoggiata la struttura di un teatro.

Negli Anni Quaranta si trovano le prime schedature delle opere, eseguite da Nicolò Rasmo, storico dell'arte e in quel tempo ispettore della Soprintendenza dei beni culturali di Trento. Rasmo nel 1942 indaga in particolare sulla presenza di due antine dell'altare cinquecentesco e di un dipinto su cuoio del 1620 che sembravano essere spariti dalla chiesa.

Questi manufatti vennero poi misteriosamente ritrovati, ma in seguito Rasmo denuncia nuovamente la loro sparizione. Intanto gli anni passarono, la chiesa dopo alterne vicende venne restaurata e salvata così da una rovina che sembrava irreparabile.

Recentemente, fra i beni pertinenti alla chiesa, sono state riconosciute due piccole portelle lignee, ornate con le immagini di Santa Apollonia e Santa Lucia, che ormai erano erroneamente nominate come "le antine del vecchio organo". Confrontando però le notizie tratte dai documenti storici con le caratteristiche materiali delle due antine, si è arrivati alla conclusione che esse potrebbero essere invece due preziosi cimeli dell'altare del Cinquecento ormai scomparso.

Negli ultimi mesi l'attenzione degli studi si è concentrata sui due dipinti nel corso di una ricerca sull'importante pittore Marcello Fogolino e sul suo ambiente, condotta da Marina Botteri, storica dell'arte, e Luca Gabrielli, direttore dell'Ufficio per i beni storico-artistici della Provincia, che arriverà a breve alla pubblicazione di un volume monografico dedicato all'artista.

«Dagli anni venti del Cinquecento - spiega Gabrielli - Fogolino è il maestro di riferimento del principe vescovo di Trento, Bernardo Cles, a cui si deve la diffusione in Trentino del nuovo linguaggio artistico rinascimentale. Fra i pittori che più strettamente collaborano con Fogolino vi è Giacomo da Mori, artista di cui possediamo molte notizie dagli anni dieci agli anni cinquanta del '500. Giacomo è documentato anche a Faedo in almeno due occasioni, e in particolare nel 1557, in occasione delle operazioni di dipintura dell'altare ligneo della chiesa di Sant'Agata, per le quali si è conservato un raro contratto riferito all'ingaggio del maestro.

Dunque il nome di Giacomo da Mori potrebbe essere messo in relazione anche alle due portelle superstiti con le immagini delle sante».

L'altra opera è invece un dipinto su cuoio del Seicento che si trovava nella parte inferiore di uno dei due altari laterali e che raffigura la Madonna con Bambino con a fianco le Sante Agata e Caterina.

Oggi queste tre importanti e preziose opere, grazie alla disponibilità del parroco di Faedo, don Mieczyslaw e dell'Arcidiocesi di Trento, sono oggetto di studio da parte del laboratorio dell'Ufficio beni storico-artistici della Provincia, allo scopo di definire i possibili futuri interventi conservativi in vista del loro rientro a Faedo. Esse rappresentano un importante tassello per ricostruire la storia di questa chiesa, carica di fascino e di storia ancora da scoprire.

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