Musica / Live

Il concerto da non perdere: il jazz di Moses Boyd a Rovereto questa sera

Il grande batterista londinese porta sul palco la sua «Materia oscura», nel solco di Maz Roach e Elvin Jones

ROVERETO. Travolto, fin da ragazzino, dalla passione per il ritmo della batteria e innamorato dell'Italia dove torna in tour per presentare la sua ultima produzione "Dark Matter". Si racconta così in questa intervista Moses Boyd, uno dei fuoriclasse del drumming londinese, che aprirà domenica 31 ottobre, alle 21, all'Auditorium Fausto Melotti di Rovereto la nuova rassegna musicale del Centro S. Chiara.

Moses Boyd, quali colori avrà il live che presenterà in Italia?

“Per la prima volta avrò nella line up della mia band on stage anche un basso elettrico, quindi ci sarà un’energia un po’ diversa dal solito e non vedo l’ora di farla sentire anche a Rovereto”.

Il suo ultimo disco "Dark Matter" è uscito in pieno periodo pandemico : è contento dell'accoglienza che ha ottenuto anche con la nomination al Mercury Prize?

“Sono molto soddisfatto e grato dell’accoglienza che ha ricevuto questo lavoro nonostante tutto il trambusto che c’era in quel momento in tutto il pianeta colpito dalla pandemia. E’ stato bello vedere come le persone fossero ancora coinvolte dalla musica”.

Cosa racchiude "Dark Matter"?

“Considero questo album come una riflessione su come mi sentivo da artista in quel momento e come riuscivo a rispondere al mondo e a tutto quello che vedevo e sentivo attorno a me attraverso la musica”.

Rispetto alla registrazione in studio, come prendono forma i suoi brani durante i concerti?

“Sono un musicista jazz e quindi – sorride Boyd (n.d.r.) - non mi piace continuare a ripetermi. Ogni spettacolo è sempre diverso, i musicisti che porto con me sono tutti bravissimi ad improvvisare e provo a usare ogni canzone come una cornice all'interno della quale possiamo e ci divertiamo ad improvvisare per far fare un viaggio sia a noi sia al pubblico”.

Da dove nasce la sua passione per la batteria?

“E’ stato il primo strumento che mi ha veramente “parlato”, ho provato a suonarne altri ma non è mai scattato quel qualcosa in più. Mi sono innamorato subito della batteria e la mia passione è stata alimentata dal fatto di aver visto dei grandi batteristi suonare quando ero piccolo”.

Quali sono i suoi miti in questo strumento?

“La lista è lunga ma oggi direi Max Roach, Philly Jo Jones, Elvin Jones, Roy Haynes, Tony Williams, Dennis Chambers, Vinnie Colaiuta e Steve Gadd".

Qual è il suo rapporto con l'Italia?

“Il pubblico italiano mi ha seguito fin da subito. Alcuni dei miei primi live all’estero sono stati in Italia. Per questo ho un debole per voi e inoltre mi piacciono tantissimo il cibo e i festival del vostro Paese”.

Quali sono i suoi progetti futuri?

“Sto finendo una colonna sonora per una serie tv e il prossimo anno uscirà un album col progetto Binker+Moses. Sto anche lavorando su dei pezzi nuovi solo miei”.

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