Cinema / Intervista

Paola Calliari: chi è la giovane attrice trentina che recita nel film sulla vita di Carla Fracci

Brava, colta, poliedrica e ribelle: un lungo soggiorno a Los Angeles, esperienze di teatro e balletto, ed ora un ruolo da co-protagonista (ma interpreta un personaggio inventato)

di Fabrizio Franchi

TRENTO. È brava, bella, colta, umile il giusto, poliedrica, ribelle, ma consapevole dei suoi mezzi, esprime una mitezza dolce, che non è timidezza, ma solo gentilezza. Lei è Paola Calliari, giovane attrice di Trento, lanciata verso una carriera importante nel cinema.

Da lunedì 8 novembre a 10 dicembre la vedremo al cinema con Carla, il film su Carla Fracci e poi in televisione su Rai1 il 5 dicembre. Durata 100 minuti.

Tra gli interpreti Alessandra Mastronardi (vista tra gli altri nell'Allieva e nei Cesaroni) e un altro trentino, il roveretano Stefano Rossi Giordani nella parte di Beppe Menegatti, marito di Carla Fracci.

Paola Calliari, dopo un lungo periodo negli Stati Uniti, a Los Angeles, è tornata in Italia dove ha partecipato a Milano alla presentazione del film.

Calliari, è soddisfatta di questo film?

«Assolutamente. È stata un emozione fin dall'inizio fare parte di un cast che racconta una leggenda. Vuol dire fare parte della storia, anche perché io vengo dal mondo della danza. L'altro giorno anche io ho visto l'anteprima del film realizzato per la prima volta ed è stato un evento emozionante. Poi quando ha parlato Menegatti ricordando Carla è stato toccante per tutti noi».

Lei interpreta Ginevra Andegari, grande amica di Carla Fracci nel film, però è un personaggio inventato, non è esistita.

«No, Ginevra è una finzione, ma il suo personaggio è stato approvato da Carla Fracci, è stato creato per esigenze narrative, anche per dare un messaggio ed è il motivo che me lo ha fatto apprezzare, perché è un buon ruolo, per me importante perché sottolinea la solidarietà tra donne, anche nel mondo della danza che spesso vive molta competizione. Il rapporto tra Ginevra e Carla con il tempo, anche grazie a Esmee Bulnès, l'insegnante di danza alla Scala veramente esistita, diventano inseparabili. Ginevra accompagnerà Carla nella vita, sarà presente nei momenti importanti, anche di sostegno nelle difficoltà. Ginevra riconosce la valenza di Carla la sua forza nella danza. Toglie di mezzo la competitività ed è importante, in una società in cui siamo molto ambiziosi, vogliamo essere sempre il meglio, e credo invece che ognuno abbia un ruolo in questa società. Un ruolo fondamentale per ognuno non sempre in prima fila».

Però lo spettatore non capisce che questa figura non è esistita?

«No, non lo sa».

Il film va in sala, ma nasce per la televisione.

«Sì, nasce per la Rai che lo manderà in onda il 5 dicembre, ma essendo un film biografico su un personaggio importante come Carla Fracci ci saranno anche tre giornate evento al cinema in tutta Italia».

Nel film un ruolo importante ce l'ha il trentino Stefano Rossi Giordani che interpreta il marito di Carla Fracci. Vi siete conosciuti sul set?

«Sì, in realtà lui conosceva mia sorella, ma quando le ho mandato una fotografia dalla Scala è rimasta di sasso, non lo aveva riconosciuto, perché lui è un attore molto camaleontico, ha una bella capacità trasformistica, una proprietà attoriale che è dei grandi attori».

Come siete stati scelti?

«Gli altri attori con un casting. Invece il mio casting è stato fatto online a causa della pandemia. Il mio è stato uno degli ultimi ruoli assegnati, erano indecisi, ma il regista Emanuele Imbucci ha insistito, poi tutto è andato per il meglio e sono tornata in Italia. Abbiamo fatto anche molte prove di danza».

Per lei sarà stato naturale, viene dalla danza…

«In realtà io sono una danzatrice contemporanea, ma ho studiato il balletto e questo mi ha aiutato molto. Però ho voluto usare un "double" per la parte sulle punte. Così nel film io ho fatto tutta la parte superiore, invece Silvia Fanfani, danzatrice dell'Opera di Roma, la parte sulle punte».

Comunque si è trovata in difficoltà a recitare nel ruolo di un personaggio inventato all'interno di una storia reale, o è stato più facile?

«Nell'immedesimarsi in un personaggio c'è molta più libertà come personaggio creato, perché con un personaggio reale bisogna essere aderenti e in questo Alessia Mastronardi è stata incredibile, ha fatto un bellissimo lavoro».

Insomma, il film le è piaciuto?

«Sì, mi ha commosso. Sarà che Carla è mancata appena finito il film e non abbiamo toccato la pellicola. Ha mantenuto la sua natura. Era stato pensato quando lei era in vita».

Dunque non è un santino…

«No, assolutamente, anche se a me ha commosso tanto. Traspare il mito di Carla. Si capisce che è un film per la tv, ma ne esce un film anche cinematografico anche a livello della fotografia».

L'ha incontrata?

«Quando abbiamo girato alla Scala. È stato emozionante».

Il suo personaggio di Ginevra è comunque una ragazza figlia dell'aristocrazia, mentre Carla Fracci era figlia di un tranviere, come si è riusciti a conciliarle?

«Ginevra è un personaggio bello che viene da una classe sociale aristocratica, ma lei è un po' ribelle, arriva alla Scala anche per questo, ma poi sente che non è la sua strada, esprime un carattere forte, una identità. A me le donne così, le donne ribelli, piacciono tanto, mi ci rivedo in tante cose. E fare un personaggio così, che non è un'antagonista invidiosa, ma riconosce il talento dell'altra, e anzi questo riconoscimento rafforza il loro rapporto, è uno dei messaggi che traspare dal film».

Adesso che progetti ha?

«Ho fatto due cortometraggi, "Eclissi" e un altro su Medea di Euripide. Poi si vedrà».

Adesso è tornata in Italia definitivamente?

«Definitivamente? Nulla è definitivo quando si parla di me! In questi giorni sono ancora a Milano ma poi tornerò a Trento, per capire dove effettivamente mettermi».

Secondo lei perché in Trentino c'è questa fioritura di giovani talenti? Lei, Rossi Giordani, Luca Filippi, Silvio Defant, tra i registi Andrea Pallaoro, Cecilia Bozza Wolf, Katia Bernardi e ne stiamo citando solo alcuni…

«Mi fa piacere questa domanda. Io ho sempre avuto bisogno di esplorare e credo che anche gli altri lo vogliano fare. Siamo esploratori, c'è il bisogno di uscire di casa. Poi a Trento abbiamo la Film commission che fa un ottimo lavoro, c'è il Trento Film Festival di montagna che in questi anni è riconosciuto a livello mondiale...»

Si è capito che c'è un mondo possibile da esplorare?

«Sì, poi non dimentichiamo che sono nate tante scuole di teatro e poi le politiche giovanili, la spinta a raccontare storie. Ci vengono date più opportunità e tante produzioni cinematografiche sono venute in Trentino».

E il teatro non le interessa?

«State scherzando? Se me lo offrissero lo accetterei subito. Prima del lockdow ho fatto "Romeo e Giulietta" con la compagnia scozzese del Charioteer Theatre con la regista Lara Pasetti allieva del Piccolo di Strehler. L'ho conosciuta a Edimburgo, ho fatto l'audizione e mi hanno preso. Adoro il teatro». Ha sofferto per la pandemia?

«Sì e no, io ero a Los Angeles l'anno scorso, lavoravo, facevo l'insegnante di gyrotonic, era il lockdown di Los Angeles, ma il Covid comunque mi ha scombussolato la vita, completamente ribaltata sia a livello lavorativo sia personale...»

La sua vita privata? È stata sconvolta dalla pandemia?

«Già. Avevo un compagno a Los Angeles, ero convinta che ci saremmo pure sposati. Ci siamo lasciati da buoni amici».

Un po' di rimpianto forse per un amore finito, ma Paola Calliari guarda già avanti. Mite sì, ma indomita.

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