Curia / Il caso

I retroscena delle dimissioni di Primerano: la mostra sul Simonino, gli attacchi della destra e il gelido silenzio del vescovo Tisi

La Comunità Ebraica esprime il suo «rammarico», e spunta una lettera di Franco, Fracalossi e Folgheraiter. Intanto sempre più insistenti le «voci» sul successore, un docente universitario di area economica

di Fabrizio Franchi

TRENTO. «Rammarico». È il sentimento generale che emerge dal mondo ebraico italiano per le dimissioni di Domenica “Mimma” Primerano da direttrice del Museo Diocesano Tridentino. Rammarico espresso dalla presidente delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, sorpresa e disappunto manifestati da Marcello Malfer, presidente della sezione trentina di Italia-Israele, grande dispiacere testimoniato dal professor Ugo Volli, la cui prozia era quella Gemma Volli che contribuì a demolire il mito del Simonino quale infante ucciso dagli ebrei nel 1475.

L’addio di Primerano, di origine cremonese, dopo trentadue anni di direzione del Museo, più uno iniziale passato come giovane “tirocinante”, è stato un colpo per tanti. Ma non poteva essere altrimenti dopo che per mesi aveva chiesto inutilmente al vescovo, Lauro Tisi, di essere difesa dagli attacchi della destra oltranzista per la mostra «L’invenzione del colpevole. Il “caso” Simonino da Trento», dedicata appunto alla vicenda del piccolo trovato morto nel 1475 e per cui fu incolpata l’intera comunità ebraica trentina. Un caso eclatante e vergognoso di fake news, costruito soprattutto, per motivi politici, dal vescovo del tempo, Giovanni Hinderbach.

Ma critiche a Primerano, erano giunte nelle mani del vescovo Lauro Tisi anche da un’area laica, vicina al mondo ebraico che non voleva che la mostra sul Simonino fosse musealizzata alla Chiesa di San Pietro con dei reliquari del tempo. Cristallizzati in una lettera a Tisi c’erano, tra gli altri, i nomi dei giornalisti Enrico Franco e Alberto Folgheraiter, del drammaturgo Renzo Fracalossi, della presidente della comunità ebraica di Merano, Elisabetta Rossi Innerhofer.

Insomma, non proprio nomi che il vescovo poteva ignorare. Così Tisi non è sceso in trincea a fianco di Primerano ed è maturata la frattura. Cristallizzatasi venerdì sera con la consegna al Diocesano del premio internazionale «Europa nostra» per la didattica della mostra. Il vescovo Lauro Tisi ha mosso grandi lodi a Primerano, senza però chiederle pubblicamente di restare. E lei, freddissima, ha replicato evidenziando quali qualità avrebbe dovuto avere il suo successore, lasciando intuire che il vescovo un sostituto lo ha già trovato.

Qualche rumors indica un docente di economia dell’Università di Trento, ma il nome è rimasto rigorosamente coperto.  Comunque sia, un esperto di finanza e conti, non di arte antica. E ora comunque ci si interroga.

Ieri Noemi Di Segni presidente delle comunità ebraiche è stata lapidaria: «Sono molto rammaricata. Abbiamo fatto molti sforzi anche con le nostre lettere». Infatti Di Segni aveva cercato di sostenere in ogni modo la mostra sul Simonino che, è bene dirlo, aveva l’appoggio anche della Curia trentina. Di Segni, su invito di Marcello Malfer era anche venuta a Trento a vedere la mostra e l’aveva apprezzata. Malfer sottolinea però che complessivamente c’è un brutto clima sul tema dell’antisemitismo: «Sembrava un percorso avviato quello della revisione della Simonino. Comunque credo che ci sarà ancora qualche strascico. Per Primerano c’è dispiacere visto quello che era riuscita a fare».

Il professore torinese Ugo Volli, parente di Gemma, che contribuì, insieme a monsignor Rogger a demolire le falsità antiebraiche sul Simonino, racconta: «Ho visto la bella mostra di Trento, conosco la vicenda. Noi viviamo in un periodo molto interessante dal punto di visto del dialogo interreligioso, si pensi anche alla dichiarazione «Nostra aetate», ai papi, fino a quello attuale, che hanno contribuito a seppellire le tante pagine buie.

La Chiesa in passato ha mostrato ostilità contro gli ebrei, ora queste pagine si stanno chiudendo con la consapevolezza della differenze, ma anche dei legami. Una delle cose belle - spiega ancora Volli - era non solo la chiusura di quella vicenda che ha permesso di costruire la strage degli ebrei di Trento, ma anche che questo passaggio dimostrava che la diocesi aveva il coraggio di spiegare ai fedeli che c’era stato un errore e un crimine del principe vescovo Hinderbach. È un peccato che non ci sia stata una difesa più forte per una mostra che ha avuto eco internazionale come ha dimostrato anche il premio vinto». Volli è un convinto sostenitore del dialogo interreligioso. Ha appena pubblicato, insieme a Vittorio Robiati Bendaud, «Discutere in nome del cielo. Dialogo e dissenso nella tradizione ebraica», edito da Guerini che Volli presenterà anche a Trento.

Esprime il suo disappunto: «A me e alla comunità ebraica dispiace per le dimissioni di Primerano, speriamo però che l’episcopato di Trento sia fiero di questa mostra importante e coraggiosa e quindi ne tragga le conseguenze». Ormai Primerano è andata. Da domani il Museo Diocesano vivrà un interregno senza direttore.

Ma il risultato voluto dalla direttrice è stato ottenuto: la mostra sul Simonino, sull’invenzione del colpevole, sui meccanismi della nascita dell’odio contro le differenze, resterà al Diocesano e la cappella in cui una volta era conservata la salma del bimbo è parte del progetto museale. Nonostante le resistenze, nonostante qualche silenzio e qualche critica, ma soprattutto nonostante gli attacchi di certo integralismo cattolico. Intanto ieri Primerano era già in Francia, dove vuole percorrere la Loira in bicicletta. Comunque vada, la sua parte per riannodare i fili del dialogo tra le religioni l’ha fatta.

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