Balletto / L’evento

Danza, oggi la Savignano a Trento: «A settant’anni porto il Bolero, con l’entusiasmo di una cosa in cui credo»

Al Teatro Capovolto di piazza Battista una stella assoluta del balletto italiano: l’artista si racconta e ci spiega lo spettacolo fra danza e recitazione

di Fabio De Santi

TRENTO. Étoile del Teatro alla Scala, musa di molti coreografi che negli anni hanno creato ruoli esclusivamente per lei, per il suo corpo flessibile, sinuoso, per il suo sguardo misterioso e decisamente penetrante. Sono queste le parole giuste per descrivere una vera e propria stella del balletto italiano come Luciana Savignano che stasera al Teatro Capovolto, alle 21.30, in Piazza C.Battisti, sarà in scena con “Bolero. Prigionia di un amore” di Milena Zullo. Uno spettacolo nato per e attorno alla Savignano che superata la soglia dei settant’anni, affronta una nuova sfida per una rappresentazione in cui la danza incontra la recitazione nel quale Savignano dà corpo e grido da protagonista al tema, purtroppo sempre attuale, della violenza sulle donne.

Savignano, quali sono le forme di “Bolero. Prigionia di un amore” ?

"Quello ideato e scritto dalla coreografa Milena Zullo è uno spettacolo molto particolare. Il tema è quello del femminicidio, quindi molto delicato ed attuale insieme. In scena oltre a me ci sono l'attore Massimo Scola, intenso interprete di parola dotato di duttile fisicità, e i giovanissimi danzatori del Padova Danza Project, guidati da Gabriella Furlan Malvezzi".

Un Bolero che si annuncia quindi molto particolare.

"Sì, bisogna dimenticare il Bolero che è nell'immaginario di molti perchè in questo caso si assiste a qualcosa di completamente diverso, fuori dai canoni del solito Bolero. Quando mi è stato proposto di partecipare infatti ero un tantino perplessa avendo fatto tante volte il Bolero classico. Ma poi mi è piaciuta l'idea di Milena e ho voluto approcciarmi a qualcosa di completamente nuovo. Io sono sempre curiosa ed aperta alle nuove esperienze e questa è stata davvero molto bella ed intensa".

Qui si parla di un amore malato come sono tanti che attraversano momenti tragici della nostra attualità: qual è il suo pensiero su questo tema?

"Purtroppo siamo ogni giorno colpiti da femminicidi e da episodi di violenza efferati verso le donne. Ritengo, oggi più che mai, sia giusto sottolineare con l'arte, come si fa nel nostro Bolero, questo grave problema della società di oggi. Credo che chi assiste questo spettacolo rimane toccato, colpito ed emotivamente preso anche dal testo oltreché dalle coreografie".

Lei da anni è fra le protagoniste indiscusse della danza italiana: cosa la spinge ad affrontare ancora il palcoscenico dopo aver superato le settanta primavere?

"La curiosità in primis verso i progetti in cui vengo coinvolta, la voglia di scoprire nuove cose, la temerarietà e il desiderio di mettermi sempre alla prova. Finchè sento questa fiammella dentro che mi dice di andare avanti, lo farò, chiaramente facendo delle scelte anche molto particolari, scegliendo i lavori giusti, adatti alla mia età. Quando, come accaduto con il Bolero, mi fanno una proposta che mi piace, mi tuffo con entusiasmo in nuove esperienze".

Un consiglio per le ragazze e i ragazzi che si vogliono avvicinare al mondo dell'ars coreutica.

"Io non ho mai considerato la danza come un "mestiere" ma come qualcosa che ti prende l'anima e il cuore. A questa arte bisogna dedicare tanto tempo con umiltà, lavoro, dedizione, concentrazione.Fondamentale è la passione che ti nasce dentro per la danza e magari riuscire a trovare dei buoni maestri che ti

aiutino a crescere nei modi e nei tempi giusti".

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