Strumenti / La storia

Il vecchio violino trovato in soffitta… è un Guarneri, vale milioni

La scoperta fatta dall’esperto di dendrologia del Cnr di San Michele all’Adige: «Ho visto gli anelli del legno, è una prova sicura dell’autenticità»

di Giorgia Cardini

SAN MICHELE ALL'ADIGE. Trovare un violino in soffitta, non sapere quanto valga, rivolgersi a uno dei massimi esperti in Dendrocronologia (la scienza che studia gli anelli di accrescimento del legno) e scoprire di avere tra le mani un Giuseppe Guarneri del 1705-1706 e di essere, potenzialmente, un milionario. E' l'eccezionale storia che ha per protagonisti un anonimo proprietario italiano e il dottor Mauro Bernabei, ricercatore all'Istituto per la Bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibe) e responsabile del Laboratorio di Dendrocronologia, uno dei sette laboratori dell'Ibe collocati a San Michele all'Adige.

«La vicenda - racconta Bernabei - parte circa un anno e mezzo fa quando il proprietario mi contatta, mandandomi una foto dello strumento tramite Whatsapp. Mi è capitato parecchie volte, in passato, di analizzare e datare molti strumenti di valore, tra cui quelli della collezione del conservatorio Luigi Cherubini di Firenze, che apparteneva alle famiglie dei Medici e dei Lorena. Avevo da fare e sul momento volevo declinare l'invito ad analizzare il violino. Mi è bastato però guardare bene la foto che mi era arrivata e contare gli anelli sulla tavola armonica, per datare con precisione il tronco da cui era stato ricavato al 1696».

Il proprietario era del tutto ignaro di avere un tesoro tra le mani: «Lo aveva ereditato, non è un musicista e quindi non aveva capito bene di cosa si trattasse». Dentro al violino, è vero, c'era una etichetta riportante la scritta "Joseph Guarnerius Filuis Andreae Cremonae Sub Titulo S. Theresie, 1705", ovvero "Giuseppe Guarneri, figlio di Andrea nel nome di Santa Teresa (fece) nell'anno 1705", ma l'attestazione - oltre a contenere un errore (filuis anziché filius) risultava falsa: «Era scritta infatti con un inchiostro risalente all'Ottocento». Ma non c'è nulla di strano: «Un tempo, quando gli strumenti venivano restaurati, le targhette originali venivano asportate e sostituite con altre, a volte attribuendo gli strumenti a liutai famosi».

Un "vizietto" diffuso tanto che le etichette originali sono poi diventate, a loro volta, oggetti da collezione. «Così, l'etichetta su uno strumento è l'ultima cosa che si guarda, se si vuole verificarne l'autenticità», prosegue Bernabei. Ma certo non bastava neppure contare gli anelli di accrescimento per verificare che il costruttore fosse davvero Giuseppe Guarneri: «Completata la datazione della tavola, ho cercato conferme tramite il confronto con altri Giuseppe Guarneri, fino a trovare un violino fatto con lo stesso legno».

Una ricerca lunga e minuziosa: «La prima cosa è stato consultare Internet, e lì si è aperto un mondo, anche di falsi... Però proprio sul web ho trovato poi una relazione su un Guarneri fatta da un collega inglese, Peter Ratcliff: confrontata la foto pubblicata da lui e l'immagine inviatami, ho trovato che c'era assoluta corrispondenza negli anelli di accrescimento: una corrispondenza che solo la stessa pianta può avere".

A quel punto, il ricercatore è andato dal più grande esperto di strumenti musicali antichi: Bruce Carlson, liutaio e restauratore americano che opera da tantissimi anni a Cremona e che cura il "cannone" di Paganini (un Guarneri del Gesù del 1743): «Carlson mi ha confermato la paternità dello strumento. E, cosa davvero incredibile, aveva un Guarneri gemello a quello datato da me: identico in tutti i particolari. Di qui, poi, ho fatto il confronto con tanti altri Guarneri, fino a trovare quello che aveva la stessa identica tavola». Come detto, il proprietario (di cui Bernabei non può svelare neppure la regione di provenienza) si è ritrovato potenzialmente milionario: un violino di Giuseppe Guarneri del 1706 è stato infatti battuto all'asta in febbraio per 10 milioni di euro…

«Ma lo strumento che ho analizzato io è ancora in possesso del suo proprietario», assicura l'esperto di San Michele, che aggiunge un'altra importante informazione circa la provenienza del legno con cui il violino fu fabbricato: «L'ho confrontato con tante serie di riferimento, e a me risulta che venga da Paneveggio. Gli anelli di accrescimento delle piante sono influenzati dal clima e dall'ambiente, c'è una corrispondenza tanto maggiore quanto più arrivano dalla stessa zona. Le aree per la costruzione delle tavole armoniche sono note, si va dalla Svizzera alla Carnia: ma la correlazione maggiore della tavola armonica analizzata è con l'abete di risonanza di Paneveggio».La ricerca, dopo il convegno in cui il caso è stato presentato riscuotendo grande interesse, è stata pubblicata su "Heritage Science" nell'articolo «A Guarneri in the attic - The power of dendrochronology for analysing musical instruments».

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