«Cage-Cunningham: incontri e silenzi» La pianista Francesca Aste in scena stasera a Rovereto

di Fabio De Santi

Un omaggio a Merce Cunningham attraverso la musica di John Cage. È quello proposto attreverso le suggestioni di Sonatas and Interludes un clclo di composizioni scritte da John Cage suonate dalla pianista trentina Francesca Aste questa sera, alle 20.30, nella Sala Filarmonica di Rovereto nell'ambito dell'Oriente Occidente Dance Festival. «Cage - Cunningham: incontri e silenzi». questa la sigla del concerto, si lega proprio alle sonorità per quello che viene definito come "pianoforte preparato" nate dall'esigenza pragmatica di Cage di accompagnare la danza.

In questa intervista Francesca Aste delinea anche la forza del comporre attraverso strutture temporali che è alla base sia della musica di John Cage che della danza di una figura rivoluzionaria dell'ars coreutica come è considerato Merce Cunningham.
Francesca Aste, da dove nasce l'idea di questo concerto, fra incontri e silenzi, per Oriente Occidente?
«Il punto di partenza, nato da un confronto con Lanfranco Cis direttore artistico di Oriente Occidente, è stato quello della realizzazione di un omaggio in musica al grande coreografo e danzatore Merce Cunningham. Quella musica che ha sempre caratterizzato il suo agire poetico, le sue scelte coreografiche e il suo stile».
Cosa unisce allora Merce Cunningham a John Cage?
«Ci sono stati moltissimi punti di contatto fra Cage e Cunningham. In particolare il pianoforte preparato di Cage nasce proprio da un'intenzione, da una necessità pragmatica di accompagnare uno spettacolo di danza. Nella seconda metà degli anni '40 Cage stava pensando a come liberare in qualche modo la musica dalla sola struttura delle note, voleva trovare un metodo compositivo per includere nel materiale musicale anche i suoni e i rumori, andando oltre le regole dell'armonia».
Appunto anche attraverso quello che viene definito come "pianoforte preparato".
«Si, attraverso questo strumento che prevede la modificazione del timbro classico del piano ed ha sicuramente anche un aspetto percussivo e ritmico in cui la cifra, il parametro, del tempo diventa fondamentale, centrale. Allo stesso modo Merce Cunningham, esplicitando proprio un pensiero condiviso con John Cage, pensava al modo attraverso il quale liberare i danzatori da passi codificati, da strutture predefinite per porsi davanti ad altre necessità compositive sempre attraverso le strutture del tempo. L'idea di entrambi era quindi quella di accogliere un po' di indeterminazione all'interno del loro processo creativo per dare vita a qualcosa di estremamente nuovo. Siamo nel campo della sperimentazione che prende forma però attraverso metodi rigorosi sia in danza che in musica».
Come definirebbe allora "Sonatas and Interludes"?
«Si tratta di pezzi stupefacenti, magici, capaci di esprimere un suono seducente ed inaspettato. Quando li ho ascoltati per la prima volta mi era sembrato di essere catapultata in un mondo sonoro inesplorato, nuovo, mai sentito. Queste musiche suscitano stupore, pongono l'ascoltatore davanti a qualcosa che proprio non si aspetta. Il pianoforte attraverso l'inserimento di materiali nella cordiera produce infatti sonorità quasi spiazzanti nel loro fascino e che ricordano a tratti le percussioni. Emergono paesaggi di suoni onirici con riferimenti, anche filosofici, alla tradizione indiana: Cage qui punta ancora ad una piacevolezza del suono senza spingersi a sfidare il pubblico ad un ascolto troppo "difficile"».
Ma qual è per Cage la funzione della musica?
«È quella di modificare la mente attraverso l'esperienza estetica: la disponibilità ad ascoltare i suoni per quello che sono, sviluppare questo tipo di percezione, godere delle inconsuete sonorità dello strumento, consente di educare noi stessi a tale modificazione. La musica di Cage è un tentativo di scrittura della molteplicità del reale che ci circonda, dal volto cangiante, irriducibile a ogni semplificazione e non traducibile del tutto alla nostra volontà, al nostro desiderio di controllo».
A Cage lei ha dedicato diversi scritti oltre che esecuzioni musicali; cosa l'affascina del grande compositore statunitense?
«La dimensione musicale di John Cage ha sempre riflesso un pensiero, una visione del mondo che lui ha esplicitato anche attraverso una serie di scritti. Cage è uno dei compositori più loquaci ed affascina questa sua capacità di far scoprire i suoi metodi compositivi. La ricchezza del suo universo sonoro poi ha influenzato e continua ad influenzare artisti di ogni campo, dalla musica alla danza fino alle arti visive. La sua musica è ancor oggi un esempio di libertà di ricerca».
Per guardare oltre questo evento cosa c'è nel suo futuro?
«La musica di Cage e del '900 rimangono per me un punto di rifermento ma continuerò anche in futuro ad occuparmi della musica per la danza e per il cinema muto attraverso diversi progetti».


Francesca Aste, nella foto, è una pianista roveretana. Quarantaquattro anni, diplomata al Conservatorio di Trento, di Bolzano e specializzata a Bologna, è laureata in filosofia. Ha lavorato anche per il cinema, con l’accompagnamento di film muti e di audiovisivi e suonando in numerosi festival internazionali. Da sempre studiosa ed esecutrice delle composizioni di John Cage.

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