La coscienza controvento del trentino Milo Brugnara

di Fabio De Santi

Nessuno, per noi, più di Milo Brugnara in questo terzo millennio ha rappresentato l'anima impegnata e "militante" della scena trentina. Oltre le collaborazioni di un certo prestigio, in primis quella con i Modena City Ramblers, il cantautore di Trento è sempre stato in prima fila nel far sentire la voce del suo folk rock in supporto ad iniziative solidali ed associazioni come nel caso di Emergency. Ora Milo Brugnara lancia il suo nuovo album Controtempo, disponibile fino alla mezzanotte di oggi in pre-order on line.

Milo Brugnara, cosa delineano le parole "Controtempo. Controvento"?
«Ho scelto un titolo in grado di rappresentare una "presa di coscienza". È una sorta d'ammissione, comunque serena ed anzi, quasi "orgogliosa", del non sentirmi troppo a mio agio con determinate modernità del nostro presente anche sotto il profilo musicale. Il fatto che io stesso non mi senta troppo affine al concetto di "mode" mi fa sentire ancora più libero e meno allineato».
Dal punto di vista dei suoni come si differenzia dai lavori del passato e quali sono invece i punti di continuità?
«"Controtempo Controvento" è probabilmente il mio disco più "maturo". Certo, le sonorità rimangono bene o male quelle di sempre e che caratterizzano il mio progetto, ma sono proposte ad un livello qualitativo, in termine di arrangiamenti, intrecci, giochi musicali, credo più elevato del passato. Forse perché le qualità dei nuovi innesti alla band, si sono aggiunte alle tante ottime "eredità musicali" lasciate dai musicisti che nel frattempo hanno passato il testimone».


In che tempi è stato prodotto ?
«L'abbiamo registrato al Centro Musica di Trento a febbraio, e per fortuna il lavoro è terminato prima del lockdown. L'aspetto tecnico, registrazione, mixing e mastering è stato affidato a Niccolò Conti, che è rientrato apposta a Trento da Birmingham dove lavora al Conservatorio. Un grosso aiuto è stato fornito anche da Giulio Todeschi mentre al mio fianco ci sono Andrea Robol alla fisarmonica ed al pianoforte, Chiara Brugnara al violino, Daniela Degasperi alla seconda voce, Roby Rupert Santini al basso e Rafael Souza alla batteria».
Per lanciare il disco ha scelto la strada del pre ordine sul web.
«Fino ad oggi ho sempre vissuto l'uscita di un disco in modo "classico": produrlo, organizzare una serie di concerti in giro per promuoverlo e così via. Ora, visto che è molto complicata la fase relativa ad una presentazione live, ho cercato un approccio alternativo e mi sono appoggiato ad una piattaforma online (Onmusic.it) attraverso la quale, chi vuole sostenermi acquistando il disco, può farlo in pre order aiutandomi quindi a sostenere i costi di stampa e produzione. Nei primi giorni di luglio chi l'acquista ora si vedrà recapitare il cd direttamente a casa».

Fra i brani che più mi hanno colpito c'è "Nel girone degli avvoltoi" in cui si cita la strage di via Fani furono uccisi i componenti della scorta di Aldo Moro.
«Questa è una canzone di rabbia: legata a temi "scottanti" i cui strascichi sono tangibili ancora oggi in Italia. Il pezzo fa riferimento ai rapporti fra le logge massoniche, in particolare della P2 di Licio Gelli, ed istituzioni».
E non dimentica mai la Palestina che aveva cantato anche in passato nell'omaggio al povero Vittorio Arrigoni di "Stay human".
«Sì, nella tracklist c'è il pezzo "Sole di Palestina": una storia d'ordinaria resistenza ambientata a Gaza».
Lo sguardo allo stato del pianeta è invece nelle note di "Il grido del mare".
«Questa canzone vuole affrontare con contrastante dolcezza, un tema drammatico: l'attacco indiscriminato che l'uomo compie nei confronti della natura ed in particolare del mare: qui si fa riferimento alle eco mafie ed a tutto il tema legato alle "navi a perdere"».
Sul fronte live come si sta organizzando?
«Come tutti o quasi, oggi navigo a vista e spero fiducioso che la situazione si possa sbloccare. Cercherò di farmi trovare pronto appena i live dovessero ripartire ed intanto organizzerò qualche "appuntamento alternativo" sui social, pur ribadendo che al mondo virtuale preferisco quello reale».

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