Isabella Ragonese è Agnese Ciulla, tutor dei giovani migranti

di Emanuela Castellini

«Raccontiamo una giornata di una di noi. Una donna che si divide tra famiglia, figli e lavoro cercando di tenere tutto in equilibrio. Questa esperienza su larga scala può essere letta anche da chi dice che i migranti ci rubano e ci tolgono qualcosa. È una piccola storia di un’eroina contemporanea», commenta Isabella Ragonese, sottile, radiosa, soave nei suoi trentotto anni vulcanici.

Attrice che alterna cinema, teatro, tv e che ama mettersi in gioco con ruoli di donne determinate come adesso nel film - che Rai1 trasmette alle 21.25 martedì 10 marzo - Tutto il giorno davanti di Luciano Manuzzi, liberamente ispirato alla vera storia di Agnese Ciulla, assessore alle Attività Sociali di Palermo, soprannominata “La grande madre”, che per prima in Europa ha creato il tutoraggio volontario. Uno strumento, poi diventato legge, che permette la presa in carico da parte di privati cittadini dei tanti minori migranti non accompagnati provenienti da zone di guerra che, sbarcati sul nostro suolo, possono integrarsi con percorsi scolastici, imparando la nostra cultura.

L’attrice siciliana l’ha interpretata (nella finzione il nome diventa Adele Cucci) con la passione che mette in tutto quello che fa. Ma prima sarà oggi, 8 marzo, su Raiplay, protagonista della serie animata francese “Indomite”. «Sono 30 episodi da quattro minuti nei quali si raccontano con ironia storie di donne straordinarie famose nel mondo – rivela – Mi sono innamorata dell’animazione. La difficoltà maggiore è stata non solo fare la voce narrante, ma doppiare uomini, donne, bambini. Un’esperienza inedita, bella e divertente».

Isabella, cosa si racconta in “Tutto il giorno davanti”?

«Una giornata di Agnese Ciulla. Una donna che ha pensato cosa fare per aiutare i minori senza genitori che arrivano nella sua città. E si prende cura di loro diventandone il tutore legale. Non è un’adozione ma un accompagnamento nel percorso di integrazione di questi ragazzi che consiste nel portarli a fare gli esami sanitari, farli studiare, insegnargli la nostra lingua, la nostra cultura portandoli alle mostre, a teatro, occupandosi della loro formazione. E tutto questo ha funzionato perché non ha cambiato solo la vita ai piccoli migranti ma anche alle tante persone che si sono prese cura di loro sia in Italia che all’estero».

Tra i suoi successi teatrali c’è “La commedia di Orlando”, di Virginia Woolf. Se potesse fare come Orlando e trasformarsi in un uomo, che cosa resterebbe di lei?

«Tantissime cose. Credo che l’androginia, se non esibita ma coltivata, sia una ricchezza, non un tormento. Nel romanzo c’è un pensiero molto bello per spiegare come maschio e femmina convivano in noi ed è solo lo sguardo degli altri a determinare chi siamo, la qualità della nostra identità. Culturalmente avrei una vita diversa e forse dovrei fare meno fatica, dimostrare meno di essere preparata».

Chi è oggi Isabella Ragonese?

«Penso di avere sempre un grande entusiasmo e che si veda anche nel proporre le cose che faccio: il mio lavoro non è mai diventato un automatismo. Non faccio film o teatro tanto per lavorare. Avendo girato con registi e attori che mi hanno insegnato tanto, mantengo la curiosità. Con la consapevolezza della lunga strada ancora da fare».

Come attrice che traguardi si pone?

«Sono una persona con i piedi per terra. Il mio primo film “Nuovomondo” di Crialese era del 2006, se riguardo al percorso che ho fatto trovo che mi assomigli tanto. Mi auguro di poter proseguire nel fare i progetti che voglio, le cose in cui credo. Mi piacerebbe poter continuare ad avere questa libertà di scelta. Non chiedo altro».

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