Adele Pardi fra Purcell, pop e jazz

«L’intreccio originale tra l’opera barocca di Henry Purcell “Dido and Aeneas” e le mie continue peregrinazioni musicali. È un’opera jazz, classica, pop, elettronica, un musical, una storia, un percorso di vita personale, la sintesi di tutti i generi musicali che mi hanno nutrita in questi anni».

La violoncellista Adele Pardi delinea così il suo nuovo disco PerDido uscito per la Barnum for Art di Max de Aloe. Un lavoro, quello della musicista nata a Milano nel 1987 ma trentina d’adozione, fatto di dodici brani e una bonus track, che racconta due storie d’amore immortali: quella tra Didone ed Enea e quella tra la musica e il teatro.

«PerDido» è la rielaborazione in chiave moderna del capolavoro di Purcell «Dido and Aeneas»: rappresentata a Chelsea (Londra) per la prima volta nel 1689 in un convitto per sole ragazze, l’opera trae spunto dall’episodio virgiliano della storia d’amore tra Didone ed Enea arricchito di personaggi fantastici e «shakespeariani» come folletti, spiriti, streghe e pirati.

«Mi ha sempre affascinato  la figura di Didone - dice Adele Pardi - incarnazione insieme della minaccia e della dolorosa grandezza della passione d’amore. È una regina, una principessa fenicia, la fondatrice della città di Cartagine, astuta, coraggiosa e regale, ma è anche la figura virgiliana dell’incostanza e dell’abbandono al sentimento, debole donna preda degli dei e delle sue passioni, polo negativo di una serie di tensioni e opposizioni». Adele Pardi ha iniziato a lavorare nel 2016 sui temi del Dido and Aeneas per la sua tesi di laurea al triennio jazz: in quel momento sono nati i primi cinque arrangiamenti dell’opera: Overture, Ah Belinda, Prelude for the witches, In our deep vaulted cell, When I am laid in earth.

«Sono riuscita a completare l’album lo scorso anno - sottolinea Adele - allargando la rielaborazione delle melodie di Purcell ad altri generi musicali: il risultato è stato una sfida ai confini di genere della musica che oggi come mai vanno oltrepassati e condivisi» . Ne è nato un disco di radice classica, immerso in atmosfere jazz con influenze che provengono dal pop, dall’elettronica e dal folk: «Ci sono gli archi, il quintetto jazz, le vocalist e una dj. La mia voce è il fil rouge dell’intero lavoro. Cuce assieme i vari episodi musicali con le parole di Tate. Nella mia trasposizione non ci sono voci maschili. Il personaggio di Enea viene rappresentato dal suono della tromba, dolce e insieme fragile e risoluto».

Tanti i musicisti, trentini e non, che hanno dato il loro contributo a questo cd, reso possibile anche grazie al supporto dei crowdfunders: i Seven Steps, Vittorio Cuculo, Pietro Corbascio , Lorenzo Vitolo , Tancredi Emmi , Bruno Tagliasacchi Masia, l’Ensemble Arstudium. Stefano Bellini. Piercarlo Torri, Emanuela Bungaro, Nicola Segatta,  le vocalist Elisa Venturin, Giulia Albertazzi, Serena Marchi, Damiana Dellantonio, Irenerì. la producer Noirêve, il fonico Giacomo Plotegher, la grafica Karen Stenico e il Teatro delle Quisquilie.

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