A Religion Today è il giorno di Terence Hill

Anche il programma cinematografico odierno della 25° Religion Today  (domani mattina verranno proclamati i vincitori) è particolarmente nutrito, con tre film in serata (ore 20,30) al cinema teatro Rosmini di Rovereto.

Nel pomeriggio (ore 15, cinema Modena), dopo la replica del notevole cortometraggio tedesco Zorn dem Volke di Lorenz Piehl (che ipotizza la costruzione di un nuovo muro in Germania per tenere lontano gli affamati del resto d’Europa) viene proposto il buon corto It Rains Slowly (Piove lentamente) del turco Saeed Nejati che narra dell’impegno come educatore di un maestro proveniente da Ankara nella scuola di un villaggio sperduto fra le montagne. Il lungometraggio Walking for Genna dei belgi Frédéric Furnelle e Olivier Bourguet racconta l’esperienza di agnostici viaggiatori dei due autori che insieme ai fedeli pellegrini per 23 giorni camminano per raggiungere Lalibela, la Gerusalemme etiopica e festeggiare il Natale (chiamato «Genna») il 6 e 7 gennaio.

È un lungo viaggio di condivisione (splendidamente fotografato), con innumerevoli incontri e occasioni di conoscenza.
Il cortometraggio israeliano Across the Line (Oltre la linea) di Nadav Shlomo Giladi racconta con i toni della commedia paradossale di un incontro imprevisto. Il giovane ebreo praticante Hananel ossessionato dal desiderio di tornare a casa prima dell’inizio del Shabbat finisce oltre la linea che divide Israele dai territori palestinesi occupati. Incontra il coetaneo arabo Mundir, in fuga dal padre della ragazza di cui è innamorato, che gli chiede un passaggio. Il primo non sa parlare l’arabo e diffida dei palestinesi, il secondo l’israeliano ma non coltiva pregiudizi: prima si scontrano, ma poi gli eventi li spingono a solidarizzare.

In serata al cinema Modena (ore 21) il delizioso lungometraggio spagnolo-norvegese Hasta mañana, si Dios quiere (A domani, se Dio vuole!) di Ainara Vera che racconta con simpatia la vita in un convento della Navarra in cui vivono 17 suore anziane, quasi tutte con qualche acciacco. Con un linguaggio stilisticamente raffinato e partecipata ironia sa cogliere lo stile di vita sereno e contemplativo.

Chiude l’atteso lungometraggio a soggetto «Il mio nome è Thomas» di e con Terence Hill. In sella alla sua lucente motocicletta il protagonista (ricevuta con una buffa benedizione e un nome nuovo da una comunità francescana) inizia un viaggio per raggiungere la Spagna e meditare in solitudine i contenuti del libro «Lettere dal deserto» di Carlo Carretto della congregazione dei Piccoli Fratelli del Vangelo che visse in preghiera, silenzio e lavoro come eremita per dieci anni nel Sahara.

Ma lungo il percorso impatta con la giovane Lucia, una ragazza apparentemente libera con un tentativo di suicidio alle spalle e una malattia con cui faticosamente convivere. È un incontro che influenza in positivo l’esistenza di entrambi e costringe il protagonista a ridefinire il proprio impegno spirituale.

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