Joan Baez, l'ultimo live La militante è da sold out

È già sold out il concerto che domenica sera vedrà esibirsi al Teatro Romano di Verona la Madonna Scalza, la regina del folk Joan Baez. Per l’artista del 1941 non sarà un tour qualsiasi, bensì il suo tour d’addio: «Fare Thee Well Tour». Si tratta dunque di un’ultima possibilità di vedere dal vivo la donna che ha attraversato la storia della musica e dell’attivismo politico, scoprendo e lanciando il premio nobel Bob Dylan (con cui avrà una celeberrima storia d’amore), cantando alla Marcia su Washington e a Selma a fianco dell’amico Luther King (anche se a un certo punto lo accuserà di essere troppo accomodante con la Casa Bianca), nelle manifestazioni contro la guerra in Vietnam, ad Hanoi sotto le bombe e fra i cadaveri, a Woodstock, illegalmente nei paesi sudamericani dittatoriali, al Live Aid, con la resistenza antisovietica in Polonia e Cecoslovacchia, al Live Aid, con il giubbotto antiproiettile per le vie della Sarajevo sotto assedio, su una sequoia con gli ambientalisti, in piazza contro Bush e Trump. 

L’abbiamo sentita dal vivo e incontrata a Berlino, dove il pubblico era entusiasta e i biglietti volatilizzati da mesi e dove è apparsa assolutamente in forma, nonostante le recenti (non facili) date in Turchia ed il tour europeo in bus. Tempo fa aveva detto che nella vita di un attivista bisogna sempre celebrare le vittorie, perché sono molte meno delle sconfitte, ed andare avanti coerentemente con la propria strada.

«L’unica cosa che possiamo fare ? ci ha detto parlando delle politiche migratorie ? è raddoppiare il nostro amore, raddoppiare la nostra empatia». Finito il tour (nel 2019), la signora Baez non farà certo la tranquilla pensionata: «mi metterò nel mezzo fra la realtà e le fake news, fra l’empatia e la crudeltà, perché la musica da sola non basta, il cambiamento sociale è essenziale come la musica; non basta sperare, pregare, marciare e scendere in piazza: nessun cambiamento sociale avviene senza assumersi dei rischi. Preferisco programmare ora il mio arresto, piuttosto che arrivare al punto in cui qualcun altro lo deciderà. Come affrontare l’odio cieco, l’oscurità e la confusione di questi tempi? Con bassissime aspettative, dicendo molti no e con una tenace fede nella dignità umana, nella disobbedienza civile nonviolenta e di massa, che poi, come diceva Gandhi, altro non è che amore organizzato».

Quasi un manifesto dunque, per questo tour che Joan apre con «Don’t think twice it’s all right» di Dylan e dove trovano spazio sia brani dell’album uscito a marzo (come la splendida «The President sang Amazing Grace» sulla visita di Obama dopo la strage di Charleston, o un brano scritto da Anthony and the Johnson), ma anche grandi classici come «Deportees» di Woody Guthrie, dedicata agli odierni rimpatriati messicani, «The times they are a-changin» per la studentessa svedese che ha fermato il volo per evitare un rimpatrio, «Joe Hill», «Farewell Angelina», «Donna Donna» e brani da cantare saltando come «The night they drove Old Dixie down», «The Boxer» di Simon & Garfunkel, «Me and Bobby Mc Gee» di Kristofferson e ovviamente la ballata dolce/amara dedicata al suo amato/odiato Dylan, «Diamonds and rust» (fra le sue relazioni ricordiamo anche Steve Jobs).

Impegno, ma anche molto divertimento e tanta ironia sul palco da parte della Baez, come quando, dopo aver cantato per decenni brani tradizionali su amanti che uccidono le amate, interpreta un riadattamento in cui è una donna a uccidere l’uomo che la illude e poi la abbandona come un oggetto e dichiara di cantarla con molta soddisfazione, «a costo della mia reputazione di attivista della nonviolenza». Come sempre, ma forse in questo tour un po’ di più, Joan sembra volersi divertire e godere l’atmosfera del palco, dove l’accompagnano il figlio Gabriel, il suo fidato collaboratore Dirk Powell e la giovane Grace Stumberg, che, da assistente personale, è passata a duettare con lei in alcuni brani.
Un ottimo modo di salutare questa donna straordinaria, che ci saluta con un abbraccio prima di salire, instancabile, sul suo autobus, verso nuova musica e nuove battaglie.

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