Wrongonyou: «Il mio live crudo»

di Fabio De Santi

Un cantautore attento alla melodia e alla sperimentazione, che con la sua musica innovativa e autentica arriva dritto al cuore. Viene definito così il musicista romano Wrongonyou, all’anagrafe Marco Zitelli, che sta imponendo il suo nome ben oltre i confini nazionali. Il suo primo ep «The Mountain Man», uscito nel 2016, si è imposto grazie al tam tam del web mentre l’album di debutto uscito un mese fa «Rebirth» lo ha portato anche sul palco del primo maggio nella sua città. Con queste credenziali Wrongonyou si presenta sabato 5 maggio alle 21 alla Bookique di Trento per l’evento proposto nell’ambito dell’UploadonTour

Marco, che effetto ti fa tutta questa attenzione ancora prima di registrare un album vero e proprio?
«È stato sicuramente piacevole, ha smosso in me ancor più voglia di suonare la musica che facevo. Anche se ho scelto di cantare in un lingua che non è la nostra, l’inglese, mi ha reso felice sapere di riuscire a smuovere qualcosa nell’animo delle persone. Questa riposta d’amore del pubblico è stata gratificante».

Queste aspettative ti hanno condizionato al momento di lanciare «Rebirth»?
«Io riesco a cantare e ad esprimermi solo in modo naturale, non lavoro su commissione, non ce la faccio. Essendo un artista, seguo parecchio la pancia ed il cuore, ho fatto uscire tutto quello che avevo dentro. Quindi il mio disco è nato da sé, senza badare troppo a quello che mi succedeva intorno».

La tua musica viene catalogata sotto il file di neo folk: ti ritrovi in questa definizione?
«Certo, nel senso che il folk è una musica che a me piace tantissimo anche se, per quanto mi riguarda, oggi tutto è pop, nel senso che ormai il pubblico ascolta di tutto, tutto è popolare. Direi che mi riconosco nella etichetta neo folk, però ripeto, al di là della cosa specifica, ormai siamo tutti pop».

Il tuo respiro sonoro è comunque internazionale: quali i tuoi punti di riferimento?
«Ascolto tanta musica diversa anche italiana. Per fare un esempio mi sono ispirato a livello chitarristico a Lucio Battisti anche se le mie influenze maggiori si trovano in grandi artisti americani come Bruce Springsteen, Ben Harper, Neil Young per arrivare a musicisti dei giorni nostri come Fleet Floxes».

Quali forme ha il tour che ti porterà anche a Trento?
«Alla Bookique porterò uno dei miei set preferiti, quello con chitarra e voce: un live nudo e crudo, così da poter trasmettere il più possibile in maniera diretta la mia musica a chi verrà ad ascoltarmi».

Ti senti parte della scena cantautorale romana che sta vivendo un nuovo Rinascimento?
«Sì, perché nella mia città si sta vivendo un momento speciale da alcuni anni. C’è un grande fermento, c’è voglia di fare ed ascoltare musica. Grazie anche a musicisti che si sono messi a cantare in romano si è ravvivata la dimensione live e anche i miei set fanno registrare parecchi sold out. Roma, dal punto di vista musicale, si è risvegliata».

Come mai hai scelto l’Islanda per girare il video dell’ultimo singolo «Prove It!»?
«Amo la natura e quindi quasi tutti i miei video sono ambientati negli spazi aperti lontano dalle città, perché è lì che trovo ispirazione. Questo viaggio in una terra così lontana mi spaventava, poi questi spazi mi hanno travolto con il fascino di panorami incredibili e suggestivi».

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