Giudizio Universale, la Cappella Sistina tra Favino e Sting

La furia divina. Noè solo contro la pioggia battente del Diluvio universale. Poi ecco i colori, che ovunque diventano forma e creazione. Mai i tratti del Maestro sono stati tanto «vivi» e vicini. E lui, 500 anni dopo, così superstar. Sono le immagini dal vivo del Giudizio Universale. Michelangelo and the secrets of the Sistine Chapel, lo show immersivo del mago delle cerimonie olimpiche Marco Balich, che con la consulenza scientifica dei Musei Vaticani debutta oggi a Roma, all’Auditorium della Conciliazione (proprio a pochi metri dalla Cappella Sistina).

Protagonisti assoluti, uno dei luoghi più incredibili della storia dell’arte mondiale e il suo genio creatore, Michelangelo Buonarroti, che arriva in scena con la voce di Pierfrancesco Favino (anche nella versione inglese), la coregia di Lulu Helbek e il tema principale cantato in latino da Sting che ha riadattato il Dies Irae del XIII secolo.

«Uno show totale, potente, summa di tutte le nostre esperienze di tanti anni all’estero - racconta Balich - in cui la tecnologia sposa l’arte, la spiritualità e la storia. Abbiamo raccolto talenti da tutto il mondo per realizzarlo», da Stufish Architets che disegna i palchi per gli U2, Madonna e Rolling Stones, a John Meltcalfe, stretto collaboratore dei Coldplay.
«Ma volevamo farlo in Italia, nella nostra capitale, come gesto d’amore verso la nostra cultura. È uno spettacolo unico al mondo, non c’è nulla di simile a New York, Londra nè a Tokio».

Prodotto da Atainment Worldwide Shows, patrocinato dal Mibact, ma interamente finanziato da privati (con l’excellence partner Tim Balich sta pensando anche a un progetto multimediale per il Mausoleo di Augusto una volta musealizzato), con già 40 mila prevendite, lo show è un viaggio sensoriale a 270 gradi, che mescola arti e le più sofisticate tecnologie, momenti live con attori e «visioni», con oltre mille metri quadri di superficie per le proiezioni a più di 12 metri d’altezza, tutto intorno al pubblico. Un perfetto «connubio tra tradizione e innovazione, che è proprio la chiave dei Musei Vaticani», spiega Barbara Jatta, direttrice dei Musei che hanno collaborato «fornendo immagini ad altissima definizione della Cappella Sistina».

Ricostruita la Roma del 1508 con il rigore della storiografia ma la creatività dei disegnatori di videogiochi, il racconto, dice la Helbek, è «la storia di un luogo eccezionale e di chi ha calpestato quei pavimenti. Partiamo da Michelangelo prima della Sistina e dalla sua filosofia. Poi i rapporti con i due Papi, più spirituale con Giulio II e più difficile con Clemente VII».

Tra le pareti già ricche di Botticelli, Perugino e Pinturicchio (e sul cielo stellato di Piermatteo d’Amelia), non senza qualche perplessità Michelangelo, che si considerava scultore e non pittore, in soli 520 giorni, quasi in un corpo a corpo, dipinge la volta più celebre al mondo. Poi il Conclave e quindi il ritorno, 30 anni dopo, quando ormai sessantenne firma il suo testamento artistico nel Giudizio universale.

«Sono un appassionato di tecnologia. Ho accettato entusiasta di essere una "parte", di mettermi al servizio di qualcosa che poteva andare avanti - racconta Favino - Tutto quello che riesce a valorizzare il nostro patrimonio artistico va fatto. Non è vero - sorride - che Michelangelo era antipatico. Era una persona con uno spirito. La mia prima volta alla Sistina? Ero piccolo. È stata un’esperienza sensoriale. Sentivo di essere davanti a qualcosa più grande di me, che non conoscevo, ma già sapevo dentro di me».

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