«Voci del sacro», Sassari premia l'etnomusicologo Renato Morelli

di Fabio De Santi

Soddisfazioni in terra di Sardegna per l’etnomusicologo, regista, e musicista Renato Morelli. Il suo film documentario «Voci del sacro. Due generazioni di canto «a cuncordu» alla settimana santa di Cuglieri» infatti ha vinto infatti la prima edizione del concorso «Fiorenzo Serra» per film e documentari etnografici, organizzato dall’Università di Sassari e dalla Cineteca Sarda. La pellicola di Renato Morelli, dalla durata di quarantacinque minuti girati a Cuglieri nel 2015, ha sbaragliato la concorrenza di altre quattordici pellicole in gara per questa rassegna di documentari che si è svolta dal 25 al 27 novembre a Sassari.

Il concorso è intitolato alla figura di Fiorenzo Serra «sardo illustre», maestro indiscusso del cinema della realtà, pioniere dell’antropologia visuale nell’Isola, narratore critico e lirico di una società in bilico tra modernità e tradizione, cineasta prolifico e instancabile.

I documentari partecipanti al Concorso sono stati realizzati in diverse realtà locali italiane, consegnando una prospettiva più ampia delle tradizioni della Settimana Santa in Regioni quali la Sardegna, la Sicilia, la Calabria e la Puglia. Le immagini di «Voci del sacro» sono quelle girate a Cuglieri durante le cerimonie della Settimana Santa sono accompagnate da su cuncordu (il coro), formato da quattro cantori specializzati, che eseguono il Miserere e lo Stabat Mater.

I quattro cantori «anziani» hanno saputo tramandare ai propri figli questo patrimonio, e oggi riescono a cantare assieme e il film di Renato Morelli presenta e mette a confronto queste due generazioni di cantori. Si tratta di un nuovo, importante riconoscimento per Renato Morelli, nato a Trento nel 1950, regista RAI dal 1979 al 2008 che realizzato 60 film etnografici, ottenendo 21 premi internazionali.

Comprensibile dunque la soddisfazione di Morelli: «È per me un onore - ci ha detto il regista - ricevere questo premio che porta il nome del grande cineasta sardo Fiorenzo Serra (che ho anche avuto il piacere di conoscere personalmente nel corso di indimenticabili riprese in Barbagia, trent’anni fa). È anche un segno del destino, che mi lega ancora una volta a questa terra straordinaria, e alle molteplici ricerche che ho qui effettuato assieme al grande etnomusicologo Pietro Sassu, a partire dagli anni Ottanta.Dedico quindi il premio alla memoria di questi due cari am ici, scomparsi prematuramente una decina di anni fa».

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